È stato un mese difficile per la Lega Pro. Dall’assemblea dello scorso sette maggio in cui si chiese la sospensione definitiva del torno 2019-20, ad una serie di passaggi, spesso contraddistinti da polemiche, sfociati nel compromesso deciso dal Consiglio federale dell’8 giugno che ha sbloccato quantomeno playoff e playout. Il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, analizza il presente della serie C e prova a tracciarne il futuro.
Presidente Ghirelli, ben 23 compagini hanno aderito ai playoff e si dovrebbero disputare pure i playout: non era possibile ripristinare la regular season della serie C?
«Se avessimo ripreso il 21 giugno, con 23 turni in calendario tra campionato, coppa Italia e spareggi, avremmo finito, giocando ogni mercoledì e domenica, il nove settembre. Se a ciò si congiungevano i viaggi per l’Italia... Penso che solo questi due dati confortino la scelta della impossibilità di poter riprendere il torneo allo stato originario. Da qui, la scelta dei playoff e dei playout».
Come si aspetta questa coda di stagione? Ritiene possibile una riapertura almeno parziale degli stadi?
«Il passato campionato nella fase dei playoff fu contraddistinto da stadi completamente pieni di pubblico. Ora saranno vuoti, una differenza che segna quanto il Covid-19 abbia inciso negativamente sulla nostra realtà. Riaprire gli impianti? Sarebbe un sogno. Ma non so rispondere adesso a questa domanda, compete ad altri dirci se sarà o non sarà possibile».
Già al lavoro sul prossimo campionato?
«La mia speranza è che il campionato si svolga normalmente. Già questo sarebbe un fatto importantissimo. Occorrerà vedere quando il torneo potrà partire e organizzare il suo svolgimento».
Si parla continuamente di imminenti riforme. Ritiene che la serie C possa essere sempre a 60 squadre o sarà modificato il format?
«Il format per il campionato 2020-21 sarà invariato. Occorrerà, però, vedere quante squadre si iscriveranno. La crisi del Paese si ripercuoterà sul calcio».
Dopo la delibera assembleare la Lega non è più sembrata unita. Si ricreerà un clima collaborativo?
«Gli interessi di ogni club è logico che vengano difesi. Non troverà un presidente a cui mai io abbia detto di non farlo. In alcuni momenti, si è andati oltre: ciò ha danneggiato l’interesse della C e non ha nemmeno favorito chi pensava che agendo in quel modo ne avrebbe potuto trarre un vantaggio per il proprio tornaconto. Questa è una storia che si ripete puntualmente: se apri varchi e indebolisci la forza della tua Lega, si spalanca la possibilità per incursioni e si otterrà soltanto negatività. Tuttavia, troppo spesso si ritiene che la furbizia paghi e non è così. Questa esperienza potrebbe essere utile se servisse a capire la lezione».
Il Bari in particolare è stato scontento dell’iniziale decisione assembleare. Il rapporto con il club biancorosso è tornato sereno?
«Non ho cambiato idea sulla esperienza eccezionale che per quattro campionati ho vissuto a Bari, in Serie A. Nel momento in cui sono chiamato a fare il presidente pro tempore della Lega Pro, non dimentico il cuore, ma il Bari come club è uno dei sessanta della Lega Pro. Se facessi diversamente, non sarei Francesco Ghirelli, ma sarei uno tra i “banditi” che circolano in Italia».