La penna «classica» di Matteo Nucci farà da spartiacque al rinato «Festival della Letteratura Mediterranea» di Lucera. Dopo cinque anni di vuoto, rifondata la relativa Aps promotrice (Mediterraneo è Cultura), che ha trovato stimoli e fondi nel progetto comunale «Lucera Capitale della Cultura di Puglia», ritrova la luce una manifestazione che dal 2003 al 2019 ha costituito un faro geo-culturale sulla Capitanata.
Dal 18 al 21 settembre sarà riannodato il filo con la kermesse che gli ideatori Lucia Saccone e Urs Voegeli, oltre vent’anni fa, «importarono» dall’esperienza-madre di Mantova. Gli effetti furono prodigiosi. Circa 65mila spettatori seguirono 220 eventi realizzati in 17 edizioni che fecero di Lucera un crocevia mediterraneo, solcato da inchiostro e pensieri autorevoli, come Moni Ovadia, ‘Ala Al Aswani, Amara Lakhous, Stas Gawronski, Francesco Piccolo, Petros Màrkaris e Nicola Lagioia.
Oggi il Festival riparte, poggiato su un’ibridazione di risorse tra passato e futuro, guidate dal presidente dell’Aps promotrice Giuseppe Lepore, il quale parla della Diciottesima stagione come de «la 1.0 del Festival», che torna a palpitare seguendo la traccia de «La fatica di Restare».
Ispirati da un argomento che richiama all’inverno demografico che da un ventennio cronicizza le aree interne come la Daunia, gli ospiti del Festival lucerino cercheranno di partorire nuove interpretazioni attorno al magma sociale che è il Mediterraneo.
Dopo l’anteprima di Biccari dove lo scrittore Omar Di Monopoli, l’antropologa Laura Marchetti e l’ex sindaco Gianfilippo Mignogna hanno affrontato il dibattito «Resto, dunque trasformo», seguiti dal piano solo di Boosta riecheggiante da una piazza dell’autentico borgo, l’autore romano Nucci, già finalista allo «Strega 2010» con Sono comuni le cose degli amici (Ponte alle Grazie), aprirà ufficialmente il festival il 18 settembre alle 19 a Lucera. Sul palco tra la gente di via d’Amely, la fresca firma del suo ultimo romanzo dedicato all’uomo dietro il grande filosofo Platone (Feltrinelli, pp. 576, euro 21) dialogherà col giornalista Enrico Ciccarelli sul tema «Mediterraneo tra identità e frammentarietà: una storia di amore e guerra, partenze e approdi».
Scolpito artisticamente dalla sua direttrice Annalisa Mentana, «come un’esperienza foriera di visioni, movimenti e ponti», il cartellone del Festival del Mediterraneo proseguirà con altre tappe di cui si evidenzia il laboratorio creativo dedicato agli studenti «Cartoline da una restanza», guidato dall’illustratrice Eva Montanari che avrà una restituzione artistica per la città il 20 settembre alle 12.30 in piazza Duomo.
A precedere questo evento che guarda ad un’«educazione mediterranea», il 19 settembre alle 18 in Largo Granata l’autore francese di origini libano-palestinesi Jadd Hilal presenterà il suo romanzo (Astarte, euro 15, pp. 190) Una terra per restare. A seguire il dialogo «Il futuro del Mediterraneo: fratture e potenzialità di un mare che unisce e divide» sarà affrontato dalla professoressa della «Sapienza» Alessia Melcangi e dal giornalista Davide Lerner.
Il finale della rassegna, il 21 settembre alle 11 alla biblioteca «Bonghi», con la conversazione scenica prodotta dagli Apocrifi «La cura dello sguardo», di e con Domenico Iannacone e Felice Sblendorio.