POTENZA - Un laboratorio civile dedicato ai diritti, pensato come una «casa di legalità» per le nuove generazioni, per sopperire alla povertà educativa e per fare memoria, in una regione «dove si continua a dire che qui, la mafia non esiste». Lo ha detto oggi a Potenza, a margine dell’inaugurazione del quarto «Presidio della legalità» della Basilicata, il primo nel capoluogo di regione, la referente, Marianna Tamburrino.
Erano presenti all’inaugurazione nella sede del Cestrim, dove ha luogo la struttura, anche il Prefetto di Potenza, Michele Campanaro, il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, il maggiore Marcello Abbenante della sezione lucana della Direzione investigativa antimafia, e il presidente del Cestrim, don Marcello Cozzi. «Il presidio - ha spiegato Tamburrino - nasce nell’ambito del programma Geologia astronomia inclusione apprendimento (Gaia-Scienza), un progetto selezionato da 'Con i Bambinì, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Le iniziative che mettiamo in campo - ha sottolineato - sono destinate a favorire l’educazione, l’apprendimento e la didattica, soprattutto tra le fasce più deboli, che qui in Basilicata, sta riguardando oltre 1.700 studenti». Un luogo per far «iniziare un luogo percorso di consapevolezza per conoscere la Costituzione che radica i principi che sono alla base della lotta alla mafia», ha concluso la referente del presidio potentino.
Per Curcio, si tratta di un «luogo fondamentale per discutere e creare dibattito». Il capo della Dda lucana, rispondendo alle domande dei giornalisti sull'evoluzione della mafia autoctona e su chi ne continua a negare l’esistenza, ha aggiunto come «c'è stata una sentenza importante pochi giorni fa del Tribunale di Potenza, con pene molto alte nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti ad una associazione mafiosa lucana. Un sodalizio, ha concluso il procuratore, «né calabrese né pugliese, ma che si trova in Basilicata e che è fatto da lucani che operano con metodo mafioso nella nostra regione». «Rendere permanente la memoria», è questo secondo don Marcello Cozzi uno degli obiettivi del presidio. «Abbiamo bisogno - ha aggiunto il presidente del Cestrim - di rendere la memoria permanete, di accompagnarla tutti i gironi e poi magari, come avviene in questo luogo, di creare un posto dove si possano quotidianamente guardare i volti e leggere i nomi di coloro che hanno cercato di contrastare le mafie e che - ha concluso - ci hanno rimesso la vita».