Sabato 06 Settembre 2025 | 21:46

Le interpretazioni pirandelliane del regionalismo rafforzato e il ruolo della regione Puglia

 
Lino Patruno

Reporter:

Lino Patruno

La Regione Puglia ai medici: «Segnalare eventuali casi di epatite»

Certo, in Regione oggi devono decidere quale immagine dare della Puglia. Quella di un Regione che pensa al futuro dei suoi giovani minacciato dall’Autonomia differenziata

Martedì 23 Luglio 2024, 14:08

15:53

Certo, in Regione oggi devono decidere quale immagine dare della Puglia. Quella di un Regione che pensa al futuro dei suoi giovani minacciato dall’Autonomia differenziata. O quello di una Regione che pensa al suo personale futuro cercando di attribuirsi un trattamento di fine mandato già abolito nel 2013. Insomma politica e politicume. La Puglia è rimasta l’ultima a non aver deciso di chiedere alla Corte costituzionale il via libera a un referendum per l’abolizione della legge Calderoli. Lo hanno già fatto Campania, Emilia Romagna, Sardegna e Toscana, cioè lo schieramento di centrosinistra. Ma l’immagine della Puglia dipende anche dalla possibilità che passi un’idea del presidente Emiliano di ottenere una revisione parziale dell’Autonomia. Che così non sarebbe più un pericolo, ma un pericolo trattabile.

Intanto, in un gioco delle parti alla Pirandello, si aprono i banchetti per raccogliere le 500 mila firme necessarie alla proposta di referendum, Corte costituzionale sempre permettendo. Giovedì prossimo ci sarà una spaghettata nazionale: voi volete fare un boccone del Sud, noi rispondiamo con un boccone meno indigesto. Nello stesso tempo c’è una corsa a firmare petizioni da parte di personaggi spesso improbabili, non si sa se più interessati all’autonomia o a finire sui giornali. Ma fa parte del paesaggio di una estate ovviamente mai così calda. E dell’altrettanto ovvio Briatore che spara sui prezzi alti del turismo in Puglia e tutti a dire che non è vero anche se è vero ma lui deve stare zitto.

L’autonomia sarebbe meno un problema se insieme al voto parlamentare che ha istituito la legge fosse stato fatto anche il resto. Il resto consiste nel calcolo dei bisogni del Sud mai calcolati in 163 anni di (dis)unità d’Italia. Il mancato calcolo si è tradotto finora in una spesa storica per i bisogni del Centro-Nord sempre più alta rispetto a quella per il Sud. Si è tradotto in un Paese in cui ci sono gli italiani e i diversamente italiani. Si è tradotto in un Paese in cui una parte ha avuto diritto a ospedali, scuole, trasporti, università secondo le sue necessità (anzi oltre). E una parte ha avuto diritto a ospedali, scuole, trasporti, università, trasporti al disotto (anzi meno) delle sue necessità.

Il calcolo dei bisogni (e oltre) da una parte, e il mancato calcolo dei bisogni (anzi meno) dall’altra, a cosa ha portato finora? Ha portato a una qualità della vita migliore da una parte e peggiore dall’altra, ma nello stesso Paese la cui Costituzione afferma solennemente che non può esserci questa differenza. Lo dovrebbe capire soprattutto quel meridionale babbione che va a Bologna o a Milano e dice: ah, ma qui tutto funziona. E ci mancherebbe, con tutto quello che hanno avuto e hanno tolto agli altri. Il (finalmente) calcolo dei bisogni del Sud servirebbe proprio a questo, compreso non far scoprire l’acqua calda al meridionale babbione.

A chi ritiene che quella sull’autonomia sia una battaglia del centrosinistra contro il centrodestra, si ricorda che il primo a parlare dell’obbligo di calcolare i bisogni del Sud è stato un insospettabile che risponde al nome di Roberto Calderoli. Giusto, proprio il ministro che ha voluto l’autonomia ma già dal 2009 si impegnava anche per il bisogni del Sud (i Lep, Livelli essenziali di prestazione). Diceva addirittura che tutto sarebbe dovuto avvenire contemporaneamente, anche se poi se ne sarà dimenticato. Ora l’autonomia, sia pure legge, è una legge vuota, nel senso che non dovrebbe entrare in vigore fino al calcolo dei Lep, tempo due anni. Lep vuol dire bisogni anche del Centro-Nord. Da qualche parte rispettati, da qualche altra no, da qualche altra ancora tanto sopravvalutati da dover mollare qualcosa. Insomma prima di cedere più poteri a qualche regione, vediamo la mancanza di poteri di altre.

Se i bisogni del Sud sono tutti non rispettati, cosa dice la logica? Che quando entro due anni ce ne sarà la conferma, bisognerà spendere quanto in 163 anni non è stato speso. Ma parlare di logica in Italia è come dire che all’Equatore ci sono i pinguini. Perché la prima avvertenza è stata: il Sud ha diritto che si spenda per fargli giustizia, ma sappia già da ora che non c’è un euro a disposizione. Contemporaneamente per chi l’ha già chiesta potrà partire quell’autonomia in più che significherà per loro trattenere le proprie tasse e stare sempre meglio (col Sud sempre peggio perché lo Stato non avrà possibilità di dargli neanche quanto gli dà ora).

Ecco perché alla Regione Puglia si chiede oggi di non far finta. E al Sud (e non solo) di firmare per il referendum. Un Paese che non è un unico Paese alla fine non va bene per nessuno. Vanno via soprattutto dal Nord i ragazzi che lasciano l’Italia. Dice qualcosa ai meridionali di cui sopra?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)