Domenica 07 Settembre 2025 | 00:37

Un Sud tutto fatto di Zes: opportunità da completare con servizi e infrastrutture

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Brindisi, dal Comune mossa anti Zes

Un imprenditore che voglia scegliere il Sud ha bisogno di troppe cose che il Sud non ha. Sembrerà strano, soprattutto l’asilo nido per i figli. Poi treni puntuali. Ospedali senza liste di attesa

Venerdì 21 Luglio 2023, 11:43

Allora voi siete i genitori di una ragazza o di un ragazzo di Bari, o di Potenza, o di Salerno, o di Crotone che devono iscriversi all’università. Uno su due ha in mente di andare al Nord come già ora. I genitori faranno sacrifici, gli pagheranno un fitto non inferiore a 600 euro al mese, più tutto il resto. Quel ragazzo fuggirà da un divario che lo fa andare via, quello fra Sud e Nord. Ma andando dal Sud al Nord contribuirà all’aumento di quel divario, che poi farà ancor più fuggire altri ragazzi come lui. Una trappola. Bene, quei genitori leggono sui giornali che il Sud diventerà un’unica Zes, Zona economica speciale. E leggono di rivoluzione, di svolta, di finalmente. Allora che fanno? Figlio mio, resta, qui tutto cambia? Magari banale, ok. Ma se tu ci metti la panna e la torta non c’è, che succede? Nelle attuali otto Zes meridionali ci sono facilitazioni burocratiche e sgravi previdenziali che dovrebbero incentivare gli investimenti. E a sei anni dall’avvio, già qualcosa si muove. Come in quella Adriatica Puglia-Molise, dove le richieste sono numerose e i primi insediamenti più che lusinghieri. Cioè le aziende sono incoraggiate e dicono: veniamo da voi più che altrove. Specie ora che c’è una corsa a rientrare dall’estero dove il Covid e la guerra hanno complicato o bloccato più di una produzione. E nessun posto migliore di un Sud che apre la finestra e si affaccia sul Mediterraneo, di nuovo centrale perché di lì proviene molto di quanto serve appunto a produrre. A cominciare dall’energia.

Il Sud tutta una Zes è una visione di Sergio Fontana, combattivo presidente di Confindustria Bari-Bat, oltre che innovativo industriale anch’egli. E va dato atto al ministro Fitto di averne tanto e subito sposato l’idea, portandola al consenso dell’Europa, da aver avuto un «sì, si proceda». Non scontato, perché vantaggio concorrenziale rispetto ad altri Paesi. Ovvio che ogni ciambella deve avere i tempi di cottura. Ma poi si ricorda che non è il primo incentivo per il Sud, anche se mai così. Incentivi nel Paese più incentivato del mondo. E che comunque tanto non hanno geografia né preferenze, da andare soprattutto al Nord, per il semplice fatto che lì ci sono più aziende. Altra trappola di divario.

Divario che pure resta, anzi aumenta. Un imprenditore che voglia scegliere il Sud ha bisogno di troppe cose che il Sud non ha. Sembrerà strano, soprattutto l’asilo nido per i figli. Poi treni puntuali. Ospedali senza liste di attesa. Tribunali che per recuperare un credito non ti facciano aspettare anni. Dipendenti non solo laboriosi ma anche formati. Sintesi: servizi e infrastrutture. Come lo studente universitario, magari pendolare, e che voglia restare, ha bisogno di alloggi nel tempo in cui i b&b li hanno tolti dal mercato. Più il resto per muoversi, fare la pizza, incontrarsi, andare e venire, vivere.

Ah, ma stiamo lavorando per voi, prima o poi quei servizi ci saranno, prossimi figli e nipoti. Anzi no. Perché la commissione che lavorava per calcolare finalmente ciò di cui il Sud ha bisogno e non è stato mai calcolato (né tantomeno dato), che fa? Dice al Parlamento: coi Lep (Livelli essenziali di prestazione, i servizi adeguati) vedetevela voi. Perché? Perché è inutile che noi calcoliamo quanto serve per fare giustizia al Sud discriminato (un cento miliardi) e voi ci avete già detto che non c’è un euro. Abbiamo una faccia da difendere, noi. Mentre con l’autonomia differenziata il Nord dovrebbe avere sempre di più solo perché è Nord, lo dice la parola stessa. Leggete, leggete ciò che ha detto l’arcivescovo di Napoli. E chissà, vergognatevi voi che avete creato due Italie e volete insistere.

Intanto quel genitore che insieme al figlio decide sull’università, non legge solo della Zes a tutto il Sud eccetera eccetera. Legge che come ogni anno, più puntuale del forno a microonde di luglio, è arrivato l’Invalsi. Per farci sapere che i nostri ragazzi sono i più asini d’Italia in italiano e matematica, e in inglese pure. Dice e non gliene importa che non abbiano avuto, chessò, il tempo prolungato a scuola come al Nord (dove comunque sono i più asini d’Europa). Né l’anno dopo qualcosa cambia, benché tu denunci per far cambiare. Una recita a soggetto non meno vergognosa della pretesa dei consiglieri regionali pugliesi di avere il trattamento di fine mandato perché non gli bastano 11mila euro al mese, poverini.

Quindi viva la Zes a tutto il Sud. E viva il Sud che nonostante tutto, facendo il più col meno, cresce per conto suo come il calabrone che non dovrebbe volare ma vola. Ma non chiedete al Sud di fare come Totò il quale, scambiato per Pasquale, prendeva schiaffi ma diceva che non gliene importava nulla perché non era Pasquale.

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