Mercoledì 26 Novembre 2025 | 13:21

Mesagne, Irene Margherito uccisa dal cognato: «I post sui social la causa dell’omicidio»

Mesagne, Irene Margherito uccisa dal cognato: «I post sui social la causa dell’omicidio»

 
Fabiana Agnello

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Fabiana Agnello

Mesagne, Irene Margherito uccisa dal cognato: «I post sui social la causa dell’omicidio»

«Sparlava del figlio e dei familiari». Il viceispettore Belfiore, che ha visionato i cellulari dei protagonisti della vicenda, ha ricostruito i motivi che sarebbero alla base dell’assassinio avvenuto nel 2024, con un unico colpo su una complanare della SS7, al culmine di una lite

Mercoledì 26 Novembre 2025, 12:50

Alessandro Sardella non ha partecipato al matrimonio della sorella Natalia e neanche al baby shower del nipotino. Non si sarebbe preoccupato di accudire la madre quando è stata dimessa dall’ospedale a seguito di un piccolo intervento, né avrebbe chiesto alla sorella come stesse. Atteggiamenti del figlio - e altri fatti - che la madre, Irene Margherito, avrebbe spiattellato sui social insieme alla figlia Natalia con tono accusatorio. Sarebbero questi i moventi alla base dell’omicidio della 47enne Irene Margherito, brindisina ammazzata con un solo colpo di una calibro 7.65 alla testa, il 26 maggio 2024 lungo la complanare della strada statale 7.

Almeno, questo è emerso dalla testimonianza del viceispettore Roberto Belfiore, in servizio presso il commissariato di Mesagne guidato dal vicequestore Giuseppe Massaro. Belfiore ha esaminato i messaggi di cinque cellulari sequestrati, ricostruendo il contesto familiare che vede opposte due fazioni. Da una parte Irene Margherito (vedova del fratello di Adamo Sardella), il nuovo compagno Cosimo Franco Acquaviva - che ha cercato di costruire un buon rapporto con i figli della donna -, Natalia e il marito Mirko. Dall’altra, Adamo Sardella, la moglie Giuseppina nonché sorella di Irene, la figlia dei due (Maria) e altri parenti. L’udienza si è svolta ieri in Corte d’Assise ed è stata presieduta da Maurizio Saso (a latere giudice Ambrogio Colombo). In aula era presente Adamo Sardella, unico imputato accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi (dissidi familiari), tentato omicidio nei confronti di Cosimo Franco Acquaviva (compagno della Margherito) e porto abusivo di arma da fuoco. È difeso dagli avvocati Vito Epifani, Giacinto Epifani e Vincenzo Valente. Presenti anche i familiari di Irene Margherito, costituitisi parte civile e rappresentati dagli avvocati Rosanna Saracino, Simona Ermanno, Chiara Dadamo e Rosanna Raimo.

«Dall’analisi dei cellulari emerge che vi erano dei forti screzi tra Irene e la sorella Giuseppina e il figlio Alessandro», ha detto il viceispettore Belfiore rispondendo alle domande del pm Mauron Gallone. «Attriti che nascevano dai post che Irene o la Sardella facevano su Facebook senza fare nomi. E che richiamavano l’attenzione degli altri familiari». Post di cui venivano fatti screenshot e inviati sul gruppo Whatsapp denominato «Family» in cui vi erano Adamo Sardella, Alessandro Sardella e Giuseppina Margherito. «Margherito Irene, Natalia e gli altri familiari si sono molto risentiti dell’assenza di Alessandro al matrimonio e al baby shower. Altro fatto è stata l’assenza del figlio dopo l’intervento in ospedale. Irene fece un post su come i figli dovrebbero accudire il genitore e scrisse che non era il suo caso, riferendosi al figlio». A tal proposito, l’avvocato Vito Epifani si è soffermato su un commento di Irene, scritto qualche giorno prima di essere ammazzata: «Ma va datti cu la capu an facci allu pareti». E la figlia risponde: «Mamma killer», seguito dalle emoticon che raffigurano le risate. Secondo la difesa, il commento si riferisce agli atteggiamenti del figlio. E, Belfiore, rispondendo alla domanda del pm, conferma che vi sono state minacce da parte di Sardella, che chiedeva di «smetterla con i post. Ci sono altre persone esterne che sanno tutti i cazzi miei. Ed escono sempre dalla stessa bocca. Se mi parte la testa veramente succede che finiamo nel sangue. Voglio stare tranquillo». Ma anche la moglie di Giuseppina, nei messaggi, chiedeva di smetterla con i post riferendo di un evento del passato. «In uno era scritto che non voleva andare di nuovo in tribunale», ha detto Belfiore.

A questo punto è intervenuto l’avvocato Vito Epifani, svelando che anni prima vi era stata una querela per minacce di Irene Margherito e figlia contro Adamo Sardella e la moglie, procedimento durato sette anni. E che sarà approfondito nella prossima udienza del 13 gennaio. Poi è stato ascoltato il teste Maurizio Ingrosso, ingegnere, consulente che si è impegnato nell’estrazione della copia forense del contenuto dei cellulari. Dunque, sul banco dei testimoni si è seduto il medico legale Domenico Urso, che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Irene Margherito. Ha dichiarato che il proiettile è partito da una distanza tra i 50 centimetri e il metro e che, entrando dal lato posteriore destro della testa e uscendo da quello sinistro, il coma della vittima è stato istantaneo.

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