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24 Giugno 2022
Annabella De Robertis
24 giugno 1956. Alla presenza dell’on. Aldo Moro si sono concluse le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Istituto Salesiano «Redentore»: su «La Gazzetta del Mezzogiorno» si riporta la cronaca dell’evento. Inaugurato nel 1905 con il nome di «Leone XIII», fu fondato dal barese don Beniamino Bux in una zona periferica della città, che solo negli anni Cinquanta avrebbe assunto il nome di quartiere Libertà.
Già impegnato in prima persona nel sostegno agli orfani e ai giovani emarginati, Bux fece del progetto di una chiesa intitolata al Redentore e di un orfanotrofio ad esso annesso la sua unica grande missione. Dotato di una scuola elementare e, in seguito, anche delle classi della scuola superiore, l’Istituto accolse fin dalla sua nascita centinaia di fanciulli senza famiglia, per lo più figli di caduti in guerra.
Il nome «Leone XIII» in realtà non si consolidò mai e, a poco a poco, si trasformò in «Istituto Redentore», assimilandosi all’intitolazione della Chiesa, i cui lavori procedettero, però, molto più lentamente. L’intero quartiere assunse nel linguaggio comune la stessa denominazione: il rione Redentore. Nel giugno 1935 fu finalmente inaugurato il nuovo tempio del Redentore, la cui facciata fu disegnata dal conte Casale y Figoroa.
Don Nicola Nannola, direttore dell’Opera Salesiana di Bari dal 1955, potenzia l’Istituto professionale e porta a compimento, tra le altre cose, la costruzione di nuovi locali dell’oratorio e di un grande teatro con mille posti a sedere. Per il cinquantesimo anniversario del Redentore riesce a far traslare le spoglie del can. Bux nel tempio da lui voluto.
Nel giugno ‘56, per la chiusura delle celebrazioni, persino il Santo Padre ha inviato una lettera di auguri. Alla cerimonia sono intervenuti anche il Prefetto e le altre autorità civili e militari della città, il Magnifico Rettore dell’Università, Vincenzo Ricchioni, e il Vescovo di Altamura, mons. Rotolo, dell’ordine dei Salesiani.
La «Gazzetta» riporta le parole dell’on. prof. Carcaterra: «l’Opera dei Salesiani, che tanto si è sviluppata nel suo mezzo secolo di vita, si inquadra nel progresso dell’intera città, costituendo un centro vivo e pulsante. Anzi, questo centro riunisce in sé alla religiosità della città vecchia e lo spirito moderno e proteso verso un continuo progresso della città nuova. L’opera che a suo tempo Don Rua e il Canonico Bux concepirono, non senza dover superare numerose difficoltà, tempra i giovani all’ideale di don Bosco».
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