Destino, fatalità, dolore che dilania cuori e stravolge sentimenti, ma anche certezze. Amare e crudeli. La Provinciale 231 è una strada killer. Tommaso 23 anni, Alessandro 24, Floriana 20 e Lucrezia 16 anni, sono le ultime vittime innocenti in ordine di tempo. Una serata di spensieratezza trasformata in un dramma. Non è giusto.
Tra opifici, centri commerciali, zone produttive e aree artigianali e industriali, quel tratto di asfalto tra Bitonto e Modugno, che corre verso il nord Barese, è noto da anni come la «strada della morte», in una sorta di agghiacciante roulette russa.
La tragedia delle quattro giovani anime strappate alla vita allunga la lista di morte della Strada provinciale 231, anticamera dell’altrettanto feralmente nota «Strada della Rivoluzione», che dopo Bitonto si allunga verso Corato e Andria, offrendo identici pericolosi e scellerati scenari, le cui conseguenze, purtroppo ciclicamente, conquistano le prime pagine dei giornali e distruggono famiglie ed esistenze. Una scia di sangue infinita, ciclica, insensata, che non lascia spazio a giustificazioni e scuse. La pericolosità - e il tasso di incidentalità e di letalità - di quella strada è nota da sempre. Basta averla percorsa una volta per saperlo. Ma siamo ancora una volta a contare morti, a piangere e ad imprecare, senza che una soluzione venga trovata. Senza che la trafficatissima Provinciale venga messa in sicurezza, dotata di accorgimenti utili a limitare i pericoli.
Nel percorso tra i due popolosi centri a ridosso del capoluogo, la dannata carreggiata è a due sole corsie, ovviamente senza spartitraffico fisico (i cosiddetti New Jersey), che spesso si rivela essere salvavita attenuando notevolmente la possibilità di impatti frontali tra le auto o scongiurando manovre criminali come inversioni a U e quant'altro, specie lungo un'arteria responsabile di ingenti quotidiani flussi di traffico, commerciale e non.
Così, svincoli assassini e incroci letali sono da sempre indigesti compagni di viaggio di pendolari, lavoratori, residenti e dei tanti giovani e non, che nei fine settimana e nei giorni di festa si avventurano lontano da casa in cerca di svago e divertimento.
D’altronde, mai come in questi casi dati e statistiche non mentono. Nei primi sei mesi dello scorso anno (l’ultimo documento disponibile), ci sono stati ben sedici incidenti (quasi tre al mese) sulla famigerata Strada provinciale 231, di cui due con esito mortale. Nel 2021, invece, gli incidenti sono stati trentatré, con un morto e 55 feriti. In entrambi i casi il report elaborato dall’Agenzia regionale strategica per lo Sviluppo ecosostenibile del territorio evidenzia come quella sia la strada con più incidenti di tutto il Barese. Gli stessi dati descrivono quindi uno scenario di grave criticità, in tutta la regione: infatti la media degli incidenti sulle strade pugliesi è di ventiquattro sinistri ogni giorno. Non c’è certo da stare allegri.
E a farne le spese sono i più giovani, non a caso durante i fine settimana, che finiscono per trasformarsi in drammi. Purtroppo dall’inizio dell’anno non si ferma la strage di ragazzi sulle strade del Barese. Nove tragedie negli ultimi quattro mesi. Dodici persone hanno perso la vita, otto sono ragazzi sotto i 25 anni, due sono minorenni, Lucrezia Natale, 16 anni di Bitonto e Amatore Losurdo, 17 anni di Cellamare. Fermare la sciagurata e preoccupante escalation è un imperativo che passa dalla responsabilità delle istituzioni di dare risposte al territorio, alle famiglie. Al momento, è solo una speranza.