FOGGIA - La salita è stata irresistibile, record su record inanellati dal prezzo del grano duro negli ultimi sei mesi sulle piazze italiane. Fino a quota 58 euro il quintale, il massimo dei massimi, qualcosa di mai visto prima registrato sulla piazza di riferimento della borsa merci di Foggia. Al punto che non era azzardo ipotizzare un’ulteriore risalita fin su la vetta proibita dei 60 euro. E invece all’improvviso è caduto sui produttori foggiani il colpo di maglio del ribasso e di ben 2 euro (in media) al quintale. Tantissimo per una grande commodity (matedia prima) internazionale che in tempi normali vive di rialzi e di ribassi nell’ordine dei 50 centesimi (sempre al quintale).
Allora cosa è successo? Nessuno tra gli operatori dice di saperlo con certezza. Ma gli agricoltori puntano il dito contro la speculazione internazionale. Sui mercati spira infatti il vento del ritorno del grano canadese, lo storico e agguerrito concorrente del grano duro italiano, preferito dalla gran parte dei pastai per il suo alto valore nutritivo e i costi concorrenziali. Ma attenzione: di grano canadese, assicurano gli operatori con l’occhio più vigile sui mercati internazionali, non ce n’è ancora in giro. Nei porti di Bari e di Manfredonia non si segnalano arrivi entro breve di navi, anche se tutti sanno che prima o poi arriveranno. Dopo la spaventosa siccità che lo scorso anno ha mandato praticamente al tappeto il 50% della produzione d’oltreoceano, sta ritornando il tempo della riscossa.
Nel frattempo però il grano duro italiano ne ha approfittato, il prezzo è salito su vette inimmaginabili. Sono però saliti anche i costi di produzione, a causa della guerra in Ucraina e delle materie prime introvabili. Durante l’ultima campagna chiusa con la raccolta ormai completata, per coltivare grano duro gli agricoltori denunciano di aver speso all'incirca mille euro a ettaro, contro i 650 euro di un anno fa. Finora questo scarto è stato compensato (e alla grande) proprio dai listini saliti a ripetizione sui mercati. Ma ora gli agricoltori e i commercianti temono che la cuccagna sia finita: il rischio che l’arretramento del prezzo sia l’inizio di una caduta del listino che riporti il grano sui 35-40 euro di qualche tempo fa è lo spettro più temuto. Solo che a quei prezzi, i costi di produzione non reggono più, e sono migliaia gli agricoltori che devono ancora vendere il grano del nuovo raccolto.
È scattata perciò la psicosi tra i cerealicolturi foggiani e non solo. Sono scattate pure le vendite, ma i mulini non se la sentono in questo momento di far provviste oltre le forniture ordinarie. «Di pasta se ne vende di meno», la risposta fornita da qualche mugnaio ai commercianti che cercheranno questa settimana di piazzare il prodotto ai 55-56 euro che è ancora la quotazione ufficiale alla borsa merci di Foggia. Un prezzo ancora ragguardevole, finché dura.