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Magna Grecia: lo show dello spreco in Basilicata

 
Mariapaola Vergallito

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Mariapaola Vergallito

Magna Grecia: lo show dello spreco in Basilicata

Sulla diga di Senise il fallimento di un progetto milionario

Domenica 17 Aprile 2022, 09:30

09:46

SENISE - Era stato concepito come l’elemento principale per accelerare i flussi turistici dell’area del Senisese. Un grande anfiteatro, capace di ospitare fino a 2500 spettatori, con l’area scenica collocata a pelo d’acqua. Non un’acqua qualsiasi: quella del grande invaso di Montecotugno, a Senise, obiettivamente una delle più grandi infrastrutture mai realizzate in Italia, che impegnò per poco più di un decennio (1971-1984) centinaia di lavoratori, una delle più grandi imprese edili dell’epoca (la Lodigiani) e che pose la questione dello sviluppo dell’area al centro del dibattito politico, anche a livello nazionale. Ma accanto alle rivendicazioni legate all’occupazione, al futuro del comparto agricolo e dei giovani e al miglioramento di alcune infrastrutture, il tema dello sviluppo turistico, almeno all’inizio, restò al palo.

Nel 2004, con Berlusconi al Governo e Bubbico in Regione, furono assegnati 35 milioni di euro come fondi straordinari derivati dall’accordo Puglia-Basilicata sull’acqua. Fondi che furono destinati all’area del Senisese-Pollino, il territorio lucano che ospitava, appunto, la grande diga in terra battuta di Montecotugno. Di questi fondi, 10 milioni spettarono al turismo. Si cominciò a parlare dei cosidetti «macroattrattori», progetti a metà tra opere infrastrutturali, spettacolo e turismo esperienziale. La programmazione attraversò le giunte De Filippo e Pittella. Nel 2014 la posa della prima pietra della futura «Arena Sinni», che aprì ufficialmente i battenti nell’estate del 2016 con lo spettacolo «Magna Grecia- Il mito delle origini».

Due stagioni, una presenza di pubblico oggettivamente al di sotto delle aspettative (la prima stagione fu segnata anche dal maltempo) ed una terza stagione mai realizzata. Nel 2018 l’amministrazione comunale guidata da Rossella Spagnuolo, volle rilanciare l’Arena con spettacoli di varia natura che riuscirono a riportare il pubblico sulle gradinate. Ma, nei fatti, non si è mai verificato quel cambiamento tanto auspicato in grado di far diventare il progetto un concreto catalizzatore di flussi turistici da «spalmare» nel territorio.

Oggi i cancelli sono chiusi. L’Arena Sinni resta lì, accanto al fiume che le dà il nome e che si perde nello specchio d’acqua di Montecotugno quando il bacino si riempie. Sotto le gradinate, nei magazzini, ci sono ancora i costumi di scena, le attrezzature e il «parco macchine di alta tecnologia» che avrebbero dovuto accompagnare gli spettacoli. E che lo hanno fatto, ma solo per due estati. Inoltre, nel marzo del 2018, il potente flusso d’acqua del Sarmento che cominciò ad arrivare grazie alla messa in funzione (dopo oltre 30 anni) dell’adduttore, erose la parte laterale dell’area adibita ai parcheggi, portando alla chiusura di un ingresso.

Sulle prospettive del macroattrattore senisese si sta lavorando. Oggi, riprendendo un celebre striscione portato in corteo da chi protestava per le terre fertili che Montecotugno avrebbe coperto, ci chiediamo: Arena Sinni, quale futuro?

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