«Tutto bene con Decaro? Sempre tutto a posto. Come si dice, i padri i figli se li devono tenere come sono. Come vengono, vengono»: il governatore Michele Emiliano, dopo aver incassato la battuta dell’eurodeputato a Polignano («io figlio? I figli di Emiliano sono un po’ inflazionati»), ha replicato a sua volta confermando che tra i due non è tornato il sereno ma non ci sono nemmeno venti di guerra.
La polemica sulla possibile candidatura del presidente uscente come consigliere ha però alimentato, soprattutto sui social, un vero referendum tra i due, e allo stesso modo la base e la classe dirigente (pur con la bocca cucita), si è divisa sia tra tifoserie e tra pontieri e ultras.
Al momento sarebbe difficile, in una eventuale scommessa dei bookmaker, scommettere su un possibile esito finale di questa contesa. «Quello che bisogna evitare - spiega una fonte del centrosinistra che specifica la sua vicinanza ad entrambi i duellanti - è il gioco della torre: buttiamo giù Emiliano o Decaro. C’è spazio per una ricomposizione». Il passaggio successivo: «È un momento in cui c’è una innegabile tensione ma anche in questa fase si può trovare una intesa. Bisogna discuterne nel Pd». Il ragionamento di fondo è che ci sono due linee confliggenti: il diritto di Emiliano a candidarsi per continuare a rappresentare una soggettività politica, e l’aspirazione di Decaro, determinato nel rappresentare un percorso di rinnovamento: «Il Pd - aggiunge ancora il dirigente progressista - deve cercare di ricomporre, per evitare di dover scegliere uno o l’altro. Anche favorendo il dialogo tra i due protagonisti».
Decaro (che secondo una ricostruzione avrebbe in due occasioni dato il via libera alla discesa in campo «come frate semplice» di Emiliano), considera insostenibile una campagna elettorale con due personalità sui generis come l’attuale governare e Nichi Vendola in campo. Altri evidenziano che l’apporto elettorale di Emiliano, nella provincia di Bari e non solo, potrebbe essere decisivo, «stante le tante defezioni, per svariati motivi registrate in questi mesi: Delli Noci, Caracciolo, Maurodinoia, Pisicchio, Cassano…», chiosa un’altro dirigente del centrosinistra, dalle parti del Lungomare.
Sul fronte dei pro Decaro, c’è il consigliere regionale Sergio Blasi. L’esponente dem salentino, intervenendo alla Festa dell’Unità di Campi salentina, con il deputato emilianista Claudio Stefanazzi in prima fila, ha rivolto un doppio appello: «Decaro sciogli i dubbi, ritrova la motivazione, e candidati alla guida della Puglia. Senza tutori, senza sentinelle. Presidente Michele Emiliano, fai un regalo ai pugliesi: non ti devi candidare».
Dai canali di comunicazione tra Roma e Bari, filtrano anche elementi di una possibile mediazione: secondo alcune indiscrezioni dai vertici del partito sarebbero arrivate rassicurazioni a Emiliano sulle prossime politiche (che dovrebbero tenersi nel 2027) e su un suo ruolo di primo piano, mentre sulla candidatura in autunno non ci sarebbero veti.
Altre indiscrezioni, inoltre, raccontano di una opzione (tutta da soppesare per un incastro di eventi) di un passo indietro unilaterale di Emiliano, molto amareggiato per il trattamento ricevuto in queste settimane, mentre è impegnato in prima linea nella vertenza Ilva, dove l’orientamento degli enti territoriali risulterà determinante per il futuro della fabbrica, ma soprattutto per l’orizzonte occupazionale di quasi ventimila lavoratori tra acciaieria e indotto.
Tanti consiglieri regionali, soprattutto civici, in queste ore sono disorientati e si guardano intorno. Il consigliere regionale Saverio Tammacco, da giorni alla ricerca di un appuntamento con Decaro, avrebbe espresso qualche malumore per la disattenzione nei suoi confronti. E in alternativa all’ipotesi di una sua corsa nella lista civica del presidente, qualcuno non esclude il ritorno nel centrodestra, riportando al fronte conservatore il suo fatturato politico di quasi 13mila preferenze. E le regionali sono anche una contesa di numeri.