Si può morire di... mancata sanità. Se il referto dell’anatomopatologo non c’è, come si fa a decidere come curarsi? Senza fare della facile ironia, si può anche morire e scoprire - a decesso avvenuto - quali siano state le cause, con il referto che diventa non più quello dell’esame istologico, ma un anticipo plausibile di una possibile autopsia. Certo, si può tentare la più classica delle raccomandazioni (per la salute questo ed altro), ma si può anche decidere di percorrere la «scala gerarchica» di responsabilità, morali e politiche, inchiodando ciascuno alle proprie mancanze.
Chi ha deciso di incalzare i responsabili «politici» della sanità, dal direttore generale Pasqualone, al presidente della Regione Emiliano, ai parlamentari del territorio è Monica Priore, un nome nel mondo della cittadinanza attiva perchè - come tutti sanno - è impegnata come nuotatrice di fondo nella sensibilizzazione alle problematiche del diabete. Questa atleta si è sottoposta ad intervento ed a distanza di oltre 50 giorni non riesce ad ottenere il referto.
Ed allora, eccola scrivere prima al dg Pasqualone, per chiedere «spiegazioni in merito ai ritardi con cui gli esami istologici sono consegnati. Il giorno 7 Settembre 2017 - racconta - verso le ore 10 mi sono recata presso il reparto di Dermatologia per l’effettuazione di una biopsia (...). Ho pagato regolarmente il ticket (...). A oggi - osserva - pur avendo chiamato diverse volte il reparto di Dermatologia ed anche quello di Anatomia Patologica, io non ho ancora in mano un referto. Apprezzando la cordialità degli infermieri e la loro sincera mortificazione - prosegue nella lettera -, ho appreso che c’è un gran ritardo nella consegna delle relazioni cliniche per questa tipologia di esami, per l’esattezza mi è stato risposto che: “c’è gente che è stata operata prima di lei e ancora non ha un esito perché ci sono dei problemi (che non mi sono stati specificati)”». «La cosa mi turba, e non poco - ha raccontato Priore a Pasqualone -, perché mi chiedo come si possa in un Paese evoluto quale dovrebbe essere il nostro, mettere a rischio la vita di un essere vivente». Ciò ricordando che «un esame istologico può anche fornire spiacevoli notizie per il paziente (non sarà sicuramente il mio caso), e con le tempistiche che ci sono nell’ospedale di Brindisi, il soggetto nella peggiore delle ipotesi potrebbe anche decedere prima di sapere cosa ha» e «che per impostare una terapia oncologica il medico ha bisogno di questi esami con una certa urgenza, ma mi pare di aver capito che le tempistiche sono lunghe per chiunque, senza eccezione alcuna».
«Credo che la situazione sia grave, lede i diritti del malato e per tanto vadano prese subito delle misure risolutive, affinchè questo disservizio non si verifichi più».
Quindi, la lettera a Emiliano, con la nota inviata a Pasqualone e con un’osservazione «supplementare»: «Quell'ospedale è un vero manicomio, bisogna augurarsi di non aver problemi di salute per non essere costretti, visto la chiusura degli ospedali limitrofi, a recarsi li. Anche il personale medico ed infermieristico, a mio modesto avviso, lavora in condizioni disagiate e questo inevitabilmente si ripercuote negativamente sui pazienti».
Quindi Monica Priore ha inviato ad entrambi una nuova missiva dicendo: «Mi permetto di mettere a conoscenza dei nostri parlamentari, senatori e consiglieri regionali pugliesi, la problematica riscontrata. Sono del parere che l'unione per il raggiungimento del bene comune, sia la forza che può spostare le montagne». E osserva ancora: «La nostra Regione ha moltissime questioni da affrontare, ma il problema sanitario dovrebbe essere ai primi posti. Una sanità inefficiente miete vittime, in particolar modo fra le fasce più deboli, anziani, bambini e categorie svantaggiate - aggiunge -. Auspico pertanto, con questa mia missiva, di poter avere la vostra attenzione e l'impegno di tutti per poter ottenere un cambiamento radicale e migliorativo nella sanità pubblica pugliese. È inconcepibile che per avere il risultato di un esame istologico, si vada oltre i 50 giorni, o che per prenotare una visita specialistica con il sistema sanitario nazionale, si venga rimandati al 2019. Non tutti hanno la possibilità economica, di rivolgersi a strutture private, il diritto alla salute appartiene a tutti ed è doveroso dare a tutti la possibilità di curarsi in tempi consoni».