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Rivolta carcere Foggia: si costituisce pregiudicato barese, 4 ricercati

 
Redazione online

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Rivolta carcere Foggia: 107 detenuti trasferiti altrove, 6 evasi ancora ricercati

foto Maizzi

Tra loro ci sono i tre uomini ritenuti dagli inquirenti i più pericolosi

Giovedì 12 Marzo 2020, 10:28

13 Marzo 2020, 11:45

Si è costituito nelle ultime ore al carcere di Foggia il macedone evaso lunedì mattina dal penitenziario dauno durante la violenta protesta che ha investito anche molte altre carceri in tutta Italia. Con quest’ultimo detenuto assicurato alla giustizia scende a 4 il numero dei ricercati, anche dopo la consegna del barese Ivan Caldarola.
Mancano all’appello i più pericolosi: Cristoforo Aghilar il 36enne che ha ucciso l’ex suocera ad ottobre scorso ad Orta Nova, Francesco Scirpoli in carcere perché accusato di un assalto ad un blindato avvenuto in provincia di Milano nel 2016 e ritenuto dagli inquirenti vicino ad un clan Garganico. Gli altri detenuti ricercati sono un sanseverese ed un cerignolano.

Il 20enne barese Ivan Caldarola, figlio del boss del clan Strisciuglio Lorenzo Caldarola, tra gli evasi dal carcere di Foggia nella rivolta di lunedì, si è consegnato questa mattina negli uffici della Questura di Bari. Il giovane detenuto è stato accompagnato a costituirsi dalla madre, la pregiudicata Monica Laera, e dal suo avvocato, Attilio Triggiani. Era in carcere per tentata estorsione e danneggiamento commessi a Bari tra novembre e dicembre 2018. Lui e altri sei coetanei, tutti poi sottoposti a fermo il 19 dicembre, avrebbero tentato una estorsione ad una ditta di onoranze funebri nel quartiere Libertà e, al rifiuto del titolare, avrebbero incendiato il locale. Qualche settimana dopo, poi, avrebbero esploso colpi di arma da fuoco contro un circolo ricreativo dello stesso rione. Il processo con rito abbreviato su questi fatti si sarebbe dovuto celebrare il prossimo 17 marzo, ma l’udienza sarà rinviata d’ufficio per la sospensione dovuta all’emergenza coronavirus.

Alcuni hanno dichiarato di essere stati trascinati dalla folla, altri di essere evasi per paura di essere contagiati dal Coronavirus; un altro ha affermato di essere fuggito per andare a trovare i genitori anziani. Queste alcune delle dichiarazioni rese dai detenuti, evasi durante i disordini avvenuti lunedì mattina al carcere di Foggia, davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia, Armando dello Iacovo. Il Gip ha ritenuto pretestuose le loro dichiarazioni convalidando gli arresti e disponendo il carcere. I detenuti, sia quelli catturati dalle forze di polizia, sia quelli che si sono costituiti, sono accusati di evasione aggravata

IERI IL TRASFERIMENTO DI ALCUNI DETENUTI - Sono 107 i detenuti trasferiti dal carcere di Foggia in altri istituti penitenziari. È l’esito di una vasta operazione avvenuta nella casa circondariale del capoluogo dauno dopo la rivolta dei detenuti di lunedì scorso.
Alla traduzione dei detenuti ha preso parte un contingente composto da 250 unità della polizia Penitenziaria. All’esterno del carcere è stato predisposto dalla Questura di Foggia un dispositivo di sicurezza con l’impiego di 150 uomini tra Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, anche con l’impiego di reparti di rinforzo inviati dal Viminale.

È sceso a sei il numero dei detenuti ricercati dopo essere evasi dal carcere di Foggia lunedì mattina nel corso di una rivolta. Tra loro ci sono i tre uomini ritenuti dagli inquirenti i più pericolosi. Si tratta di Cristoforo Aghilar, il 36enne che ha ucciso l’ex suocera a ottobre scorso ad Orta Nova; Francesco Scirpoli in carcere perché accusato di un assalto a un blindato in provincia di Milano nel 2016 e ritenuto vicino a un clan Garganico; e infine il barese Ivan Caldarola. Gli altri tre detenuti ricercati sono un sanseverese, un macedone e un cerignolano.
Ieri si sono costituiti altri tre fuggiaschi: un barese ad Adelfia (Bari), e due foggiani rispettivamente a San Giovani Rotondo (Foggia) e a Pescara. Mentre un terzo evaso, foggiano, è stato arrestato a Orta Nova (Foggia).

SAPPE: IN CARCERE DROGA-TELEFONI - «Una volta finita l’emergenza del Coronavirus bisognerà interrogarsi sul perché in un carcere come Foggia, ma poteva accadere in qualsiasi penitenziario della nazione, i detenuti decidono di mettere a ferro e fuoco ogni cosa ed evadere in massa come se fosse un gioco e la cosa più facile del mondo». Lo afferma Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), intervenendo sull'operazione di oggi con la quale 107 detenuti del carcere di Foggia, dopo la rivolta di lunedì, sono stati portati in altri penitenziari.
Il sindacato precisa che nel carcere «sono state fatte anche alcune perquisizioni che hanno consentito di ritrovare telefoni e droga». Da agosto a febbraio scorso le forze di polizia sono riuscire a recuperare all’interno del carcere dauno già una ventina di cellulari e circa 40 grammi di hashish.

«Da tempo il Sappe - spiega Pilagatti - aveva chiesto l'avvicendamento del responsabile della sicurezza del carcere di Foggia, poiché le avvisaglie di una situazione sfuggita di mano erano chiare». Il Sappe parla di «sicurezza praticamente inesistente, tanto che il ritrovamento di telefonini e droga in quantità erano continui, con l’assurdo del detenuto che dall’interno del carcere foggiano telefonava ai carabinieri denunciando la carenza dei servizi sanitari».

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