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Dopo questo «rimpastino» Emiliano non avrà vita facile in maggioranza

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Dopo questo «rimpastino» Emiliano non avrà vita facile in maggioranza

La Schlein aveva chiesto l’azzeramento della giunta, idem Fratoianni, ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare

Sabato 27 Aprile 2024, 13:57

Non sta a noi entrare nel merito della scelta degli assessori fatta con scienza e coscienza dal presidente, Michele Emiliano. Oggettivamente, senza se e senza ma, attenendoci ai fatti. Donne in posti chiave, due sostituiscono le assessore Maraschio e Maurodinoia e la terza prende il posto di Palese. Diciamo che è composta, pressapoco, la giunta, più complicato comporre la maggioranza. Ci sono diverse variabili ed Emiliano deve farle diventare costanti, per costituire la maggioranza. Dal 2024 al 2025, manca un anno e mezzo per andare alle elezioni regionali, in Puglia, sarà un percorso di guerra.

La Schlein aveva chiesto l’azzeramento della giunta, idem Fratoianni, ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare.

Chi sono le new entry: Serena Triggiani assessore all’Ambiente, tra i tanti incarichi, è stata, altresì, presidente dell’ordine degli avvocati di Bari. Debora Ciliento è l’unica eletta in consiglio regionale e ha avuto la delega ai Trasporti, è di formazione cattolica e ha ricoperto incarichi apicali nell’Azione cattolica. Oltre la vicinanza ad Emiliano, non dispiace per nulla la sua nomina a Boccia. Last, but not least, Viviana Matrangola, assessora alla legalità. Tre fulmini al ciel sereno. Nel Partito democratico, la scelta di Emiliano, fatta all’interno dell’inner cicle, non è stata digerita e sono cresciuti i maldipancia.

La Sinistra italiana che fa capo a Vendola e a Fratoianni ha sparato a palle incatenate contro Emiliano per la defestrazione della Maraschio come se, a loro avviso, l’ex assessora facesse parte di quel malcostume dei tanti risvolti su cui sta indagato la procura di Bari. La Maraschio, in queste indagini, non c’entra un fico secco, la chiave della sua sostituzione è, prettamente, politica.

Vendola non è stato uno che non le ha mandate a dire su tutto quello che è successo: dalle inchieste del Codice interno al «Sistema Sandrino» agli arresti dei fratelli Pisicchio.

La novità delle novità è l’assessorato alla legalità, quello di cui Conte aveva insistito su Emiliano a insediarlo, perché sarebbe stato uno dei passepartout per far entrare in maggioranza i 5S e, hic et nunc, in giunta. A detta degli esponenti dei 5S siamo ancora al primo passo, attendono il proseguo del Patto sulla legalità. Emiliano per salvare capra e cavoli deve bere l’amaro calice. Non a caso, ha congelato gli assessorati al Welfare e della Sanità e aspetta tempi migliori che dovrebbero venire dopo le elezioni europee.

Alle comunali di Bari, il M5S sostiene Laforgia a candidato sindaco, alla Regione sta facendo il prezioso, ponendo garanzie nella logica di una intransigente pulizia morale. Le sue intemerate moralistiche sui «cacicchi e capibastone» hanno infastidito non poco la Schlein.

Come visto, l’assessore alla legalità entra nella fattispecie e Conte si aspetta ulteriori provvedimenti «etici».

Il disegno del leader 5S punta ad alzare la posta politica in vista delle prossime elezioni regionali. La Sardegna docet. Mario Turco ha un curriculum di tutto rispetto: senatore, vice presidente del M5s, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, professore aggregato di economia aziendale presso il Dipartimento di scienze dell’economia dell'Università del Salento. Basta e avanza per la candidatura alla presidenza della Regione Puglia. A dire il vero, il nome di Turco ha fatto capolino anche come candidato a sindaco di Taranto, visto che l’attuale amministrazione balla sul Titanic.

A Viviana Matrangola è stato assegnato - come detto - l’assessorato alla legalità, un assessorato che bisogna costituirlo di sana pianta. Benché sia una sorta di fiore all’occhiello del nuova giunta. Per adesso, è un oggetto misterioso. La Matrangola è un architetto e ha gestito nel miglior modo possibile la memoria della madre Renata Fonte. Costei fu assassinata , il 31 marzo 1984, con tre colpi di pistola mentre rincasava, dopo lo svolgimento del consiglio comunale di Nardò. I sicari furono arrestati, così gli intermediari e il mandante, iscritto al Partito repubblicano italiano, così come la de cuius.

C’è da dire che le inchieste non ricostruirono mai con certezza le motivazioni dell’omicidio. Si disse che la cricca aveva interessi nella speculazione edilizia, si badi che il Parco di Porto Selvaggio fu istituito, ufficialmente, con la legge regionale n. 21 del 1980 e inizialmente comprendeva 420 ettari. Per l’approvazione del provvedimento si batté il neretino Presidente del consiglio regionale, Luigi Tarricone. Una cosa è certa che la Fonte aveva la delega alla cultura e alla pubblica amministrazione, ma fu inflessibile nella lotta contro le lottizzazioni e l’abusivismo di aree accanto a Porto Selvaggio.

È notorio che la Matrangola ha speso molti anni della propria vita nell’associazionismo anti-illegalità e antimafia. Ma non fa parte di Libera come è stato riportato sui mass media. Con il suo solito savoir faire don Angelo Cassano, responsabile regionale dell’Associazione di don Ciotti, ha chiarito che Matrangola non è dirigente di Libera. E ha ha aggiunto al calor bianco: «Sono schifato e addolorato di come si strumentalizzi tutto, fermo restando che sono persone rispettabili a cui va la mia stima, ma sono scelte personali. Le mie posizione sono chiare da sempre e non permetto a nessuno di strumentalizzarle».

«Non il contato, il raccontato pesa».

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