Ma qual è la Puglia? Quella della luce dorata, del paesaggio e della delizia enogastronomica? O quella delle mafie autoctone, dalla garganico/foggiana alla Sacra Corona Unita, dei postamat messi fuori servizio di notte per l’eccesso di spaccate, degli assalti ai portavalori, dei contrabbandieri che imperversano con Suv corazzati dall’aspetto post-apocalittico alla Mad Max, e soprattutto dei boss? Questi ultimi campeggiano con foto segnaletiche da Far West, cui manca solo la scritta «Wanted». Si è data molta enfasi alla cattura in Corsica di Marco Raduano, responsabile di una strage a San Marco in Lamis, di Gianluigi Troiano e di Roberto Sinesi. Personaggi da relegati all’oblio penitenziario, che invece riempiono l’immaginario.
Aldo Moro aveva lucidamente precorso l’invadenza mediatica con il suo celebre adagio «la bontà non fa notizia». L’avvento della dittatura digitale va oltre. Quando anche la notizia è merce, non conta più l’informazione bensì la vendita del messaggio. D’estate prevale un’industria turistica ancora soggetta a isteria pandemica. Quindi conviene esaltare le potenzialità di accoglienza che fanno business. Il resto dell’anno è dominio della cronaca nera, con picchi di orrore, sangue e violenza. Lo scrittore inglese James Ballard ha fornito una definizione di questi scenari con il titolo di un suo romanzo esemplare, La mostra delle atrocità.
C’è da dire, comunque, che l’uso dello storytelling, la narrazione in diretta del presente, nasce dai tempi della tradizione orale. Si ripensi all’Iliade e all’Odissea. Poemi eroici o repertorio cruento di imprese belliche e avventure biografiche dalle quali sono state omesse le «parti noiose», come sosteneva Alfred Hitchcock del dramma. Poi i trovatori, i menestrelli, che giravano «paesi e città» (cfr. i Dik Dik, Viaggio di un poeta) per raccontare amori, prodigi, ma anche battaglie e morti. Con l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la comparsa dei giornali, la tendenza allo sfruttamento del macabro è diventata endemica. Nell’Inghilterra vittoriana andavano a ruba i Penny Dreadful, letteralmente «paurosi da un penny», fogliacci pieni di articoli sui fatti più terrificanti che si verificavano nell’underworld di Londra e delle altre desolazioni urbane di una società arretrata, seppure in via di sviluppo, grazie alla rivoluzione industriale.
Tornando alla Puglia, le eccellenze scientifiche, Tecnopolis, i beni ambientali, la Film Commission vengono cancellati all’istante dal delitto che fa audience. O meglio i discorsi da bar sono elevati a morbosità di massa, a guardonismo collettivo, a binge watching, scorpacciata di flussi di parole gridate a corredo di immagini granguignolesche.
Anni fa, all’uscita del film di Sergio Rubini La terra, fu posto il problema di apprezzarne l’indiscutibile valore o criticarne la rappresentazione che ne scaturiva: una Puglia del XXI secolo tutt’ora abbarbicata ai conflitti intrafamiliari di origini ereditarie e consumati sul possedimento agricolo. Nicola Lagioia, del quale era stato appena pubblicato il romanzo La ferocia, presentando quest’ultimo in una libreria Feltrinelli fece notare che le amministrazioni di New York, Chicago e Los Angeles non trovavano nulla da ridire su opere da cui gli agglomerati più emblematici degli Stati Uniti non uscivano in termini lusinghieri.
Va considerato poi che spostare il baricentro dell’interesse dall’oleografia alla tanatografia, dalla cartolina al mezzobusto carcerario, dall’orecchietta al Kalashnikov denota anche una forma neanche troppo occulta di quel tipico razzismo peninsulare, inestirpabile. Ai tempi dell’assassinio di Meredith Kercher, per mesi e mesi era ripetuto «il pugliese Raffaele Sollecito». Mentre adesso, nel riferire stupri, aggressioni, assalti con il machete e simili, se commessi da stranieri, la nazionalità dei colpevoli viene rivelata soltanto alla fine, e sommessamente.
L’accanirsi sulla Puglia criminale, inoltre, fa accantonare altre situazioni del Paese, scomode per l’evidente campanilismo imperante. Fra cui le pesanti infiltrazioni dell’anonima sequestri sarda nella Toscana dell’arte e del Chiantishire, il comune di Brescello, reso celebre da Don Camillo e Peppone, sciolto per mafia, la mala del Brenta, ecc.
Conviene rileggere Karl Popper, che in Cattiva maestra televisione scrisse: «Ogni potere dovrebbe essere limitato da altri poteri, ogni potere, e soprattutto un potere gigantesco come quello della televisione deve essere controllato». Figurarsi dopo l’avvento di Internet.