Un silenzio che puzza. Tu non senti più parlare di autonomia differenziata e dici: per fortuna si saranno fermati. Del resto, di problemi più seri ce ne sono. Il lavoro e il 1° maggio scippato ai sindacati. La Liberazione. Il Pnrr da spendere. I figli che non si fanno. Gli immigrati. I balneari. La guerra. Calderoli sarà stato messo in pausa. Ma riuscire a fermare un tipo simile è più improbabile che Carlo d’Inghilterra rinunci proprio ora al trono. E infatti mentre anche gli onorevoli per fare i ponti disertavano la Camera (e i direttori dei musei se ne stavano in vacanza proprio il 25 aprile), lui ha continuato come una talpa. Ha continuato a rodere l’Italia non solo per sfasciarla. Ma per dare sempre più ai ricchi e togliere sempre più ai poveri.
Una trattativa sommersa e privata fra ministeri e le tre Regioni interessate sulla testa del resto del Paese. Tu mi dai questo, io mi trattengo questo come se fosse roba solo loro. Così un ministero dice: no, la scuola non potete averla (ma scusate, se l’erano già presa?). E l’Inps balbetta anch’esso no, sicurezza e tutela del lavoro è roba nostra, non fate i prepotenti. Con i ministeri della Salute e della Sicurezza energetica non meno preoccupati, non vorranno toglierci il piatto sotto il naso. E tutto questo come si compra un calciatore. Senza una notizia né un dibattito pubblico, all’insaputa delle altre 17 Regioni, all’insaputa del Parlamento. Con Calderoli che fa come ad Affari Nostri.
Non ci fossero stati i rompiscatole dei giornali e delle università del Sud, oggi sarebbe stato tutto concluso. E neanche con Calderoli. Ma con le Intese firmate dal governo di centrosinistra di Gentiloni nel 2017, qualche giorno prima delle elezioni. E in questi sei anni il Sud sarebbe già stato spopolato da una emigrazione di massa verso le Regioni del Nord, roba che le attuali partenze sarebbero state come gite da week end. Al Sud sarebbero rimasti solo vecchi e bambini sempre più rari. Il silenzio di questi giorni non è diverso. Lasciali fare e al Sud non potrai più sperare di vivere nello stesso Paese degli altri.
Terrorismo? Allora sentiamo il resto. Non solo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna pretendono di trattenere per sé i nove decimi delle tasse dei loro cittadini sottraendole allo Stato (che così dovrebbe chiudere almeno un ospedale al mese al Sud). Metti che, poverette, per vivere da nababbi non ce la facessero nonostante tutto, cosa chiedono? Di presentare un elenco delle loro spese in eccesso ogni mese allo Stato, che così dovrebbe pagare a pie’ di lista (cioè senza prove né scontrini). Sapete, i ricchi hanno le loro esigenze, hanno diritto di spassarsela con i soldi degli altri. Perché più va a loro, più si toglie agli altri, mica c’è l’albero degli zecchini di Pinocchio.
Anzi, visto che non vogliamo capire, dicono di voler fare come in Spagna. Dove i Paesi Baschi e la Navarra hanno una forma di autonomia con la quale trattengono dal 33 al 40 per cento delle loro tasse. E allora perché stiamo tanto a criticare da noi? Beh, il 40 per cento non è il novanta. Ma poi lì per compensare gli squilibri con gli altri territori hanno tre fondi: uno che garantisce la copertura del costo dei servizi essenziali; uno di solidarietà; uno per aumentare la qualità dei detti servizi per gli altri. In Italia è previsto dal 2009 un fondo di perequazione infrastrutturale a favore del Sud, rimasto più lettera morta dell’ordine di cessare col razzismo negli stadi. E dallo stesso 2009 è lettera morta l’impegno a calcolare il mai calcolato livello minimo che i servizi devono avere al Sud (dove infatti lo Stato li condanna tutti al disotto, fra sanità-scuola-trasporti e resto).
Si chiamano Lep. Beh, ma ora c’è un comitato tecnico-scientifico per calcolarli. Anzi la prima riunione è convocata per il 9 maggio, bisogna essere onesti. E poi c’è la commissione per stabilire i fabbisogni standard del Sud, presieduta dalla professoressa Elena D’Orlando, della quale si dice gran bene. Ma è anche componente della delegazione che sta trattando per il Veneto, cioè per l’anti-Sud. Però siete proprio maliziosi. Si accerterà, vedrete, che bisognerà finanziare di più questi bisogni del Sud (che fanno la qualità della vita di ogni giorno, non una statistica). E’ vero, il governo ha già detto che comunque non c’è un euro, ma il Sud non può volere tutto. Si accontenti del calcolo. E lasci fare i predoni nel silenzio, anche se puzza.