Cari lettori, al peggio non c’è mai fine. Dopo aver scoperto che qualcuno stava tentando di registrare a nostra insaputa il marchio «La Gazzetta del Mezzogiorno», ecco spuntare un altro tentativo di infiltrazione nella storia e nel futuro di uno dei più antichi giornali d'Italia. C'è infatti un'altra richiesta che mira a impossessarsi del nostro nome. È quella della Gda srl, società molto giovane, nata il 19 giugno del 2019, con sede a Roma in via Federico Cesi 30, il cui amministratore unico è la bitontina Giovanna De Palma, i cui soci sono Ilario Francesco Michele Amato, Maria Antea Amato e Antonella Alessia Amato, tutti di Molfetta. L'attività prevalente esercitata dalla Gda srl è la locazione immobiliare di beni propri o in leasing. L'istanza di registrazione del marchio, questa volta, non è stata inoltrata al Ministero dello Sviluppo economico bensì all'European trade mark and design network, cioè la Rete di proprietà intellettuale dell’Unione europea. La richiesta è stata fatta dalla Gda - con l’assistenza dello studio legale Cerino D’Angelo di Pomigliano d’Arco - il 21 maggio scorso, vale a dire nei giorni più bui vissuti dalla Edisud spa e dalla controllata al 100 per 100 Mediterranea spa, alla vigilia delle udienze della sezione fallimentare del Tribunale di Bari e ai successivi verdetti di fallimento pronunciati dai giudici.
Un momento di difficoltà che sta ispirando più di qualche speculatore, evidentemente. Ma anche agli immobiliaristi di Gda la redazione della Gazzetta del Mezzogiorno, oltretutto da pochi giorni riunita in cooperativa, manda a dire che ogni tentativo opaco sarà respinto al mittente. Innanzitutto perché il marchio è di chi lo usa, poi anche per la levata di scudi che non solo i giornalisti e i lavoratori della Gazzetta ma anche i nostri lettori, la società civile e i territori di Puglia e Basilicata hanno prodotto già alla notizia del primo, maldestro tentativo di accaparramento del marchio. In ultimo, vogliamo ricordare l'azione legale nelle mani dei commissari di Mediterranea spa (proprietaria della testata) nominati dal Tribunale, avv. Paola Merico e dott. Rosario Marra.
Non esitiamo, ancora una volta, a definire sciacallaggio ogni operazione che tenda a destrutturare questo bene comune chiamato «La Gazzetta del Mezzogiorno».
LONGO AGLI SPECULATORI: «GIù LE MANI DALLA GAZZETTA» - «Giù le mani dalla Gazzetta del Mezzogiorno, patrimonio comune del Sud Italia, dei giornalisti, dei lavoratori tutti, dei Lettori, di chi è assetato di informazione giusta, libera e democratica», Così Peppino Longo, vicepresidente del Consiglio regionale della Puglia, punta il dito contro chi, «incapace di fare impresa in modo trasparente, insensibile al dolore di centinaia di famiglie alle prese con enormi sacrifici», compie tentativi «da sciacalli del business" di registrare, per poi specularci sopra, il marchio Gazzetta del Mezzogiorno, «proprio quando dal fallimento della società editrice può aprirsi una nuova stagione per la gloriosa testata».
«In quanto rappresentante del Consiglio regionale pugliese - aggiunge - e come accanito lettore della Gazzetta, ho il dovere, assieme ai miei colleghi, di fare tutto il possibile affinché questo disegno speculativo non vada in porto. Un gioco magari legale, ma sporco e che solo perché messo in atto, rappresenta una sconfitta per tutti, ma soprattutto per chi ama fare impresa con passione, dedizione e onestà. Una sconfitta per una classe dirigente locale, sempre pronta a parole a intervenire al fianco di chi con enormi sacrifici sta affrontando questi giorni tempestosi, ma sempre altrettanto incapace di fare concretamente qualcosa, anzi capacissima di fare solo danni. Il governo nazionale e le istituzioni locali hanno il dovere di difendere con le unghie non solo i livelli occupazionali, ma anche quello straordinario patrimonio storico e culturale che appartiene certamente a tutti gli italiani, mettendo in atto tutte le misure possibili ed emarginando presunti imprenditori capaci solo di approfittare delle disgrazie altrui. Non è questo il riscatto che merita il Sud. Vigileremo - conclude - al fianco del Cdr, dell’Assostampa, della Fnsi, dei sindacati dei poligrafici: giù le mani dalla Gazzetta del Mezzogiorno».