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Arpal, Cassano torna al Tar: «Non possono cacciarmi»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Arpal, Cassano torna al Tar: «Non possono cacciarmi»

L’ex dg: «La legge è incostituzionale, chi l’ha votata deve pagarmi i danni»

Martedì 15 Novembre 2022, 14:33

BARI - Insiste nella richiesta di restituzione delle password di accesso alle caselle di posta elettronica, ma non solo. L’ex dg di Arpal, Massimo Cassano, chiede che il Tar di Bari sollevi la questione di legittimità costituzionale della legge regionale del 19 ottobre che lo ha mandato a casa, vuole il risarcimento dei danni dai consiglieri regionali che l’hanno votata e definisce «privi di prova» gli articoli di «un solo giornalista» (chi scrive) in cui sono state descritte le assunzioni di politici e di suoi parenti, quelle che gli sono costate il posto.

I legali di Cassano hanno notificato ieri alla Regione e alla stessa Arpal il ricorso con cui chiedono anche la sospensiva dei provvedimenti presi dal commissario Silvia Pellegrini (definito «equiordinato al ricorrente»), che a partire dal 4 novembre ha riorganizzato i dirigenti dell’agenzia e ha chiesto all’ex dg di liberare la stanza (l’ultimatum è scaduto, ma anche ieri Cassano si è presentato regolarmente in ufficio). Le doglianze dell’ex direttore generale insistono sul fatto che la decisione del Consiglio regionale sia «ad personam» e per questo mettono i piedi nel campo politico: «Del tutto inopinatamente, una parte dei consiglieri della regione Puglia», è scritto nel ricorso con riferimento ai consiglieri Tutolo, Amati, Mazzarano e Mennea. «varavano un progetto “demolitorio” di un ganglio ormai essenziale della politica del lavoro regionale». Il riferimento è appunto alla legge di riorganizzazione dell’Arpal, che ha dotato l’agenzia di un cda e - prescrivendo che il direttore generale debba avere esperienza tecnica specifica (dirigente della pubblica amministrazione, docente universitario o avvocato lavorista, comunque con laurea in giurisprudenza o economia) -, ha sancito la decadenza di Cassano e la sua incompatibilità con il ruolo di dg (essendo, tra l’altro, laureato in scienze politiche).

Cassano è convinto di essere oggetto di «persecuzione». La scorsa settimana il presidente del Tar di Bari ha respinto la richiesta di misure interinali urgenti presentata da Cassano per obbligare il commissario a restituirgli le password delle caselle di posta elettronica, e quindi in ultima analisi per tornare alla guida dell’agenzia. Nel provvedimento si diceva che il licenziamento in sé (con i relativi profili risarcitori) è competenza del giudice del Lavoro, e si invitava l’ex direttore generale a percorrere la via del ricorso amministrativo ordinario. Cosa che è stata fatta. La sospensiva dovrebbe infatti essere discussa la prossima settimana.

Cassano, prima commissario e poi direttore generale, aveva un contratto triennale con scadenza dicembre 2023 che - secondo la Regione - è cessato automaticamente a seguito dell’approvazione di una legge che ha valore di provvedimento. La linea difensiva dell’ex dg è, ovviamente, che la revoca dell’incarico necessiti di un atto esplicito, e che non basti il verbale stilato dal commissario straordinario (anche lei nominata per legge). E per questo Cassano valorizza anche il parere della stessa Avvocatura regionale, in base a cui l’interruzione ex lege di un contratto di lavoro (in base a precedenti pronunce della Consulta) potrebbe avere profili di incostituzionalità. Da qui non solo la richiesta al Tar di mandare la legge alla Consulta, ma anche l’affermazione in base a cui «i proponenti e i votanti la legge devono rispondere nelle vie del risarcimento dei danni». Cosa impossibile perché, in base alla Costituzione, i consiglieri regionali «non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni».

Cassano, nominato da Emiliano, alle Politiche si è candidato con il Terzo polo, dichiarandosi all’opposizione del governatore. Fallito il tentativo, ha cercato di tornare indietro. Insieme alle assunzioni «politiche» (i consiglieri circoscrizionali e i figli dei consiglieri comunali di Bari, gli esponenti della sua lista Puglia Popolare), «parentali» (il cugino) e «amicali» (i vari fedelissimi), quel doppio salto mortale con avvitamento a sinistra per ora gli è costato il posto.

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