I rapporti di parentela tra l’imprenditore Gianni Trisciuoglio e il capo-mafia Federico Trisciuoglio, al vertice di un delle tre batterie della «Società foggiana»: c’è questo elemento alla base della decisione del Tar, tribunale amministrativo regionale, che ha rigettato tre ricorsi difensivi che chiedevano l’annullamento delle interdittive antimafia emesse il 17 settembre e il 14 ottobre nei confronti di tre società: Adriatica servizi, Ctm e «Progetto finanza di Capitanata: la prima gestiva il servizio riscossione tributi, la terza i servizi cimiteriali. «Il ricorso proposto non evidenzia profili di fondatezza» hanno scritto i tre giudici della seconda sezione del Tribunale amministrativo regionale. Va ricordato che l’interdittiva antimafia risponde a logiche diverse dall’inchiesta penale, cui i vari imprenditori sono estranei; l’interdittiva non è una sanzione, ma una misura amministrativa di prevenzione per scongiurare minacce per sicurezza pubblica e ordine economico, come chiarisce il Tar (ne riferiamo a fianco ndr).
Il 17 settembre le interdittive firmate dal prefetto Raffaele Grassi riguardarono «Adriatica servizi srl» che riscuoteva i tributi per i Comuni di Foggia, Manfredonia e Monte Sant’Angelo; e «Ctm» (detiene il 70% della «Progetto finanza di Capitanata») che opera nel settore edile ed è socia dell’«Adriatica servizi»: presidente del cda della «Ctm» è Gianni Trisciuoglio, che è anche amministratore di «Adriatica servizi»: il vice presidente è Marco Insalata. Il 14 ottobre l’interdittiva fu emessa anche nei confronti della società «Progetto finanza di Capitanata srl», che mutò gli organi di amministrazione - come scrisse la prefettura nel dar notizia della misura interdittiva - cinque giorni dopo le interdittive contro «Adriatica servizi» e «Ctm», mantenendo Trisciuoglio e Insalata quali soci di maggioranza. Il 5 dicembre il prefetto ha poi disposto per la «Progetto finanza» l’amministrazione straordinaria per 4 mesi con la nomina di tre commissari.
Partendo da questo dato - «Adriatica servizi» che riscuoteva i tributi annovera tra i soci la «Ctm», che opera nel settore edile e che detiene il 70% della «Progetto finanza» concessionaria per progettazione, esecuzione lavori e gestione dell’ampliamento del cimitero - il Tar ha rimarcato nell’esaminare il ricorso delle tre società come «vengono in evidenza due attività di primaria importanza e interesse pubblico, quali sono la gestione della riscossione dei tributi locali e la gestione del demanio comunale cimiteriale, che esigono il mantenimento di un rapporto amministrativo bilaterale improntato ai canoni di legalità, imparzialità e buon andamento».
Poi i giudici amministrativi sono passati al punto centrale delle interdittive. «Tra gli amministratori e i soci della “Adriatica servizi” - anche attraverso una catena di altre società, e cioè “Ctm” e “Progetto finanza di Capitanata” - vi sono Giovanni, Nicola e Francesco Trisciuoglio parenti di Federico Trisciuoglio, condannato per mafia e inserito nelle dinamiche mafiose in corso a Foggia. Si rileva altresì» si legge nelle motivazioni del provvedimento di rigetto «che Nicola Trisciuoglio è sposato con una figlia di Francesco Romito» («Ciccillo u’ mattinatese” morto negli anni scorsi) «già a capo dell’omonimo gruppo criminale attivo a Manfredonia e nell’area garganica»: fu peraltro assolto nel maxi-processo alla mafia garganica, come i figli Franco e Mario Luciano uccisi nel 2009 e 2017 nella guerra di mafia con gli ex alleati Libergolis.
Il Tar, richiamandosi a quanto scritto nell’interdittiva antimafia, annota anche che «Federico Trisciuoglio ha intrattenuto rapporti di lavoro in quanto assunto presso l’attività di gestione di un parcheggio da Francesco Trisciugolio; e che Nicola Trisciuoglio - fratello di Giovanni e cointeressato con poteri di rappresentanza in alcune delle società edili che confluiscono nell’assetto societario di “Adriatica servizi” - è stato più volte controllato in compagnia di Giuseppe Trisciuglio, pregiudicato per reati di tipo mafioso e figlio di Federico Trisciuoglio. Va poi considerato che nel parcheggio della famiglia Trisciuoglio sono stati colti in violazione degli obblighi di sorvegliati speciali i pluripregiudicati Fecerico Trisciuoglio e Raffaele Tolonese» (i fatti risalgono al 2007) «al vertice delle rispettive compagini criminali: dalle risultanze della Polizia è emerso che i due erano soliti incontrarsi nel parcheggio».