Se tu. Se tu vivi in un Paese in cui se nasci al Sud hai doppia possibilità di morire nel primo anno di vita. Se tu vivi in un Paese in cui se nasci al Sud avrai meno asili nido, meno mense scolastiche, meno scuolabus, meno biblioteche. Se tu vivi in un Paese in cui se sei al Sud avrai tanto meno tempo prolungato a scuola da perdere 200 ore di lezione, come se perdessi un anno a parità di frequenza col Nord. Se tu vivi in un Paese in cui può beneficiare di questo tempo pieno il 16,60 per cento degli alunni pugliesi della scuola primaria e il 51,65 per cento dei lombardi. Se tu vivi in un Paese in cui poi vengono a misurare quanto apprendi e ti condannano pure non tenendo conto che hanno fatto di tutto per farti apprendere meno. Allora che fai?
Se tu vivi in un Paese in cui lo Stato finanzia la sanità al Sud meno che altrove. Se tu vivi in un Paese in cui se ti ammali al Sud hai meno possibilità di essere curato. Se tu vivi in un Paese in cui non potendo essere curato adeguatamente al Sud sei costretto a fare costosi viaggi della speranza al Nord dove la sanità è più finanziata. Se tu vivi in un Paese in cui per tutto questo al Sud molti anziani non si curano più, anzi muoiono tre anni prima. Se tu vivi in un Paese in cui a favore del Sud si spaccia una riforma che inasprisce i criteri di finanziamento senza prima mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza. Si decide che non vale solo l’anzianità della popolazione ma anche il suo livello economico più basso al Sud ma poi questo correttivo varrà solo fra quindici anni. Allora che fai?
Se tu vivi in un Paese in cui il già periferico Sud è meno collegato che altrove. Se tu vivi in un Paese in cui al Sud oltre il 50 per cento delle ferrovie è ancora a binario unico. Se tu vivi in un Paese in cui l’Autostrada del Sole si ferma a Napoli e l’alta velocità dei treni si ferma a Salerno. Se tu vivi in un Paese in cui Matera è ancora l’unico capoluogo italiano senza ferrovie dello Stato. Se tu vivi in un Paese in cui non si fa il Ponte sulla Stretto di Messina ma si fanno mille Montane e Pedemontane spesso inutili altrove. Se tu vivi in un Paese in cui lo Stato ha dato più ferrovie locali alla Lombardia che a tutto il Sud. Allora che fai?
Se tu vivi in un Paese in cui per ogni cittadino del Sud lo Stato spende ogni anno 3671 euro in meno che per gli altri cittadini. E questo significa soprattutto meno servizi e meno infrastrutture, quindi meno sviluppo e meno qualità della vita (che poi ti rinfacciano anche). Se tu vivi in un Paese in cui la conseguenza per il Sud è una emigrazione che in dieci anni ha portato via oltre mezzo milione di persone, come se fossero sparite insieme Bari, Lecce e Matera. Se tu vivi in un Paese in cui a fuggire sono in buona parte i laureati (28 mila dalla Puglia, 5 mila dalla Basilicata), cosicché il Sud perde loro e la spesa fatta per laurearli. E fra questi laureati buona parte sono giovani medici. Se tu vivi in un Paese in cui soprattutto al Sud non si fanno più figli perché costano e il risultato è lo spopolamento. Allora che fai?
Se tu vivi in un Paese in cui, per l’inaccettabile trattamento del Sud, l’Europa tutta rischia di decrescere. E quindi l’Europa concede all’Italia il massimo del Recovery Fund perché sia speso soprattutto al Sud mentre l’Italia lo concede più ad altre sue parti. Se tu vivi in un Paese in cui dal 2009 c’è una legge che impone di rivedere i criteri della spesa storica che danneggia il Sud ma dal 2009 non si fa nulla per applicarla. Se tu vivi in un Paese in cui l’unico modo da quella legge previsto per fare giustizia al Sud è calcolarne i Lup, Livelli uniformi di prestazione, cioè stesso trattamento anche se sei nato al Sud. Ma se poi ti dicono che i Lup si calcolano ma senza aumento di spesa dello Stato né sottrazione a chi indebitamente più ha avuto e ha, e tu quindi ti accorgi che ti stanno prendendo in giro, allora che fai?
Allora il Sud dovrebbe riempire le piazze per poter avere più scuola, più cure per i malati, più possibilità di viaggiare, più ferrovie-strade-aerei-porti, più servizi pubblici, più qualità della vita, meno emigrazione. Finora non lo ha fatto. E ha cominciato timidamente a farlo solo quando tre regioni del Nord hanno chiesto l’autonomia differenziata per fare da sé ciò che ora fa lo Stato.
E il Sud comincia a riempire le piazze più per opporsi a quella pretesa che per rivendicare diritti di vita che quella autonomia precedono da sempre. Difesa invece che attacco. Come se l’Ucraina invece di cercare di cacciare i russi invasori chiedesse loro di essere più clementi e di fargli meno male.
Il Sud ridestato non deve sbagliare strategia. Né disperdere mai così ritrovate e benvenute forze. E chissà se l’assai fumosa autonomia non sia un Cavallo di Troia per lasciare tutto come sta. Vincete per perdere. A danno perenne, ovvio, del Sud.