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Foggia, lavoro agricolo: meno migranti e poche professionalità stabilizzate

 
Redazione Foggia

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Foggia, lavoro agricolo: meno migranti e poche professionalità stabilizzate

Straniero il 35% della manodopera nelle campagne (Puglia al 21%). Di Lella: «Nell'ultimo biennio persi 8mila lavoratori, la provincia con il saldo peggiore»

Venerdì 11 Novembre 2022, 11:45

La Fai Cisl fa il punto sul lavoro agricolo e sulla manodopera (specie extracomunitaria e/o migrante) nella provincia più agricola di Puglia. Ne viene fuori un'analisi agrodolce, in cui l'agricoltura, core business del Foggiano, rischia di non potersi sviluppare abbastanza. «Abbiamo raccolto dati a beneficio di tutti gli stakeholder del territorio che andrebbe compiutamente interpretati», osserva Donato Di Lella segretario generale del sindacato in Capitanata. «Se i lavoratori romeni, ovvero la quota di manodopera straniera storicamente più numerosa nel nostro territorio, cominciano a cambiare aria spinti dalle migliori offerte remunerative in altri territori, vedo in lontananza un rischio per le nostre aziende di procacciarsi manodopera».

La pubblicazione dal titolo “Programmare il futuro, analizzare il presente”, curata da Diego De Mita, nasce dall’esigenza - scrive il sindacato - di osservare il lavoro agricolo in Capitanata, provando ad entrare il più a fondo possibile sui vari elementi analizzati che ne costituiscono un riferimento: dal genere, all’età; dalla nazionalità alla presenza sul territorio dauno.

«La base sono “i dati Inps - dice Di Lella - che ci consentono di avere uno spaccato, attendibile delle giornate agricole accreditate presso l’Istituto. Ma va precisato che i dati non possono, purtroppo, essere letti come globali dell’intero settore agricolo».

i numeri L'incidenza di lavoratori stranieri in agricoltura è pari in Puglia al 21%, a Foggia il 35% (gli italiani 65% in Capitanata). Negli anni 2020-2021, a causa del Covid, è tuttavia cominciato un calo significativo a cominciare dagli italiani (-761). Aumentano i lavoratori africani (+903), ma sono attualmente 3718 quelli censiti dall'Inps nel 2021 (erano 5462 nel 2019). Incrementa la quota di Nord africani (+283 con un incremento costante negli anni del Covid dai 1729 del 2019 ai 2068 nel 2021). Aumentano anche bulgari (139) e albanesi (41), in calo i romeni (-351) che resta la comunità più popolosa in Capitanata con 4266 lavoratori dichiarati all’Inps.

Fasce d’età: gli uomini e le donne di età fra 46-65 anni compongono il 35,5% della forza lavoro migrante (1.539.729 giornate, pari a una media di 103 giorni lavorativi annuo); i giovani 15-30 anni sono il 27,38% (862.399 giornate), la fascia intermedia 31-45 anni garantisce il maggior numero di lavoratori (14.917) pari al 35,59% e assicura il maggior carico di giornate (1.440.930).

«L'obiettivo delle aziende in questa fase - rileva la Fai Cisl - dovrebbe essere quello di puntare a una sempre maggiore stabilizzazione del lavoro, dalla produzione alla trasformazione, all’immissione sul mercato globale, qualificato e ben remunerato da diventare attrattivo per le future generazioni».

«Nel biennio precedente a quello in esame - ragguaglia Di Lella - la provincia di Foggia ha perso 8mila unità di lavoro migrante. Siamo la provincia con il saldo peggiore. Romeni e bulgari stanno ricevendo richieste da altri stati europei avendo una maggiore facilità di movimento sul territorio europeo, paghe maggiori specie in Germania (sempre in agricoltura). Altro dato significativo, molti ragazzi extracomunitari si sono inseriti nel settore turistico anziché lavorare sul pomodoro».

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