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Bari, lo sceriffo e Robin hood si separano: sul degrado una rottura per «giunta causa»?

 
Bepi Martellotta

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Bepi Martellotta

Bari, lo sceriffo e Robin hood si separano: sul degrado una rottura per «giunta causa»?

Le strade del sindaco Leccese (Bronson) e del penalista Laforgia (Robin Hood) hanno finito, ieri, per dividersi davvero.

Lunedì 12 Agosto 2024, 14:00

Charles Bronson contro Robin Hood, il sindaco-giustiziere della notte che sforna ordinanze col pugno di ferro nella città violenta, sfidato dall’eroe dei poveri e reietti che rubava ai ricchi per restituire ai disagiati sfidando le regole dello sceriffo di Nottingham. Ma può davvero ridursi a questo la diversità di idee, ricette amministrative, soluzioni legislative con cui affrontare due problemi difficili da negare a chiunque giri per strada a Bari: la sicurezza e il degrado?

Le strade del sindaco Leccese (Bronson) e del penalista Laforgia (Robin Hood) hanno finito, ieri, per dividersi davvero. Dagli appelli all’«unità» del «campo largo» anche dopo il primo turno al cosiddetto «appoggio esterno» nel Comune di Bari, ci è voluto un attimo. Il tempo di battagliare su quei temi, sicurezza e lotta al degrado, che alla luce dei precipitosi eventi hanno più il sapore di una scusa cercata da tempo che il reale valore di una divisione politica. Almeno se per politica intendiamo quella con la P maiuscola, che entrambi - Laforgia e Leccese - conoscono bene. Quella di cui discuti, come si faceva un tempo, lontano dai social e dai comunicati, nelle stanze «fisiche» delle sedi di partito. Quella che sta alla larga dai «leaderismi», dalle comunità-fantoccio stregate dal capo, dai liberi pensatori dei social e dai pensieri volanti dei tweet rilanciati con l’algoritmo dall’agenzia di comunicazione di turno. Quella che ti fa litigare finché non trovi la mediazione, non sulla spartizione degli scranni in consiglio comunale ma su come risolvere i problemi della gente. Perchè a questo, in effetti, dovrebbe puntare la Politica e, a pensarci bene, ciascuno a modo suo, ci pensavano pure Charles Bronson e Robin Hood.

Perché una scusa? Sembra che quel mondo del degrado, dell’emarginazione, della povertà e della violenza sia improvvisamente, magicamente apparso nel 2024 e che, fino a ieri, la splendida Bari, con i suoi negozi e le sue strade luccicanti, con le sue fantastiche piste ciclabili e il lungomare «più bello del mondo» (cit. Franco Sorrentino) non lo aveva mai visto. Eppure, di furbetti dell’immondizia, di abbandono e misure «anti», di povertà ed emarginazione, di immigrati reietti e spaccio di roba davanti ai bambini nelle piazze del centro, se ne parla da almeno 30 anni. E, alla faccia della retorica sulle famigerate periferie, tutto avviene alla luce del sole che batte, fortissimo, sulle strade del centro.

Negli ultimi 10, poi, sono comparse le baby gang, i bullismi social, le movide notturne e il caos degli annoiati ragazzi per strada, compresa l’esplosione gioiosa di Bari vecchia diventata piùcool di Manhattan e, un tempo, vigilata dai topini e dalle famiglie criminali. Un pò più avanti nel tempo, da 5 anni, si parla di Fentanyl, di alcol, di B&B destinati alle ragazzine-prostitute, di video-choc che diventano virali, di violenze sui bus, di scuole inadeguate e di improvvisi femminicidi che, pare, prima non esistevano affatto. Ma veniamo al punto. Decidere di arginare questi fenomeni, nel fronte centrosinistra, girando la vite sui controlli, significa diventare improvvisamente di destra? Cioè se domani il sindaco di Milano Beppe Sala manda più agenti in borghese nei locali sui Navigli, dove a tarda sera succede di tutto nell’impunità dei benpensanti che cenano a pochi passi di fronte al Duomo, significa che lui è come Salvini? E se il sindaco di Roma Gualtieri, preso da un improvviso risveglio, annuncia una lotta alle pantegane che circolano indisturbate attorno al Colosseo e ormai controllano intere strade del centro perché nel frattempo un Piano dei rifiuti non è mai partito, significa che tra lui e le ronde di Casapound non c’è alcuna differenza?

Cioè, possibile che i problemi che investono concretamente, ogni giorno, la vita delle persone – che siano i benestanti residenti di Piazza Moro o gli immigrati che campeggiano lì affogando la miseria che si portano dietro dalla Nigeria o dal Marocco - debba sempre ridursi ad un dibattito tra tifoserie dietro i leader che si contendono a suon di social e comunicati le loro idee sull’amministrazione e sulla «buona politica»? E se, invece, la si smettesse di girare la testa dall’altra parte quando va fermato un immigrato ubriaco e violento o si cominciasse a dare qualche segnale agli - autoctoni - parcheggiatori abusivi che ogni giorno minacciano famiglie? Sarebbe indegno per la sinistra barese, uscita stravittoriosa alle urne, perché buttarla sulla sicurezza è da «fascisti»?

Amministrare una città è un mestiere complicato, ai limiti dell’impossibile se devi risolvere il traffico di Roma o lo spaccio nelle periferie di Napoli. Lo è anche a Bari. All’associazione «Giusta Causa», che ha – legittimamente - sollevato un dubbio sull’ordinanza, andrebbe ad esempio chiesto come penserebbe di risolvere il problema del degrado, che c’è ed è evidente a chi se lo sbobba ogni giorno sia se abita nel «ricco» murattiano sia se vive nel «povero» San Paolo. E al sindaco andrebbe chiesto se, al di là delle ordinanze scritte in bella copia che poi restano sulle luccicanti scrivanie del Municipio, davvero pensa così di risolvere un problema sociale che, da solo, investe almeno 4, forse 5 assessorati di un’intera giunta comunale, dal welfare alla sanità fino a quelle deleghe dai titoli altisonanti (“qualità della vita”, “politiche attive del lavoro”, “accoglienza e integrazione”, “emergenza abitativa”, “igiene” o “politiche educative”…). A pensarci bene, una roba del genere - la lotta al degrado - ti occupa tutto l’arco costituzionale dell’Aula «Dalfino». E a meno di non ridurla ad uno slogan, non basterebbe un’intera Giunta per risolverla.

Già la Giunta. Le deleghe e gli scranni. Quei poteri di cui al «giustiziere della notte» e al «principe dei ladri» non fregava nulla. E che invece qui, tra eletti che lasciano il posto in Consiglio ai primi dei non eletti per incarichi esecutivi, alleati che rivendicano posti, assessori uscenti che rivendicano adeguato tenore di vita per i prossimi cinque anni, incarichi nelle municipalizzate da distribuire qui e là, sembra essere la madre delle questioni che dividono Laforgia e Leccese.

Oggi si scioglie il consiglio comunale, decade la Giunta uscente e c’è da ritoccare sino all’ultimo la nuova squadra. A voler essere malpensanti, quel problema che si è magicamente manifestato nell’estate 2024, con un’ordinanza pesantemente attaccata dall’alleato di sinistra, è frutto di un tempismo perfetto: nel nome dei diritti dei più fragili, attaccare l’ordinanza magari non risolverà veramente il problema del barbone sotto il porticato del Teatro Piccinni o dell’ubriaco molesto a Piazza Moro, dei ragazzi disagiati che fanno branco per bullizzare qualcuno nei giardinetti o dei crackati che provano a dimenticare il barchino con cui sono arrivati sin qui; non risolverà il problema degli scippatori di Pane e pomodoro né degli abusivi nei parcheggi pubblici. Ma almeno «rovinerà la festa» al sindaco-sceriffo di Nottingham per la sua Giunta di ferragosto. Fino al prossimo tweet.

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