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La «strana coppia» Trump & De Luca; così lontani, così vicini

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

La «strana coppia» Trump & De Luca; così lontani, così vicini

Mala tempora currunt per i Democratici. Dalla sconfitta della Harris, i Dem devono trarre le conseguenze

Martedì 12 Novembre 2024, 13:00

Mala tempora currunt per i Democratici. Dalla sconfitta della Harris, i Dem devono trarre le conseguenze. Da una parte, i Dem italiani devono prendere atto del fallimento del modello democratico americano, dall’altra, i Dem americani devono sia aprirsi all’esterno per selezionare una nuova classe dirigente, avendola abbastanza stagionata sia fare i conti con il nuovo che avanza: un capitalismo tecnologico e mediatico alla Musk.

Così distanti e così vicini: Donald Trump e Vincenzo De Luca. Suvvia, si potrebbe dire, che cosa c’entri il ricco tycoom Trump e con il governatore De Luca, di cui non conosce neanche l’esistenza. Diciamola tutta, è una similitudine soprammercato, eppure si possono scorgere, tra i due, delle affinità elettive da interpretare come si vuole.

Vincenzo De Luca gareggerà, con punto di domanda, per la terza volta alla presidenza della Campania. Ci potrebbe essere un ricorso contro, per non candidarlo, ragion per cui il boccino è nelle mani della Meloni.

Professionista della politica, dirigente del Partito comunista italiano, con le sue varie declinazioni sino a quella del Partito democratico, in cui De Luca è iscritto, per due volte sindaco di Salerno, rivoltata da così a così in bellezza e per due volte governatore della Campania. Ci mancherebbe altro, il parallelismo tra Trump e De Luca è in sedicesimo. Metaforicamente parlando, il presidente sta al Nadir e il governatore campano sta allo Zenit. Trump ha riportato una vittoria strepitosa: ha conquistato la guida della Casa Bianca e ha ottenuto la maggioranza al Senato, il cui potere di veto sulle prerogative legislative del presidente non saranno più così ferree, come tutt’oggi. E poi, avrà il controllo della Corte suprema.

In questi anni, ha lavorato sodo cambiando pelle all’elefantino repubblicano. Ha cancellato, persino, il tradizionale zoccolo duro elettorale legato alla famiglia Bush e a Mac Cain, assimilandoli, di fatto, ai Clinton e agli Obama. Così come De Luca schernisce la compagnia di giro della Schlein, per essere composta di «polli di batteria», senza alcun voto.

Vincenzo De Luca si presenterà per la terza volta alla presidenza della giunta regionale della Campania contro la volontà della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, la cui posizione ferma e risoluta è contro il terzo mandato, per l’uscente presidente campano. De Luca ha lanciato il guanto di sfida e ha vinto, anzi, ha stravinto, facendo votare i consiglieri del Partito democratico, escluso uno, per il terzo mandato. Come visto, Trump e De Luca sono due personaggi agli antipodi, ma, in verità, entrambi ribelli alla burocrazia e alla politica calata dall’alto delle élite e decisionisti senza se e senza ma. Tuttavia, Trump e De Luca sono accomunati dalla peculiarità di essere degli irregolari rispetto alle gerarchie e dei controcorrenti alla politica conformista. Trump per law and order e De Luca lo «sceriffo» per antonomasia. Trump con «Make America Great Again», ovvero «Rendiamo l’America grande di nuovo». Quattro parole, riassunte anche nell’acronimo «Maga», che sono diventate lo slogan del repubblicano. De Luca, con la battaglia condotta contro l’autonomia differenziata, è stato il primo difensore del Mezzogiorno. Trump per «America First», De Luca si è attestato sulla parola d’ordine «Prima il Mezzogiorno». Costui è un meridionalista formatosi sui libri di Gramsci, Salvemini, Dorso e Manlio Rossi Doria, fondatore del Centro di specializzazione e ricerche economiche - agrarie per il Mezzogiorno, in cui collaborò il «Sindaco Contadino», Rocco Scotellaro, lucano di Tricarico come Vincenzo De Luca nato a Ruvo del Monte provincia di Potenza, nel 1948.

Per molti aspetti, Donald Trump, fotocopia in nero di seppia di Silvio Berlusconi l’originale, che, con le sue luci e le sue ombre, estraneo all’establishment e, nello stesso tempo, avente il cordone ombelicale legato al popolo e, oltretutto, osteggiato dal deep state e dalla magistratura in primis. Come Trump in tutto e per tutto, escluse le volgarità, di cui il Cav le abborriva dal suo argomentare.

Berlusconi lanciò alti lai, per i brogli elettorali perpetrati contro e per i numerosi tentativi per defenestrarlo. Entrambi show man con proprie narrazioni, in cui si potrebbe ritrovare nel suo piccolo il presidente campano immortalo da Maurizio Crozza nelle sue parodie. Molto deve al comico genovese, le cui imitazioni l’hanno reso simpatico agli italiani. In un certo senso, ha vis e appeal al contrario di Trump che ha solo la vis

Scherzi a parte, Vincenzo De Luca è un mattatore e si è sentito preso in giro, nel pieno delle sue funzioni di presidente, dalla Schlein. La quale, commettendo una sorta di delitto di lesa maestà, ha dato in enfiteusi la Campania al pentastellato Roberto Fico. Visto come fumo negli occhi. Cosa potrebbe preparare, politicamente, De Luca, per la campagna elettorale, se non un rassemblement di forze contrarie alla Schlein. In questa formazione non può non starci Italia viva, la cui presenza elettorale è abbastanza radicata nel territorio campana. Renzi: molte ne ha viste e troppe ne hanno subite, con Schlein che ha guardato altrove. Il socialista Vincenzo Maraio trattato come il parente povero dal Nazareno non farà oltraggio al suo concittadino De Luca, per cui si alleerà con lui. E c’è dell’altro. Vincenzo De Luca, con la rottura con la Schlein, si pone come competitor e, nel contempo, si consacra leader nazionale in modo assoluto e scontato del Mezzogiorno, issando la bandiera di combattimento contro l’Autonomia differenziata nordista dei leghisti Calderoli, Fontana e Zaia. In ultima istanza, darà filo da torcere alla Schlein, avendo tutti i titoli per giocare una partita in proprio. A volte ritornano, Trump e De Luca distanti e vicini, per vocazione non si arrendono mai.

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