Rispetto all’immobilismo dei politici del passato, il presidente Renzi in termini, calcistici, si può fedinire una mezz’ala ambidestra. Registra la difesa tutta di sinistra, il centro, il nuovo centro destra, e l’attacco con il partito della nazione, compie chilometri e chilometri nelle riforme, ma a fine partita, al fischio dell’arbitro, la partita termina sempre zero a zero, sia che giochi ad uomo, sia che giochi a zona. La sua squadra non va alla meta, della vittoria, che gli italiani si aspettano; il lavoro.
È inutile: la ricchezza viene solo, dai posti di lavoro, e se gli imprenditori privati, non riescono ad assumere tutta la disoccupazione giovanile, deve scendere in campo lo Stato con le grandi opere, autostradali, difesa del territorio, Ponte di Messina, porti, aeroporti. E per fare un grande piano di investimenti e tanti posti di lavoro, specie al meridione, deve avere le tasche piene di miliardi di euro, oggi bucate dal debito pubblico, dall’evasione fiscale, e dalla corruzione, tra lati del triangolo scaleno incomprensibile alla geometria della ragione.
Nicola Maselli (Bari)