FOGGIA - Le dichiarazioni d’innocenza dei 4 arrestati per usura e tentata estorsione non hanno convinto il gip Odette Eronia, che ha rigettato le richieste di scarcerarli per insufficienza di indizi o comunque di attenuare le misure cautelari. L’indagine passa ora al vaglio del Tribunale della libertà di Bari che nei prossimi giorni esaminerà i ricorsi dei difensori dei 4 foggiani componenti di un nucleo familiare arrestati il 18 dicembre da squadra mobile e carabinieri su ordinanze del gip: Alessio Marino, 21 anni (provvedimento notificato in cella dov’è detenuto dal 29 ottobre perché accusato d’aver ucciso a colpi di pistola tre giorni prima il cognato Alessandro Ronzullo); il padre Domenico, cinquantenne; il fratello Francesco, trentenne, per i quali il giudice dispose il carcere; e la compagna Luigia Grassano, 23 anni, posta ai domiciliari. Alessio Marino risponde di usura; il reato di tentata estorsione viene contestato a tutti e 4. Difesi dagli avv. Roberto Loizzo (i tre Marino, Alessio anche dall’avv. Luca Vinelli) e Luigi Marinelli (legale della Grassano), i foggiani si dicono innocenti.
L’accusa poggia su intercettazioni e la querela di un trentenne. Ha denunciato d’aver ricevuto a settembre 2022 mille euro dall’amico Alessio Marino per pagare lo spacciatore da cui si riforniva di cocaina per uso personale; d’aver restituito i soldi al creditore con rate settimanali di 200 euro; ma l’indagato avrebbe preteso il pagamento di tassi usurari di 500 euro a settimana sino per arrivare a 7mila per saldare i conti, con intimidazioni inizialmente di Alessio Marino sino all’arresto per l’omicidio Ronzullo, poi del padre, del fratello e della compagna. Domenico Marino gli avrebbe detto: «Ti ammazzo se non mi paghi, ti faccio fare la stessa fine di Ronzullo, sparo a te e tuo padre».
I 4 foggiani negli interrogatori davanti al gip hanno negato. Alessio Marino ha detto d’aver prestato un anno fa mille euro senza riaverli, negando pretesa di tassi usurari e minacce; Luigia Grassano ha sostenuto di non sapere nulla dei 700 euro prestati dal compagno ma di aver dato lei all’amico recentemente 400 euro con l’accordo che le sarebbero stati ridati entro i primi di novembre, il che non avvenne e lei lo informò dell’intenzione di denunciarlo; Domenico Marino e il figlio Francesco hanno infine detto d’aver chiesto al debitore di restituire i 400 euro ricevuti dalla Grassano senza minacciarlo.
Dopo gli interrogatori gli avv. Marinelli, Loizzo e Vinelli avevano chiesto la scarcerazione degli indagati e in subordine domiciliari ai Marino e obbligo di dimora a San Severo alla Grassano. Il pm ha dato parere contrario. Il gip ha rigettato le istanze perché «non sono emersi elementi in grado di consentire una rivalutazione del quadro indiziario, tanto meno idonei a far cessare le esigenze cautelari rispetto a quanto osservato nell’ordinanza cautelare. Luigia Grassano si è limitata a sostenere di non essere a conoscenza del prestito effettuato dal compagno alla persona offesa, asserendo d’aver prestato lei 400 euro ma dalla documentazione prodotta non appare identificabile il beneficiario del versamento; e riferendo che il debitore per il timore d’essere denunciato per una presunta attività di prostituzione, l’avrebbe accusata ingiustamente, ma anche questa è una circostanza priva di riscontro. Così come - aggiunge il gip - Domenico Marino si è limitato a negare gli addebiti, sostenendo che sono frutto di invenzione da parte della persona offesa senza offrire alcun riscontro» (sostanzialmente la stessa considerazione riguarda i figli Alessio e Francesco Marino). Ora la difesa chiede al Tribunale della libertà la scarcerazione dei 4 foggiani o misure cautelari meno gravi di quelle in atto.