Mercoledì 17 Dicembre 2025 | 02:28

Nel fuoco della scrittura con Thomas Mann

Nel fuoco della scrittura con Thomas Mann

 
Alfonso Musci

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Alfonso Musci

Nel fuoco della scrittura con Thomas Mann

Anche il Novecento è stato un secolo di diari e scrittura a mano, ma le forme che rientrano nel genere sono numerose e diverse. L’Istituto di Studi Germanici di Roma ha appena avviato la traduzione italiana dei diari del tedesco

Martedì 16 Dicembre 2025, 17:07

17:08

Anche il Novecento è stato un secolo di diari e scrittura a mano, ma le forme che rientrano nel genere sono numerose e diverse fra loro. Non c’è ad esempio niente di meno simile a un journal intime dei Quaderni di Paul Valéry, giorno per giorno di un’attività mentale pura e aurorale. Valéry vi si dedicava ogni mattina dalle quattro alle sette. Né tale possiamo definire le mille pagine di Appunti di Canetti scritti e pubblicati tra il 1942 e il 1993. Punta dell’iceberg di una mole di inediti serbati a Zurigo in centocinquanta scatole. Monumento della lotta contro i sistemi e i filosofi di professione nel nome del pensare da sé, «valvola di sfogo» da Massa e potere (1960), dal nazismo e dal tormento per l’eccidio viennese del 1927 dopo il rogo dello Justizpalast.

Un altro caso ancora sono i diari di Thomas Mann di cui, per i centocinquant’anni dalla nascita, l’Istituto di Studi Germanici di Roma ha appena avviato la traduzione italiana a cura di Elisabeth Galvan e Luca Crescenzi (Diari. Volume I 1918-1921, Mondadori 2025). Anche di essi ci resta solo una parte. Il resto è andato in cenere. Già nel 1896, ventunenne, Mann li darà alle fiamme, per cancellare le prove della sua omosessualità. Come è noto Mann sposerà una donna, Katia Pringsheim e con lei vivrà a Monaco sino al 1933, quattro anni dopo il Nobel per la letteratura (1929). Nel febbraio del ’33, mese del rogo del Reichstag, i coniugi Mann si trovano all’estero per un ciclo di conferenze. E sarà proprio la lezione intitolata Dolore e grandezza di R. Wagner a produrre l’ostilità e la persecuzione dei nazisti. Quel testo proponeva un Wagner demitizzato, più socialista che imperialista, denunciando le falsificazioni della sua eredità ad opera del nuovo potere. Mann non farà più ritorno in Germania. Lì resteranno per un po’ anche i diari composti dal 1896 al 1932. I nuovi, da quella data, vedranno invece la luce in Svizzera.

Nei primi anni dell’esilio il pensiero è un vero tormento. Il 7 aprile annota: «Bisogna mettere in conto una perquisizione domiciliare. Nuova inquietudine per i miei vecchi diari. Sento il bisogno di metterli al sicuro». Mann incarica suo figlio Golo, rimasto a Monaco, di spedirgli la valigia coi manoscritti, che tarderà ad arrivare. L’autista di famiglia cui suo figlio aveva affidato la spedizione, essendo una spia, aveva provveduto a consegnare il pacco alla polizia politica. Grazie a un avvocato, sia pure in ritardo, i diari torneranno nelle mani del loro autore solo qualche tempo dopo. Anche in questo caso il peso maggiore, la causa dei rischi «gravi e profondi», addirittura «mortali» (30 aprile), legati alla loro divulgazione è la dimensione omoerotica del contenuto.

Nel 1938 lo scrittore e sua moglie lasciano l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti. E ancora una volta, in California, saranno i roghi a risolvere il caso. In una nota del giugno del 1944 si legge: «Ho iniziato la distruzione di vecchi diari» e più avanti, nel maggio dell’anno dopo: «… ho distrutto vecchi diari… li ho bruciati fuori nell’inceneritore». Mann sottrarrà all’oblio delle fiamme solo quelli compresi tra settembre 1918 e dicembre 1921. Periodo cruciale che va dalla fine della guerra alla Repubblica Bavarese dei Consigli (1919) e alla Repubblica di Weimar, per il loro valore politico e per l’uso che intende farne nella stesura imminente del Doktor Faustus (1947).

Restano superstiti i taccuini composti dal 1933 al 1951, raccolti in tre pacchi e donati dopo la sua morte e insieme alla biblioteca all’archivio di Zurigo. C’è però infine un quarto pacco, da scartare solo dopo il 12 agosto 1975. Contiene le pagine scritte dal 1952 al 1955, ma non solo. All’apertura salteranno fuori anche i diari sopravvissuti al rogo e risalenti al 1918-1921, ora disponibili in italiano in libreria. La domanda cruciale resterà tuttavia senza risposta: «Perché scrivo tutto questo? Per distruggerlo ancora in tempo prima di morire? Oppure desidero che il mondo mi conosca?» (25 agosto 1950).

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