Prendere due piccioni con una fava. Fuor di metafora, Elly Schlein ha portato in porto, per ora, l’operazione di bloccare il terzo mandato ai sindaci e ai presidenti di Regione targati Partito democratico. Operazione win win riportata in Commissione Affari Costituzionali del Senato, dopodiché, tutto passa al voto dell’Aula.
Alla prova dei fatti, non cambierà il risultato della Commissione, dato il vasto schieramento contrario al terzo mandato. Potrebbero, altresì, esserci dei malpancisti, trasversalmente, ma farebbero flop, visto l’ampiezza della maggioranza schierata contro.
Politicamente, Schlein si tiene legato Conte e, nello stesso tempo, si libera dei sindaci e dei presidenti di Regione, scatenati nel volere il terzo mandato. E lo fa senza colpo ferire, trovando l’alibi che la stragrande parte delle forze di maggioranza e di opposizione sono contrarie e lei non può vestire i panni del “Gattopardo”. “Se vogliamo che tutto rimanga tutto com’è, bisogna che tutto cambi”.
In Sardegna, domenica prossima si vota e non può dare un segnale agli elettori di ritorno allo status quo ante. Resta il fatto che sta nella sua strategia politica, e in quella dell’inner cicle di sbarazzarsi dei “cacicchi” troppo potenti, al tal punto di condizionarla nelle scelte politiche e nei programmi di rinnovamento del Nazareno. Piaccia o no, le sue parole d’ordine sono discontinuità e rinnovamento, a dire il vero, parole vuote senza una visione, come fu la “rottamazione” di renziana memoria.
Non si costruisce una classe politica e dirigente con la logica opportunistica togliti tu che mi ci metto io. Un partito senza un pensiero e un “buffet”, per dirla con Rino Formica. Schlein non ha potuto fare di testa sua, dicono i fan, perché si è trovata di fronte a una “nomenclatura” di amministratori potente a livello periferico, la cui politica, talvolta, le ha sbarrata la strada, ma, ironia della sorte, è stata favorita dalle contraddizioni interne alla maggioranza di governo. Grasso che cola. FdI e FI, da una parte, Lega, dall’altra. Non avrebbe potuto fare altrimenti e ha preso la palla al balzo e ha portato a casa un risultato inaspettato. Come giocasse al bowling e con un tiro ha abbattuto tutti e dieci birilli.
All’interno del “Circolo Pick Wik”, la maggioranza della Schlein canta vittoria, al contrario, nella corrente che fa capo di Stefano Bonaccini, la minoranza ha la “bava alla bocca”, sentendosi tradita dalla segretaria che non ha rispettato l’accordo unitario raggiunto per la costituzione di una commissione nominata ad hoc per valutare il daffarsi. Tra l’altro c’era anche l’ipotesi che i senatori dem non partecipassero in Commissione. Quantunque Schlein sembrasse che avesse capito le ragioni della minoranza, nello spazio di un mattino, ha cambiato idea, se mai l‘avesse avuta, e con l’ukase ha obbligato i senatori a votare contro il terzo mandato.
Fatto sta che il partito degli amministratori ha cultura di governo e ha consenso, al contrario, degli schleiniani. Siccome ha la memoria lunga, non starà con le mani in mano, aspetterà il momento giusto, per la resa dei conti.
Il problema della Schlein era che non venisse meno il rapporto con Conte per la costruzione del campo largo, di cui, finora, sono lei e lui. E Conte non sempre si ritrova, nel campo largo, visto che lo considera, in modo opportunistico, a seconda dei casi a lui conveniente. Sardegna docet.
Schlein ha ritrovato al fianco Conte, facilitata dalla regola aurea dei 5s , di cui Beppe Grillo è un geloso custode: dopo due mandati il ricambio è un fatto naturale, evitando che la politica si “imbastardisse” come professione.
Vista la realtà del campo di Agramante, in quello della maggioranza, Matteo Salvini continuerà la sua lotta solitaria. Non volendo apparire il Don Chisciotte della situazione, tenterà il tutto per tutto per sovvertire il risultato, dimostrando a Luca Zaia la sua lealtà. A Salvini interessa solo e soltanto Zaia, per il suo futuro prossimo politico. Il presidente della Regione del Veneto si troverebbe fuori dopo tre mandati consecutivi. Vorrebbe gareggiare per il quarto, ma all’orizzonte non appare alcun fil di fumo. Non crediamo che in Aula avvenga il miracolo.