Sabato 06 Settembre 2025 | 17:52

Il governo metta al centro i «no» alla guerra e all’Europa dell’austerità

 
Enzo Lavarra

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Enzo Lavarra

Il governo metta al centro i «no» alla guerra e all’Europa dell’austerità

Non torniamo sulla condanna «senza se e senza ma» della aggressione russa e sul diritto dell’Ucraina a difender la propria sovranità. Abbiamo invece l’obbligo di interrogarci se l’obbiettivo della vittoria finale sulla Russia dei fanatici dell’iperatlantismo è ancora realistico

Sabato 20 Gennaio 2024, 13:22

L’inizio del nuovo anno ha proposto nel discorso pubblico, e dei media, temi assai controversi. Sui quali si sono confrontate le diverse forze politiche; sia di governo che di opposizione. Molti sono stati i temi sollecitati dalla Conferenza Stampa della Presidente Meloni, altri dall’attualità. Per l’attualità tiene banco il caso Ferragni, il mistero dello sparo di Capodanno di un politico di Fratelli d’Italia, l’indagine per autoriciclaggio del sottosegretario alla «tutela del patrimonio artistico del paese», il raduno ad Acca Larentia con tanto di apologia del fascismo, il ritorno del conflitto di interessi, l’abolizione dell’abuso di ufficio.

Pur nella loro differenza su questa sequenza di episodi e di fatti, l’interrogativo più ricorrente riguarda la qualità della nuova classe di Governo o il divario fra la «stoffa» di leader della Meloni e la mediocrità della sua compagnia al governo. Bene pur senza passare sopra a queste materie, del tutto in ombra rimangono questioni molto rilevanti. Questioni che urge recuperare sia nel dibattito nazionale che nella iniziativa politica e istituzionale. Partiamo da due eventi mondiali che piombano sulle nostre coscienze, sulla nostra economia, e sul destino della civiltà umana.

Primo, la guerra in Ucraina. Non torniamo sulla condanna «senza se e senza ma» della aggressione russa e sul diritto dell’Ucraina a difender la propria sovranità. Abbiamo invece l’obbligo di interrogarci se l’obbiettivo della vittoria finale sulla Russia dei fanatici dell’iperatlantismo è ancora realistico. A giudicare dalle posizioni negli Usa e dal freno che quel Paese ha messo sul rifornimento ulteriori di armi si deve concludere che l’unica soluzione è la trattativa, il negoziato, il compromesso. E invece quale scelta compie il nostro governo? Mettere in votazione alle Camere la fiducia per la proroga di un anno per l’invio di armi «attraverso decreti segretati»; senza un dibattito del Parlamento su una nuova strategia per la pace. Prassi di esclusione delle prerogative parlamentari su un tema cruciale come la guerra, che anticipa la riforma dell’unicità di comando del capo eletto dal popolo senza la riforma istituzionale. In questa distorsione della vita istituzionale succede qualcosa di molto grave: ci si abitua alla guerra al buio. Eppure contro il rischio di assuefazione alla violenza della guerra fra Stati e popoli si era pronunciato Mattarella nel messaggio di fine anno «Il rischio concreto è di assuefarci a questo orrore. Alle morti di civili, donne, bambini». Cosi per il conflitto in Medio oriente. Nessuna giustificazione storica o attuale della diaspora palestinese, dell’esportazione del suo popolo, può cancellare la condanna per l’orrore del progrom di Hamas contro degli innocenti. Stupri, mutilazioni, uccisioni a freddo del 7 ottobre. Sono incubo anche per noi, che non ne siamo direttamente colpiti, per la via a cui sembra avviarsi il declino della civiltà umana. E nella comprensione per la necessità della reazione anche militare di Israele per difendere la sua sicurezza tuttavia, anche su questo nella stessa America, coscienza civile e responsabili statali chiedono di porre fine al massacro di decine di migliaia di palestinesi inermi. E si contappongono alla idea di Netanyahu di deportare in altri paesi africani la gente di Palestina. Proprio quando solo il riconoscimento delle due identità statali è la via difficile ma necessaria per la convivenza in quella parte del mondo. A due passi da noi. Anche su questo solo silenzio da parte del Governo; e flebile la iniziativa della stessa opposizione. Sono solo la Chiesa di Bergoglio e le associazione a chiedere senza sosta il cessate il fuoco e un negoziato per la Pace. Neanche preoccupa i governanti che in gioco insieme ai diritti universali sono anche le condizioni della nostra economia e della sicurezza: prezzo del petrolio, profughi, terrorismo dei lupi solitari.

E a proposito di economia, mentre si favoleggia sulla ripresa, si tace sulle vessazioni del Patto di stabilità votato dall’Italia in Europa; è un ritorno alla politica dell’austerità: bassi salari, taglio ai servizi sociali, tasse per i ceti medi e bonus fiscali per gli straricchi e copertura dei paradisi fiscali.

Mentre la mannaia della autonomia differenziata farà il resto contro il Sud e in generale contro la competitività dell’intero Paese. Per questo occorre che l’opposizione di sinistra ribalti le priorità. Si condannino inefficienze , gaffe, licenze per gli abusi di potere, conflitti di interesse. Si torni a chiedere lo scioglimento delle formazioni sotto qualsiasi forma del partito fascista come prescritto nella parte XII delle Disposizioni finali della Costituzione.

Ma al pari si metta al centro della politica italiana il NO alla guerra, la critica alla Europa dell’austerità. Cosi si sfida il sovranismo in Italia e in Europa.

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