Sabato 06 Settembre 2025 | 18:52

Tutta la storia e la cultura dietro il gesto di aprire un rubinetto

 
Domenico Laforgia

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Domenico Laforgia

Tutta la storia e la cultura dietro il gesto di aprire un rubinetto

A fronte di tutto questo va detto che AQP non aveva altra alternativa che darsi una strategia industriale e, per così dire, «internalizzare» il massimo possibile di tutte le tecnologie disponibili sul mercato

Venerdì 22 Marzo 2024, 13:00

Nel 2022 e 2023 le cronache raccontavano della siccità lombarda con fiumi e laghi a livelli mai stati così bassi.

Quest’anno la narrazione è l’esatto contrario e si aggiungono abbondanti nevicate su tutto l’arco alpino. Che la neve sia elemento di protezione dei ghiacciai è banale costatazione. Che il ciclo idrologico debba adattarsi a eventi estremi è consapevolezza comune e non da oggi e ovviamente la questione non riguarda solo la Lombardia. Il dato nuovo che affiora è una certa accentuazione qualitativa e quantitativa dei fenomeni metereologici estremi e, quindi, una relativa accelerazione del mutamento climatico.

Tanto per capirci: se a Bolzano d’inverno la piovosità è in media di 86 litri d’acqua per metro quadro, nel 2022 la media è scesa a 50. Nello stesso anno nel Sud abbiamo avuto il 30% di pioggia in meno. Svariati report di previsione indicano per gli anni futuri ulteriori cali della piovosità. Ormai è tradizione ultradecennale che si parli di tutto questo in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua e mi sembra che un ampio complesso di questioni metereologiche e idriche sia ormai patrimonio comune della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Percezione e coscienza entrate nella nostra quotidianità.

Quel tradizionale intendimento di una rigenerazione continua tra pioggia, vapore e terra che porta l’acqua a scorrere qui e là per poi arrivare nelle nostre case ha dovuto fare i conti con la multiformità delle ingegnerie e delle tecnologie per governarne tutte le fasi dalla captazione fino ai diversi impieghi e quindi alla rigenerazione.

A fronte di tutto questo va detto che AQP non aveva altra alternativa che darsi una strategia industriale e, per così dire, «internalizzare» il massimo possibile di tutte le tecnologie disponibili sul mercato. Condizione indispensabile per svolgere la propria missione ma anche per una sorta di dovere morale nei confronti delle regioni vicine da cui trae la sua risorsa-base e, più in generale, nei confronti dei propri utenti.

Strategia, va detto, che ha un obiettivo molto semplice: garantire la sicurezza, in un senso molto ampio del termine, per qualche milione di cittadini italiani, più di quattro milioni tra la Puglia e la provincia di Avellino.

In questa chiave la recente legge regionale che prevede l’ingresso dei Comuni nel capitale sociale di AQP non solo consente di rafforzare il carattere pubblico nella gestione delle risorse idriche ma consente anche di rendere la partecipazione dei cittadini un’assunzione di responsabilità in un ambito vitale per la convivenza civile e il futuro economico e produttivo della Puglia.

Inoltre, la presenza degli enti locali più prossimi alla popolazione in AQP implica una maggiore e più capillare conoscenza della delicatezza e complessità di tutte le fasi che governano la gestione dell’acqua.

A monte del gesto spensierato di aprire un rubinetto c’è il lavoro, la cultura, i molteplici saperi di uomini e donne che lo rendono possibile con il loro impegno quotidiano e il loro entusiasmo.

Conoscersi ancora di più e meglio è un’occasione preziosa.

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