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Così l’Urss stroncò la Primavera di Praga

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Così l’Urss stroncò la Primavera di Praga

Il titolo eclatante della Gazzetta del Mezzogiorno

«Come Hitler trent’anni fa» titolò «La Gazzetta del Mezzogiorno» nel 1968: repressione simile all’invasione nazista

Lunedì 22 Agosto 2022, 15:21

«Come Hitler trent’anni fa» titolò «La Gazzetta del Mezzogiorno». Nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968 i carri armati sovietici sono entrati nella capitale cecoslovacca e hanno messo fine alla Primavera di Praga.  Le truppe del patto di Varsavia, dodici anni dopo la sanguinosa repressione in Ungheria, stroncano il tentativo compiuto da Alexander Dubcek di riformare dall’interno il regime comunista.

«La Cecoslovacchia vive il secondo grande dramma della sua storia. Fu Goebbels che ne annunciò l’invasione nel 1939 quando il nazismo decise di incorporarla nel Terzo Reich di Hitler. Ora è la volta dei Russi che credono di scorgere una nuova minaccia all’ordine in Cecoslovacchia, in un territorio in cui anche essi sono vitalmente interessati», scrive W. Rehaki sul quotidiano.
«Sin da quando Radio Praga, interrompendo la notte scorsa un normale notiziario, ha dato all’intero Paese la drammatica notizia che truppe sovietiche, tedesco orientali, polacche, ungheresi e bulgare avevano, senza alcun preavviso violato le frontiere per occuparlo, da parte responsabile ci si è resi subito conto che l’unica cosa da fare era invitare tutti alla calma ed evitare a qualsiasi costo un confronto violento con le forze di invasione che non avrebbe avuto purtroppo alcun risultato, come a Budapest nel lontano 1956».

Nella notte le truppe sono avanzate in città, infatti, quasi senza incontrare resistenza: la popolazione ha reagito in modo non violento, tuttavia non sono mancati morti e feriti tra i civili. All’alba il primo ministro Dubcek e gli altri membri del governo sono stati arrestati: i sovietici, però, non riescono a dar vita subito a un governo collaborazionista. Salito al potere nel gennaio 1968, Dubcek portava avanti un programma di moderate riforme, basato sul decentramento economico e politico, sulla rinascita dei sindacati e sulla libertà di stampa. I Russi però temono che l’esempio della Cecoslovacchia possa diffondersi nel resto dell’Europa Orientale. In un pezzo di Adam Kennett-Long, corrispondente da Mosca per l’agenzia Reuter, si apprende che la Tass, agenzia di stampa dell’Urss, ha dichiarato che proprio i dirigenti cecoslovacchi avrebbero richiesto l’intervento delle truppe per porre fine alla «contro-rivoluzione».

In pochi mesi le riforme messe in atto dal governo Dubcek saranno annullate. Nel gennaio 1969, il giovanissimo Jan Palach si darà fuoco in piazza San Venceslao, a Praga, in segno di protesta.

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