Nel corso dell’incontro le parti hanno preso atto che la bozza di accordo ormai definitiva, elaborata dalla Regione Puglia sulla base del testo condiviso dalle parti sociali, è stata inviata al ministero dello Sviluppo economico, il quale tuttavia, non ha provveduto a convocare né incontri tecnici di approfondimento né il Tavolo nazionale per la firma dell’accordo. Tutti i partecipanti hanno affermato che non è più possibile perdere tempo; occorre che il ministero chiarisca se le risorse per l’Accordo di programma sono disponibili, eventualmente facendo ricorso a quelle largamente inutilizzate del Pon ricerca, e che si proceda quindi alla firma dell’Accordo.
Si è quindi stabilito di produrre un documento che verrà inviato al ministero dello Sviluppo Economico unitamente ad una lettere del presidente Vendola con cui si chiede di procedere alla stipula dell’Accordo stesso. «Chiediamo al governo di organizzare al più presto un tavolo politico per la firma dell'accordo di programma quadro tra Regione Puglia, Regione Basilicata e Ministero dello sviluppo economico.
L'accordo è fondamentale per poter consentire alle imprese del settore del mobile imbottito un vero e proprio rilancio della loro attività», ha dichiarato al termine dell’incontro la Capone, che ha confermato: «La Puglia è disponibile sin da subito ad impegnare 20 milioni di euro come quota di cofinanziamento all’Accordo di Programma, ma è evidente che sinora ci siamo trovati di fronte ad un consapevole ritardo da parte del ministero, che fra l’altro, pur di fronte ad una crisi così grave ha ipotizzato che l’unico strumento per reperire gli stanziamenti necessari fosse il trasferimento di fondi già destinati al settore del TAC Salento, tale ipotesi è totalmente esclusa», ha ribadito la Capone.
«L’Accordo di Programma della Murgia deve farsi con altre risorse rispetto a quelle del Tac Salento, su questo non devono esserci equivoci. La verità è che il ministero allo Sviluppo Economico ha enormi risorse non utilizzate cui accedere» ha aggiunto la Capone «a partire dalle somme liberate (come giustamente richiamato dall’on.Vico) sino a quelle dei fondi ricerca e competitività che ammontano ancora a 3 miliardi e 200 milioni. L’emergenza è il rilancio di un'area territoriale che ospita un distretto che nel 2002 dava lavoro a 14000 persone, nel 2008 a 8000 ed oggi invece soffre una crisi occupazionale drammatica». «D’accordo con i sindacati - ha concluso la Capone - come Regione siamo fra l’altro pronti ad istituire un nuovo regime d'aiuto per le imprese organizzate in rete e ad attivare interventi che favoriscano la riconversione. Ma il ministro non perda tempo in quest'area perché ogni rinvio è un'occasione persa».