In questi giorni, ad Andria, si parla di futuro. E non è mica una novità, starete pensando voi, convinti giustamente che di futuro si parli sempre e spesso a sproposito, trattandolo come un alieno, un blocco di vita scisso dalla realtà, lontanissimo da oggi, come fosse un posto lontano e obbligatoriamente felice in cui, in un modo o nell’altro, andrà tutto bene.
Il futuro nel nostro immaginario è così, un cassetto del pensiero che apriamo quando abbiamo bisogno di rifornirci di speranza.
Quindi, nei momenti meno luminosi, puntiamo tutte le nostre fiches sul domani, convinti che il tempo che verrà, stavolta, ci troverà preparati.
Ma come ci si prepara al futuro, a qualcosa di cui non conosciamo i contorni, l’odore, la voce?
È per questo che il festival Futuro Anteriore di Andria ha programmaticamente deciso, per la sua prima edizione, di addentrarsi nell’oggi, nelle possibilità che il presente offre sul domani, guardando al futuro con una certa cautela.
Partito mercoledì scorso e organizzato dall’attivissimo Circolo dei Lettori di Andria, si concluderà questa sera.
Ha già ospitato, tra gli altri, Paolo Di Paolo, Elio Germano, Francesca Fialdini, Leonardo Mendolicchio, Pippo Ricciardi, Laura Cappon, Davide Grillo, Michela Grasso, Rick Dufer, con performance e dialoghi costruiti insieme agli spettatori, giovani di tutte le età.
Gli appuntamenti mattutini sono stati gestiti in autonomia dagli studenti di due diverse scuole superiori di Andria che, protagonisti assoluti, hanno scelto e sviluppato le modalità di svolgimento degli incontri, con una prospettiva fresca, laterale, personale.
Lo scrittore Eduardo Galeano diceva che l’utopia, e quindi il futuro, è come l’orizzonte perché se fai due passi avanti quello si sposta di due passi. Se ne fai dieci, quello si sposta di dieci. E allora a cosa serve il futuro? A camminare. E vale sempre la pena camminare, anche se si cade.
Vi aspetto stasera a Andria, se vi va. Sarò lì, a ricominciare il mio tour, Nature, partendo dal futuro.