Professor Francesco Alicino, docente di Diritto Pubblico delle religioni e prorettore dell’Università Lum di Casamassima (Bari), come si può definire la «mossa» della Santa Sede?
«È una iniziativa che pone certamente dei problemi sia dal punto di vista giuridico che politico. È certo che la nota formale ha messo in grande imbarazzo il Governo e i partiti che lo sostengono».
Andiamo con ordine, allora, e iniziamo dagli aspetti giuridici. Qual è il punto?
«Da fonti giornalistiche non smentite, il Segretario di Stato del Vaticano ha espresso, attraverso una nota “verbale” formale, la propria posizione su alcuni aspetti del disegno di legge Zan, paventando la violazione dell’articolo 2 dell’Accordo di Villa Madama del 1984 che apporta modificazioni al Concordato lateranense del 1929. Ci sono innanzitutto dei punti di merito, legati alla possibilità di esprimere dissenso su temi eticamente e religiosamente sensibili e, soprattutto, all’obbligo in cui potrebbero incorrere le scuole paritarie cattoliche qualora fosse istituita la giornata dedicata alle lotte contro le discriminazioni».
E non è legittimo porre la questione?
«Certo che lo è e la Chiesa ha tutto il diritto di farlo. Del resto lo ha fatto fin da subito, intervenendo in vario modo nel dibattito prendendo posizioni che avrebbero potuto essere rinforzate con l’ulteriore e legittima attività di lobby».
Cosa è cambiato?
«È cambiato il metodo. Facendo leva sull’Accordo di Villa Madama del 1984 la Segreteria di Stato vaticana ha inviato la nota al Ministro degli Esteri, investendo di fatto il Governo della questione. Ma l’iniziativa del suddetto disegno di legge è d’origine parlamentare ed è il Parlamento che, in base al principio della separazione dei poteri, legifera, non l’Esecutivo che, ad ora, è rimasto estraneo al cammino del Ddl Zan. Forse si capisce meglio con un esempio teorico».
Prego.
«È come se la un Paese straniero, la Spagna, la Francia o l’Ungheria di Orban inviassero una nota formale, che è strumento diplomatico, alla Farnesina per dissentire rispetto a un disegno di legge in discussione. Può essere. Il problema qui è che la Santa Sede lo vuole fare attraverso il canale “formale” concordatario dell’Accordo del 1984. Il che solleva questioni della massima importanza costituzionale, innanzitutto con riferimento al rispetto del principio di laicità dello Stato».
Ma la Santa Sede non discute il merito, semplicemente denuncia i rischi che potrebbero nascere da una contrazione delle libertà fondamentali in materia di libertà di espressione e di associazione.
«Ma per questo tipo di garanzia ci sono moltissimi strumenti e varie forme di controllo a cominciare da quello del Presidente della Repubblica che può rinviare il provvedimento alle Camere».
Le Camere possono tirare dritto...
«Vero, ma anche qualora fosse approvato il ddl Zan e davvero la libertà di opinione di qualcuno risultasse contratta o un dirigente scolastico di una scuola paritaria cattolica fosse messo sotto processo per non aver aderito alla giornata contro la discriminazione, ebbene, ci si può rivolgere al potere giudiziario e, attraverso questo, investire eventualmente della questione la Corte costituzionale. Ma è un controllo successivo. Qui invece si tratta di un parere formale preventivo che, attraverso l’Accordo di Villa Madama, interviene nel procedimento legislativo».
In queste ore già si parla dell’attivazione di una Commissione paritetica per risolvere la questione.
«Anche qui, avrebbe più senso attivare la Commissione paritetica, tavolo di confronto fra Stato italiano e Santa Sede, dopo un accadimento come quelli che abbiamo elencato prima. Ma non via preventiva».
In ogni caso il dado è tratto, professore. Ora che succede?
«La vera domanda è: dopo essere stato investito della questione, cosa farà il Governo?»
Ecco, cosa farà?
«Può fare due cose. La prima è ignorare la nota e lasciar cadere la questione»
E la seconda?
«Farsene carico, facendosi presso il Parlamento portavoce della posizione della Santa Sede: ma può davvero la Chiesa, attraverso il Concordato, chiedere all’Esecutivo di farsi portavoce di alcune obiezioni da comunicare al Parlamento? Si entra, come dicevo, in un terreno giuridico inesplorato e, secondo me, per molti versi costituzionalmente insostenibile».
Tra l’altro, l’attuale Governo è formato da una maggioranza in cui c’è di tutto, dai sovranisti ai progressisti, con un presidente del Consiglio che, nel merito, ha sempre scelto di non pronunciarsi.
«Sul piano politico il punto è proprio questo. Una decisione dovrebbe essere presa in Cdm ma sarà difficile trovare una sintesi con attori così diversi. Il peso politico di Mario Draghi potrebbe, come spesso è capitato in queste settimane, rivelarsi decisivo ma su questi temi il Presidente ha finora preferito tacere. Lo ripeto: la nota pone il Governo in una situazione di reale imbarazzo; in questo caso anche il silenzio può pesare e diventare a dir poco assordante».
In ultimo, è sorpreso che la Santa Sede abbia preso una simile iniziativa nonostante le posizioni progressiste dell’attuale Pontefice?
«In effetti, non si può immaginare che un passo di questo genere sia avvenuto senza l’esplicito assenso di Papa Francesco. Per questo, se devo dirla tutta, sono rimasto sorpreso. Non tanto per le posizioni nel merito del disegno di legge, quanto per la scelta della via “formale” e concordataria che, come ho cercato di spiegare, solleva non pochi dubbi. Lo fa soprattutto sul piano del rispetto della separazione tra l’ordine ecclesiastico e quello statuale; ciò che, come ha affermato a più riprese la Corte costituzionale, caratterizza nell’essenziale il supremo principio di laicità o non confessionalità dello Stato».
Ddl Zan: ecco la nota della segreteria di Stato del Vaticano
«La Segreteria di Stato, sezione per i Rapporti con gli Stati, porge distinti ossequi all’Ecc.ma Ambasciata d’Italia e ha l’onore di fare riferimento al disegno di legge N.2005, recante 'misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità', il cui testo è stato già approvato dalla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020 ed è attualmente all’esame del Senato della Repubblica». E’ quanto si legge nella nota verbale inviata il 17 giugno 2021 dalla segreteria di Stato del Vaticano all’ambasciata italiana presso la Santa Sede.
«Al riguardo la Segreteria di Stato rileva che alcuni contenuti dell’iniziativa legislativa» particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi 'fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere» avrebbero l'effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario. Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina.
Tale prospettiva è infatti garantita dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana di Revisione del concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984. Nello specifico, all’articolo 2, comma 1, si afferma che 'la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale, nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica'. All’articolo 2, comma 3, si afferma ancora che 'è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La Segreteria di Stato auspica pertanto che la Parte italiana possa tenere in debita considerazione le suddette argomentazioni e trovare una diversa modulazione del testo normativo in base agli accordi che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa e ai quali la stessa Costituzione Repubblicana riserva una speciale menzione.
La Segreteria di Stato, Sezione per i Rapporti con gli Stati, si avvale della circostanza per rinnovare all’Ecc.ma Ambasciata d’Italia i sensi della sua alta considerazione».