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Oncologo arrestato a Bari, c'è un'altra denuncia

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

«Così quel medico plagiò mio padre», parla figlio di una vittima dell'oncologo che spillava soldi per iniettare farmaci gratuiti

l'oncologo arrestato

«Soldi per i farmaci anti-tumore». Nel 1994 il medico barese fu coinvolto nello scandalo Ccr

Giovedì 03 Giugno 2021, 15:40

Nuove accuse per Giuseppe Rizzi, l’oncologo barese finito agli arresti domiciliari venerdì scorso per aver fatto pagare 130mila euro ad un malato terminale che invece aveva diritto all’esenzione totale per i farmaci.
Dopo le diverse segnalazioni giunte agli investigatori dopo la notizia dell’arresto del professionista, nelle scorse ore è stata formalizzata una nuova denuncia. Sul contenuto c’è assoluto riserbo, anche perchè come da prassi i carabinieri dovranno effettuare una serie di attività per trovare i riscontri a quando dichiarato dalle presunte vittime. È probabile che nei prossimi giorni verranno formalizzate altre denunce. L’inchiesta, quindi, rischia di allargarsi a macchia d’olio. L’interrogatorio di garanzia è fissato per domani mattina. In quella sede Rizzi potrà rispondere alle domande del gip Giovanni Anglana e fornire la propria versione dei fatti.
Rizzi non è nuovo alle grane giudiziarie. Assunto nel 1975 come infermiere, nel 1998 si laurea e prende servizio al «Di Venere» di Bari come medico. Nel 1994, quando era responsabile dell’ufficio controlli della Usl Bari 11, venne arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla Case di cura riunite e poi assolto all’esito del giudizio.

Ora l’accusa contestata dal pm Marcello Quercia è concussione aggravata in concorso con la compagna, l’avvocato Maria Antonietta Sancipriani. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della sezione di Pg e della stazione di Santo Spirito, la coppia avrebbe approfittato della disperazione di un paziente oncologico, un 67enne di Foggia, facendogli pagare profumatamente farmaci che invece dovevano essergli somministrati gratuitamente. In particolare, iniezioni di Filgrastim e Zarzio (un farmaco che per il sistema sanitario nazionale ha il costo di 5 o 8 euro a fiala a seconda del dosaggio), per le quali Rizzi avrebbe chiesto fino a 1.250 euro a somministrazione: 900 euro solo per il costo del medicinale, al quale poi doveva essere aggiunto il compenso per il medico. Ma stando a quanto sostenuto dal figlio del paziente - deceduto nel febbraio 2020 - Rizzi faceva credere loro che il farmaco somministrato non fosse in realtà Zarzio ma qualcosa di diverso, senza mai specificarne il tipo, del quale soltanto lui poteva disporre. «Ne usciremo vincenti» ripeteva al paziente, alimentando la falsa speranza che in questo modo avrebbe sconfitto il cancro. Così, iniezione dopo iniezione, il 67enne foggiano ha dilapidato tutto il suo patrimonio, al punto da dover chiedere ingenti prestiti ai familiari ed effettuare lavori di ristrutturazione gratuiti nella villa del medico.

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