Sul concerto dell'Uno maggio libero e pensante di Taranto si è abbattuta la tempesta perfetta. E così la manifestazione nata per fare da contraltare al concertone romano dei sindacati, generata con una spinta dal basso e sostenuta dalle idee nobili di tutela dei diritti di tutti e delle libertà, invece che includere, aggregare, unire, in questa occasione è diventata divisiva. Una calamita potentissima per feroci polemiche alimentate dal fuoco del web.
Analizziamo i fatti partendo dalla cronaca di una giornata tremendamente uggiosa, per dirla con Battisti. La colpa maggiore in questa brutta storia ce l'ha sicuramente la pioggia, contro cui - oltre a lanciare qualche invettiva - poco si è potuto fare. La pioggia ha reso un pantano il parco delle mura greche, da dieci anni teatro en plein air della manifestazione, costringendo gli organizzatori a chiudere anzitempo lo spettacolo e rinunciando lì a metà circa della scaletta e soprattutto alle esibizioni dei big.
L'organizzazione poi ci ha messo del suo, perseguendo con ottimistica ostinazione l'idea di non annullare o rinviare l'evento ad altra data come accaduto invece, ad esempio, a Bari o Lecce. A seguire, è arrivato il corto circuito che ha generato un diluvio di polemiche anche sui social: la decisione degli stessi organizzatori, nel tardo pomeriggio di lunedì, di spostare la festa all'interno di Spazioporto, una struttura al chiuso alle porte della città, trasformando il concerto delle libertà in uno spettacolo a pagamento non per tutti. Stampa compresa.
Nessuna comunicazione per ragioni di ordine pubblico, si sono affrettati a spiegare dall'organizzazione. Ammessi solo in pochi, circa 200, che peraltro hanno versato un contributo per sostenere i costi della manifestazione. Fuori da Spazioporto sono rimasti anche i giornalisti che pure si erano accreditati per raccontare l'Uno Maggio tarantino. Nessuno li ha avvisati dell'evento riprogrammato in tutta fretta altrove. E così quel racconto è rimasto monco, spezzato, con l'ultimo «lancio» stampa, l'ultimo articolo fermo alle parole dei direttori artistici che ringraziavano il pubblico «eroe» che aveva sfidato le intemperie guidato dal mantra «libertà è partecipazione». Una festa privata, che privata non era, esclusiva nel senso più letterale del termine perché ha escluso tanti fan rimasti davanti alla porta del locale per ore nella speranza di potervi accedere. La pioggia del resto era attesa e non ha dato tregua. La scelta di confermare ugualmente la manifestazione nonostante le previsioni avverse era maturata alla vigilia del primo maggio dopo una serie di riunioni tra l’organizzazione e la commissione provinciale di pubblico spettacolo.
Lunedì stesso poi, mentre su Taranto si abbatteva incessante una pioggia «londinese» era balenata anche l’idea di riprogrammare parte del concerto in altri luoghi al coperto, idea poi naufragata – sulle prime – perché sarebbe stato troppo complicato. All'imbrunire, con il terreno del parco archeologico ridotto ad acquitrino, gli organizzatori avevano deciso di salvare il salvabile e, anche per sostenere economicamente l'immenso sforzo compiuto (e come dargli torto?), avevano dato l’annuncio di chiudere il concertone prima del tempo con il finale a sorpresa a Spazioporto, al coperto, riservato a pochi eletti.
Decisione legittima, fino a prova contraria. Se non fosse che i social hanno fatto quello che gli riesce meglio da quando sono nati: scatenare le polemiche. E così torniamo alla tempesta perfetta con cui abbiamo aperto questa riflessione. I «racconti» caustici sul primo maggio a Taranto sono finiti addirittura sulla pagina di Selvaggia Lucarelli che li ha rilanciati nell'orbita sterminata del web. Storie di presunti piccoli privilegi, di indifferenza verso chi chiedeva spiegazioni, vissute dai fan come una «stecca» rispetto ad una manifestazione nata per sostenere i diritti e le minoranze. Un peccato, Taranto e il suo Uno Maggio libero e pensante non lo meritano. Non è questo lo spirito che, dieci anni fa, lo ha generato. Una lezione di cui, siamo certi, gli illuminati organizzatori dell'evento, sapranno fare tesoro per gli anni a venire.