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Regalia: "Bari, non aver paura a costruire il tuo nuovo futuro"

 
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Regalia: "Bari, non aver pauraa costruire il tuo nuovo futuro"

"Le squadre che vincono la C posseggono già l’ossatura per affrontare la B da protagoniste"

Lunedì 03 Giugno 2019, 15:10

19:39

La serie C per Carlo Regalia è stata una vera miniera d’oro: da lì ha pescato una miriade di giovani di qualità. Tra loro, uno è persino diventato campione del mondo (Zambrotta), altri sono finiti nelle maggiori squadre italiane (Sala e De Ascentis al Milan, Mangone alla Roma, solo per citare alcuni esempi), altri ancora hanno militato a lungo in serie A. Tutti, però, hanno il comune denominatore di aver fatto le fortune del Bari: prima sul piano tecnico in campo, poi su quello economico quando sono stati rivenduti per generare incredibili plusvalenze. Il dirigente di Gallarate è fiducioso sulla prossima avventura del Bari. Che lui seguirà con l’affetto sincero generato da ventuno anni trascorsi in biancorosso, in ogni veste: allenatore, direttore sportivo, direttore generale, amministratore delegato. «In ogni categoria, vedrò sempre le partite del Bari. Perché certi legami proprio non si possono spezzare».

Carlo Regalia, la D è alle spalle e tra poco scatterà il mercato. Che cosa serve al Bari?
«Innanzitutto, una base esiste. Il Bari ha alcuni elementi che possono tranquillamente essere utilizzati in Lega Pro. Penso a Di Cesare, a Floriano, ad Hamlili, allo stesso Brienza. Certo, ci sarà molto da operare, ma non si parte da zero».

Quali sono le difficoltà maggiori?
«Sarà interessante vedere quali compagini parteciperanno al torneo. Il rischio è che molte altre grandi piazze del Sud se la vedranno con il Bari. Ma non c’è da aver paura. Perché la famiglia De Laurentiis ha le idee chiare ed è molto ambiziosa. Se si investe in una città metropolitana con un indotto da quasi un milione di appassionati, significa che si vuole arrivare in alto. Le capacità imprenditoriali e le competenze davvero non mancano».

Lei in C ha pescato decine di talenti. Una strada percorribile pure dal Bari?
«Non del tutto. Intendiamoci: qualche scommessa su giovani emergenti si potrà tentare, ma il Bari ha bisogno di una squadra forte, pronta, con le spalle larghe per sostenere la pressione e le aspettative della piazza. Io ho sempre amato lanciare i giovani, ma erano rischi calcolati perché avevamo l’impianto di squadra adatto per inserire i ragazzi gradualmente e farli esplodere. Il Bari, invece, adesso deve costruire il suo futuro».

In che senso?
«Il prossimo campionato sarà il più importante della nuova era biancorossa. Si viene da un torneo vinto, bisogna battere il ferro adesso. Investire con coraggio. Perché ciò che si spende adesso sarà utile subito dopo: le squadre che vincono la C posseggono già l’ossatura per affrontare la B da protagoniste».

Dunque poche incognite e tante certezze?
 «In questo momento sì. Intendiamoci: troppo spesso in Italia si guarda all’estero spendendo vagonate di milioni pere elementi che poi non rendono. Forse si è un po’ perso il gusto di scovare i talenti nelle categorie inferiori. Ma il Bari dovrà avere un nucleo di 14-15 elementi forti, possibilmente di categoria superiore. La C va affrontata di petto per uscirne il prima possibile».

Oggi è tre giugno: lo scorso anno il Bari in questo giorno usciva dai playoff contro il Cittadella innescando ilvortice che poi portò al fallimento.
«Per me è una ferita aperta. Nella mia lunga milizia a Bari, abbiamo fatto i salti mortali pur di mantenere il club ad alti livelli. Abbiamo incassato le contestazioni quando cedevamo i giocatori più amati, ma io ho sempre pensato che la sopravvivenza del club dovesse essere prioritaria. Persino una retrocessione è preferibile ad un fallimento. Un’onta che Bari non meritava».

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