Selvaggi, bellissimi, colorati, i papaveri che dipingono le colline lucane durante la primavera creano un red carpet naturale da attraversare con gli occhi pieni di incanto e ammirazione. Pianta della buona notte, utilissima per favorire l’addormentamento e dalle grandi virtù terapeutiche, il papavero è una pianta erbacea gracile e delicata, utilissima nell’industria medica perché ricca di principi attivi e costituenti chimici. Vederla affrescare il panorama trasmette un senso di bellezza infinita e stimola anche profonde riflessioni.
Infatti, camminando su tappeti di papavero rosso viene da pensare alla ricchezza della loro varietà. Tra tutte viene in mente il papavero alto, a cui è associata la famosa Tall Poppy Syndrome, secondo la quale al papavero viene ridotta la statura perché deve crescere alla stessa velocità e altezza delle altre piante. Il povero fiore di campo non può essere apprezzato per le sue virtù e viene reciso per non far sfigurare quelli più bassi che sbocciano a quote ridotte. Sembra che i primi riferimenti a questa sindrome risalgano ai libri di Erodoto e alle riflessioni di Aristotele. Ne parla anche un racconto di Livio sul tiranno Tarquinio l’orgoglioso. Secondo Erodoto, l’imperatore inviò un messaggero a Trasibulo per chiedergli consiglio su come mantenere un buon controllo sull’impero. Trasibulo iniziò a camminare nei campi e, ogni volta che trovava una spiga più alta delle altre, la tagliava e l’appoggiava a terra, senza dire mai una parola. Quando il messaggero tornò dall’imperatore, gli riferì lo strano comportamento del consigliere. L’imperatore comprese il messaggio: doveva eliminare tutto ciò che stava al di sopra degli altri, ovvero tutti coloro che per qualche ragione risultavano migliori di altri, per evitare che il suo potere e la sua supremazia venissero messe in discussione.
Nel giardino sfiorito della nostra società, la sindrome del papavero alto si abbatte con il fastidio e la critica verso chi emerge non consentendo di apprezzarne virtù, capacità e risultati. Tuttavia, come diceva Elbert Hubbard «esiste una cosa molto più rara e fine del talento, cioè la capacità di riconoscere il talento altrui» ed è molto più perfido non valorizzarlo. A proposito di ciò, pensando al destino politico e culturale della mia regione, mi vengono in mente le occasioni sprecate in cui - parafrasando Benjamin Franklin - si è cercato di aumentare l’altezza di un nano tagliando le gambe a un gigante. Così, ogni volta che ignoriamo il successo o ridimensioniamo abilità e risultati raggiunti, un papavero muore. Non è mai troppo tardi per farlo rifiorire.