Certo, doveva essere proprio una aspirazione di popolo «o morte» questa autonomia differenziata visti alcuni risultati elettorali. Si vota per le regionali in Lombardia e si attendono un afflusso storico alle urne visto che la maggiore promessa era quella. Si scomoda il 41,67 per cento, mai così poco nella storia repubblicana. Si vota domenica per il nuovo segretario del Pd e anche lì è scontato: vuoi che non ottenga un plebiscito il Bonaccini alfiere dell’autonomia non solo per la sua Emilia ma in combutta con Fontana e Zaia? È sconfitto da una avversaria che almeno nei comizi non si era fatta paladina della riforma delle riforme, anzi. E del resto, le premesse non erano state migliori per questo progetto sul quale Calderoli si sta giocando non solo la faccia.
Citano i famosi referendum svoltisi anni fa appunto in Lombardia e Veneto, manco fossero stati i plebisciti per l’unità d’Italia (pur essi non meno sospetti). Eppure la domanda era di quelle che a rispondere «no» ti chiamano il 118. Vuoi che si trattengano qui i soldi per fare da noi ciò che ora fa lo Stato? Trattenere i soldi era più eccitante dello scudetto alla squadra del cuore. Eppure in Veneto si era scomodato solo il 57 per cento della popolazione (ma bisognava superare il 50 per la validità). In Lombardia, dove non c’era il quorum, meno del 39 per cento. E poi hanno parlato del grido di dolore che si alzava da territori al limite della rivolta.
Eppure il paradosso all’italiana è che, si faccia o non si faccia questa autonomia differenziata, per il Sud non cambierà niente: nel senso che né migliorerà né peggiorerà. La condizione posta è che prima o nello stesso momento si calcolino i mai calcolati bisogni di servizi e di infrastrutture del Sud: un mancato calcolo che condanna appunto il Sud a una qualità della vita che la stessa Costituzione dichiara inaccettabile. Condanna giorno dopo giorno, in ogni città e in ogni casa, col tentativo anche di dargliene la colpa e di farlo vergognare. Siccome il Calderoli è diventato generoso come un volontario della Sant’Egidio, questi Lep (Livelli essenziali di prestazioni) si calcolano.
Primo sgambetto: dovrebbero essere Lup, Livelli uniformi di prestazione in tutt’Italia, essendo costoro capaci di venire a dire, che so, che il livello di sanità garantito dallo Stato al Sud è già essenziale, quindi cosa volete? No, deve essere uniforme alla Lombardia, così i nostri malati non sono costretti ad andare lì a farsi curare. Secondo sgambetto: devono essere calcolati in sei mesi, dopo non esserne stati capaci in oltre vent’anni. E infine, truffa che neanche Fontana di Trevi venduta da Totò, dovessero accettare la verità (di accertarla non c’è bisogno), non c’è un euro per cambiarla. Cioè non c’è un euro per riportare giustizia al Sud dove appunto servizi pubblici e infrastrutture sono tutti al disotto del resto del Paese.
Tre sgambetti con la faccia dei benefattori. Ecco perché il Sud, invece di dire «no» all’autonomia prevista dalla Costituzione, dovrebbe dire soprattutto «sì» all’eguaglianza altrettanto prevista dalla Costituzione. Cioè «sì» a prescindere. Perché se l’autonomia non passa (possibile) e i Lup neanche, tutto al Sud resta come prima. Anzi tutto resta come prima anche se non passa l’autonomia e passano i Lup, dato che non ci sono gli 80-100 miliardi per finanziarli. Tranne che non passi un’autonomia con lo scherzetto di trattenersi anche le loro tasse, come hanno provato all’inizio. E gli sarebbe riuscito, se il Sud non avesse reagito come non si sarebbero mai aspettato.
Ecco perché non meraviglia che al Sud serpeggi l’indicibile: a questo punto ad andarcene siamo noi. Con venti milioni di abitanti siamo più grandi di tanti Paesi europei. Siamo la settima potenza manifatturiera del continente. Abbiamo il più grosso tesoro agricolo. Siamo i maggiori produttori di energia alternativa. Abbiamo una posizione mediterranea di privilegio nel rapporto con l’Africa. Abbiamo i migliori porti al servizio del traffico merci dall’Asia all’Europa. Ci potremo spendere i fondi europei senza la beffa di doverli spendere al posto della spesa statale che è sotto la sufficienza per noi e oltre la sufficienza per gli altri. Ci scrolliamo la parte di debito pubblico che non ci riguarda. Soprattutto usciamo dalla falsità di essere il problema del Paese mentre ne siamo la soluzione.
Bel risultato per l’Italia unita per la quale si sono battuti i nostri avi. Quell’unità d’Italia non si sarebbe fatta senza il Sud. Ma è oggi un Paese unito questo che si vuole ancora disunire sempre a danno del Sud?