Il nuovo statuto di Acquedotto Pugliese non garantisce il controllo da parte dei Comuni, condizione indispensabile per l’affidamento senza gara d’appalto del servizio idrico integrato alla principale società pubblica del Mezzogiorno. È questa la risposta che l’Autorità anticorruzione ha mandato (all’inizio di agosto) alla richiesta di parere avanzata dalla Regione sull’operazione Aqp: l’ingresso dei Comuni nel capitale (con il 20%) ha consentito, anche grazie a una norma che il governo ha inserito nel decreto Concorrenza, di mantenere «in-house» la gestione dell’acqua che altrimenti sarebbe finita sul mercato. Ma la contropartita di tutto questo è, appunto, che non sarà più la Regione a decidere sul ciclo dell’acqua.
Si parte appunto dal trasferimento ai Comuni di una partecipazione azionaria al capitale di Aqp, passaggio necessario per azionare il meccanismo dell’affidamento in-house...
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