«Ci sarà pure un giudice a Berlino» e la frase che pronunciò il mugnaio che dopo aver avuto torto da un giudice, si rivolse ai giudici di Berlino per vedersi riconoscere il diritto negato, che alla fine gli fu data ragione. Quasi ,in contemporanea, i «due Mattei» ,con due sentenze di vicende diverse ,sono tornati uomini liberi, dopo inchieste pervicacemente perseguite dalla procure di Firenze e di Agrigento.
Anche per Matteo Renzi c’è stato un giudice giusto , a Firenze, che ha riconosciuto la di lui innocenza e, altresì, per l’altro Matteo di cognome Salvini i giudici del Tribunale di Palermo, l’hanno assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. Fermo restando che, dopo tre anni di processo, ha avuto l’agognata assoluzione. Fu accusato, per aver impedito lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave spagnola ONG Open Arms, che si trovava al largo di Lampedusa. La procura di Agrigento non ha fatto una bella figura e, per dirla tutta, ha subito una sonora sconfitta, per il fatto che l’incriminazione di Matteo Salvini per sequestro di persona si può leggere in chiave di giustizia spettacolo più che in base alle leggi e al Codice penale. Non è tutto. I gruppi parlamentari del Senato che hanno votato a favore del processo: il Partito democratico, +Europa, Avs, 5s, compresa Italia Viva di Matteo Renzi, dovrebbero farsi un esame di coscienza e piantarla di colpire l’avversario politico con l’arma giustizialista. Per non parlare, poi, di tutti quei giornalisti che hanno fatto fortuna al sol tintinnare delle manette. Dunque, il problema degli sbarchi degli immigranti è un problema molto serio e non si può lasciare nelle mani di duellanti giustizialisti e garantisti e in quelle di alcune procure ideologizzate e tribunali, il cui senso dello Stato di diritto è al di sopra di ogni sospetto.
La tragedia dei migranti non può essere affrontato così come ha fatto la procura di Agrigento, che aveva chiesto sei anni di carcere per Salvini; come hanno fatto i partiti che, senza leggere le carte e scrivere di giustizia, accecati di odio verso l’avversario politico l’hanno rinviato al processo. E, infine, come hanno fatto gli ex alleati di Salvini, il M5s, approvando il decreto sul blocco navale due mesi prima del caso Open Arms e, in seguito, passando dal Conte 1 al Conte 2, l’hanno scaricato, perché tutto era farina del suo sacco. Due ministri, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, e, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, hanno recitato la parte dello «Smemorato di Collegno».
Di fatto, questo processo serve anche a Salvini come lezione: non si attacca la magistratura a giorni alterni, in particolar mondo, quando sta nel mezzo il suo caso giudiziario. Sull’assoluzione di Salvini, Giorgia Meloni ha tirato un respiro di sollievo, preoccupata per le implicazioni politiche, tuttavia, la sua politica sulla migrazione è ben diversa da quella di Matteo Salvini che si basava sulla chiusura dei porti, trattando come carta straccia i trattati internazionali.
Matteo Renzi prosciolto dall’inchiesta Open e Matteo Salvini assolto dal processo Open Arms, dopo anni di tribolazioni giudiziarie i due Matteo possono vantarsi della loro innocenza, molte volte messa in discussione. Matteo ex premier ne ha subite di tutti i colori dagli avversari e dai falsi amici e ora potrà riprendere l’attività politica con molta più tranquillità, avendo la forza di dire l’ultima in un consesso politico. L’inchiesta Open, durata la bellezza di cinque anni, ha dell’incredibile: vuoi fondata su un teorema, vuoi sull’egemonia, o, meglio dire, sul potere insindacabile delle procure in combinato disposto con alcuni organi di stampa e, comunque, non ci sono santi in paradiso, quando è indagato un uomo politico, soprattutto, del prestigio di Matteo Renzi. Oltraggiato da alcuni mezzi informazione, manzonianamente «dagli all’untore», e non è stato difeso da alcuno.
Prima: all’atto del suo coinvolgimento giudiziario e dopo al proscioglimento, il Partito democratico si è guardato bene di farlo, eppure, è stato l’ex segretario. Ma si sa che il Pd non muove foglia se Anm non voglia. A dire il vero, salvo il proscioglimento, alcuni riformisti hanno espresso la loro solidarietà.
Purtuttavia, Renzi si è scoperto garantista con le sue disavventure giudiziarie. I renziani spararono alzo zero contro la Guardasigilli, Anna Maria Cancellieri, che sarebbe intervenuta a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti. Talche’ si dimise da Via Arenula. Nondimeno difese la ministra dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, per la pubblicazioni di alcune intercettazioni private tra lei e il suo compagno.
Sul versante di Matteo ex Ministro dell’Interno, potrà ritrovare la forza di gridare, liberamente, di non essere stato sequestratore di uomini, donne e bambini.
I due Matteo hanno pagato costi altissimi, quando le inchieste giudiziarie si svolgono non nel rispetto delle leggi e dei codici. A ben vedere, «gogne mediatiche a reti unificate», inaudite custodie cautelari e talvolta spargimenti di sangue.
Una rondine non fa primavera - i casi Renzi e Salvini -, per questo è necessario la riforma della giustizia. In conclusione, i procuratori di Agrigento e di Firenze non saranno mai chiamati a rispondere delle loro inchieste molto clamorose e rumorose e totalmente fallimentari. Verità per verità: in Italia, troppe inchieste finiscono nel nulla.