Su «La Gazzetta del Mezzogiorno» di sabato 13 dicembre 1969 un enorme «BASTA» occupa interamente il taglio alto della prima pagina, affollata più in basso di titoli, articoli, ultim’ora, foto agghiaccianti: «13 morti e 78 feriti a Milano, 15 feriti a Roma», «Sgomento e orrore nella Nazione». Il giorno prima si è consumata la strage di piazza Fontana, a Milano, un terribile attentato presso la sede della Banca nazionale dell’Agricoltura: una serie di analoghi attacchi dinamitardi si sono verificati, per fortuna senza vittime, anche nella capitale.
«Un’atmosfera di lutto e indignazione è piombata sulla città in penoso contrasto con l’incipiente vigilia natalizia», si legge sul quotidiano. Annibale Del Mare firma l’articolo in prima pagina: «Proprio nel centro, a cento passi dal Duomo, un attentato ha causato la morte di 13 persone e il ferimento di altre 78. L’esplosione è avvenuta verso le 16.30 nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. In un primo momento si è pensato allo scoppio delle caldaie di riscaldamento: ma poi è stato subito chiaro che si trattava di una bomba “a miccia lenta”. Sarebbe stata deposta sotto il bancone circolare nel centro del salone. [...] Essendo giornata di contrattazioni molti agricoltori si erano fermati oltre il limite di orario degli sportelli. Oltre ai feriti almeno altre 30 persone sono state buttate a terra dal violento spostamento d’aria. I soccorsi sono giunti in pochi minuti. Il traffico è rimasto bloccato rendendo difficoltosi i movimenti delle autolettighe. Si sono avute scene di panico. Molta gente è fuggita, scappando in ogni direzione: dalla banca usciva un fumo denso. Cadaveri orribilmente mutilati dentro: l’esplosione ha sollevato di almeno 2 metri il tavolo, parte del soffitto è crollato».
La cronaca si chiude con il resoconto della conferenza stampa del questore di Milano Guida, che ha messo in connessione gli attentati di quel giorno: «Di solito presuppongono una preparazione accurata da parte di un gruppo, ma poi vengono eseguiti materialmente da una o due persone. L’attentatore si deve essere avvicinato al tavolo al centro, ha deposto la borsa con la bomba e si è poi allontanato rapidamente. L’ordigno è scoppiato solo pochi minuti dopo. Purtroppo quelli che hanno visto in faccia l’attentatore sono tutti morti».
Il bilancio si farà nelle ore seguenti ancora più drammatico – 17 morti e circa 90 feriti – e prenderà avvio la fase più tragica della storia della Repubblica. Piazza Fontana, come poi le stragi di piazza della Loggia a Brescia, della stazione di Bologna e del treno Italicus, resta ancora una ferita profonde nella coscienza democratica del nostro Paese.