E ora, che dire dell’Europa che vogliamo o, meglio ancora, quella che immaginiamo? Il nostro continente è un complesso di molte nazioni che raccontano diversità di storia, cultura, lingua e variegata politica.
Non possiamo, focalizzando questo panorama, non rilevare tutte le peculiarità che sono proprie dell’Unione Europea: una corte di giustizia, una politica estera e una moneta unica, il tutto sostenuto da una linea comune per la sicurezza.
Tuttavia, l’Unione europea non è uno stato, perché non ha una costituzione, una sovranità, una cittadinanza, una bandiera o un inno riconosciuti da tutti. Certamente, abbiamo la necessità che si accendano i riflettori sui «valori fondanti», per evitare che la presenza di «stati e staterelli» allontani le aziende e le orienti verso gli Stati Uniti. I Paesi membri mantengono molte competenze nazionali, come la fiscalità, la difesa, l’istruzione e la sanità. La domanda se si può pensare che l’Europa possa diventare uno stato richiede una risposta molto complessa e, al momento, non ne ha una uguale per tutti.
Dipende da molti fattori, uno per tutti: la volontà politica dei governi e dei cittadini, e a seguire le sfide economiche e sociali, la salvaguardia delle identità e delle diversità culturali. Bene, uno stato federale è una forma di governo in cui il potere è diviso tra un’autorità centrale e diverse entità territoriali autonome, come le regioni o gli stati.
Questo sistema può avere dei vantaggi, come una maggiore rappresentatività, una maggiore flessibilità e una maggiore partecipazione dei cittadini. Non senza difficoltà da gestire: come coordinare le politiche tra i diversi livelli di governo, con il rischio di conflitti legati alle diseguaglianze tra i diversi livelli di governo e le diseguaglianze tra le entità territoriali.
Alla vigilia delle elezioni europee, sarebbe opportuno che anche in Puglia si cominciassero a dare indicazioni politiche su temi, per esempio, come l’immigrazione, la violenza sulle donne e l’EXPO 2030.
Grandi temi questioni che richiedono una visione unitaria e globale, ma che allo stesso tempo coinvolgono le competenze e le responsabilità di diversi livelli di governo.
L’immigrazione è un fenomeno che riguarda sia il livello nazionale che quello locale. Il livello nazionale ha il compito di definire le norme e le procedure per l’ingresso, il soggiorno e l’integrazione dei migranti, nonché la gestione dei rapporti con gli altri paesi e le organizzazioni internazionali in materia di cooperazione. Il livello locale ha il compito di garantire i servizi e i diritti fondamentali ai migranti, come l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’abitazione, il lavoro e la partecipazione sociale. La violenza sulle donne è un problema che riguarda sia il livello nazionale che quello locale.
Il livello nazionale ha il compito di adottare le leggi e le misure per prevenire, contrastare e punire la violenza sulle donne. Il livello locale ha il compito di offrire sostegno e protezione alle donne vittime di violenza, attraverso i centri antiviolenza, le case rifugio, i servizi sociali e sanitari, la polizia e la magistratura. L’EXPO 2030 è un evento che riguarda sia il livello nazionale che quello locale. Superato il livello nazionale, esplode il livello locale.
Cerchiamo di confrontarci anche sui temi della sostenibilità, per trovare un equilibrio tra autonomia e solidarietà e, superando le diversità, evitare che mentre i «medici» discutono, «l’Europa» si paralizzi.