Provo a mettere dei punti fermi, soprattutto per me stesso, in questo bailamme di notizie, dichiarazioni, interviste, servizi giornalistici e televisivi che si accavallano senza pietà.
Tutto è cominciato con una indagine della Magistratura che ha portato a 130 indagati e a una richiesta, della destra, di scioglimento del Consiglio Comunale di Bari. Questo è il meno. È un tentativo di sciacallaggio politico a cui crede solo Gasparri, ed è tutto dire. Il fatto stesso che il Ministro Piantedosi abbia dichiarato che le elezioni si celebreranno a giugno significa, a mio parere, che nemmeno il Viminale ritiene fondata l’ipotesi di scioglimento del Consiglio.
Bari non è una città mafiosa. C’è del malaffare, come in tutte le città del mondo, dove più dove meno, ma la malavita, ed è questo il punto dirimente, non controlla i gangli vitali dell’Amministrazione Comunale. Qualche assunzione, qualche promozione in un’azienda municipalizzata (perché di questo si tratta) anche se provate, sarebbero cosa disdicevole ma non potrebbero mai configurare infiltrazioni della criminalità in grado di condizionare le scelte amministrative. Mi sembra questo un punto fermo, difficilmente confutabile, che consente di scongiurare qualsiasi ipotesi di scioglimento del Consiglio Comunale.
Cosa ben diversa, e più grave, sempre a mio parere, è il malcostume politico che l’inchiesta della Magistratura ha portato a galla. E in cui Decaro e il Comune di Bari non c’entrano niente. Tanto per chiarezza! Mi riferisco alla compravendita di voti, ovviamente. Che è un fenomeno antico.
La DC li comprava (i voti) con i pacchi di pasta, Achille Lauro (non il cantante) con le paia di scarpe, a Torino con i telepass, a Grumo con le bombole del gas. Non parliamo dei buoni benzina. Ovunque, e comunque, con la concessione, o la promessa, di posti di lavoro. Cose note, che risalgono agli assiro babilonesi.
Che c’è di nuovo? Che tutto questo ciarpame morale è inserito in un sistema che fa perno su cambi di casacca, civismo di comodo, trasformismo della peggiore specie. Tutto deriva dalla caduta e dalla messa al bando delle ideologie.
Nel secolo scorso si votava per i partiti, che incarnavano le ideologie. In questo secolo si vota prevalentemente per le persone che vorrebbero incarnare i partiti. La compravendita dei voti, che anche prima c’era, anche con altre forme, oggi è, diciamo così, più agevole.
Poi c’è stata, non dimentichiamolo, «mani pulite», oggetto di strumentalizzazioni e speculazioni, e di fortune elettorali.
La politica, sia pure vecchia e in parte compromessa, è stata spazzata via interamente, cattiva e buona. A vantaggio dell’antipolitica e del populismo. E quindi il fenomeno Berlusconi.
A Bari ci fu il fenomeno Emiliano (mutatis mutandis) che fu portato al potere, ricordiamolo, dall’onda dell’antipolitica. Non partecipo al codardo oltraggio essendo vergine di servo encomio. Anche Vendola, peraltro, fu eletto a dispetto del sistema dei partiti, ma con Nichi ci andò meglio. Il primo Emiliano, fortemente voluto da Città Plurale etc., come esponente della società civile e, in quanto pm, tutore e garante della legalità, ebbe certamente elementi positivi di rinnovamento. La spinta propulsiva si è andata progressivamente attenuando ed è rimasto prevalentemente un sistema di potere che, comunque, aveva, ed ha avuto, il merito di sconfiggere la destra, a Bari e in Puglia tendenzialmente maggioritaria.
È cominciato così il sistema delle liste civiche e quindi della cooptazione di parte della destra nella gestione del potere.
La domanda è se in tutto questo, a parte Vendola, ci sia stata un’impronta di sinistra. Ma questo è un altro discorso che non si può esaurire in poche righe. Oggi il sistema si sta sgretolando. I topi cominciano a scappare. Game over.
C’è bisogno, urgente, di una «sistemata». Un profondo rinnovamento di metodi e uomini. Un ricambio di classe dirigente. Ci possiamo permettere di far crollare tutto? La cattiva politica ha cacciato la buona, ma muoia Sansone con tutti i filistei? Ci vuole misura e sangue freddo. E soprattutto si pone una grossa questione.
Come ho detto, il sistema è figlio e frutto dell’antipolitica. Ma lo possiamo correggere e combattere solo con l’antipolitica? Ciò che dice Conte è sostanzialmente corretto, ma la questione morale è una precondizione. E poi? Cacciamo l’antipolitica con l’antipolitica che, sostanzialmente, i 5 Stelle rappresentano? Bisogna tornare ai Partiti, quelli voluti e riconosciuti dalla Costituzione, quelli che (diceva Togliatti) organizzano la democrazia.
L’unico partito in circolazione, nel bene e nel male, è il Pd, oltre al polo e irrequieto Psi. Sono i militanti per bene che ne sono l’ossatura, non gli arrivisti e cambiacasacche. Sono i 15mila della manifestazione del 23 marzo. Sono dirigenti, dalla schiena dritta che ci mettono impegno a passione.
È da qui che bisogna ripartire. Approfittiamo per le pulizie di primavera. A Bari si dice che «dal guasto viene l’aggiusto». E la querelle sul candidato Sindaco, che continua a trascinarsi stancamente come l’orchestrina del Titanic, francamente mi annoia.