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Basta giocare in contropiede: ora il Mezzogiorno ribalti la situazione

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

E pensa tu se il Sud non fosse ignorato

La Costituzione prevede l’autonomia differenziata per le regioni che la chiedono. Bene. Ma la Costituzione prevede anche che non ci siano differenze di diritti secondo dove nasci

Venerdì 25 Novembre 2022, 13:56

Il Sud non è in vendita. Però non facciamo, come si dice da noi, che passato il santo passata la festa. La Costituzione prevede l’autonomia differenziata per le regioni che la chiedono. Bene. Ma la Costituzione prevede anche che non ci siano differenze di diritti secondo dove nasci. E prevede che lo Stato debba intervenire per eliminare eventuali diseguaglianze. Ma se per l’autonomia si sta facendo una guerra di religione, è dal 1947 della sua promulgazione che la Costituzione è violata sulla differenza di diritti: un clamoroso danno per il Sud d’Italia. Tanto che giorni fa ha dovuto ricordarlo lo stesso presidente Mattarella, il più alto garante della Costituzione. Però il Sud non doveva giocare solo di contropiede dopo l’attacco di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ora può, anzi deve, trasformare un suo problema in opportunità. Approfittando anche di alcune condizioni che sono cambiate.

Tanto per cominciare, il governatore emiliano Bonaccini, seppur da autonomista più morbido, ha detto che nulla si farà se prima non saranno tutelati i diritti violati del Sud. L’avrà fatto per far passare anche al Sud la sua candidatura a nuovo segretario del Pd, ma l’ha detto. E finché non lo disdice, ci sono margini per piazzare un contropiede di quelli che due passaggi e gol. Poi il pericolo incombente del Calderoli ha messo un po’ insieme governatori del Sud prima più separati di Totti e di Illary. Anzitutto il pugliese Emiliano e il campano De Luca, più la Calabria fosse anche con distinguo. Ed Emiliano e De Luca, volendolo, possono condurre una battaglia proprio all’interno di quel Pd che finora è stato uno sponsor del Nord più che del Sud: una delle tante dimenticanze di una sinistra da tempo sorda ai più deboli. Poi l’iniziativa del costituzionalista napoletano Villone (con annessa raccolta di 50 mila firme) per eliminare del tutto l’autonomia differenziata dalla Costituzione. Partendo da come il Covid ha frantumato l’unità nazionale, benché proprio alcune regioni ci abbiano salvato più di un contraddittorio Stato. Fuori discussione, come sempre, quel centravanti di sfondamento che è Adriano Giannola, presidente della Svimez senza peli sulla lingua. Fino a pronunciare l’indicibile parola: «sovversione», cioè colpo di Stato per elusione da parte di governi che hanno ignorato la Costituzione a danno del Sud. Anzi hanno fatto tutto il contrario a favore del Nord. Con la spesa storica, diamo sempre più a chi ha avuto sempre più e sempre meno a chi ha avuto sempre meno. Infamia che ogni anno sottrae al Sud 60 miliardi di spesa pubblica (quanto dieci ponti sullo Stretto di Messina).

Infine, se l’atmosfera conta qualcosa, non è stato una carezza quanto detto dall’assessore pugliese alla sanità, Rocco Palese. Mezzogiorno pronto alla secessione se il disegno di legge Calderoli fosse riproposto: cioè, se non si è capito, dividersi e andarsene per conto proprio per non continuare a farsi depredare. Magari eccesso polemico. Ma finora bastava molto meno per farsi definire «neoborbonico» (sistema rapido per silenziare voci scomode). Insomma il progetto di autonomia può aiutare anche il Mezzogiorno? Sì, perché mai come ora il diritto di ottenere il Lep diventa per il Sud addirittura un dovere. Col costituzionalista Cassese a dire di non capire perché non possano essere calcolati in un anno. Lep, livelli essenziali di prestazione, cioè calcolo dei bisogni finora ignorati del Sud. A cominciare da quelli che anche secondo l’Onu sono simbolo di mancato rispetto umano: sanità, scuola, trasporti. E neanche Lep, ha osservato giustamente Giannola: chi può dire ciò che è essenziale per un territorio rispetto a un altro? Piuttosto Lup, livelli uniformi di prestazione. Altrimenti possono sostenere darti mantenendo però sempre il divario. Un solo esempio, proprio la sanità. In tre anni la Regione Puglia ha sborsato al Nord 700 milioni di euro per cittadini che sono andati lì a curarsi. Diritto di ciascuno di farlo. Ma costrizione se si pensa a come i fondi statali sono attribuiti: di più al Centro Nord perché lì ci sono più anziani (quindi più bisognosi di cure). Ma al Sud ci sono anziani più poveri: non conta niente? Finiscono per non curarsi più. Meno fondi significano decine di migliaia di medici e infermieri in meno in Puglia rispetto a una Emilia con pochi più abitanti. Anzi fanno la tratta dei malati: vengono a prenderseli anche con i furgoni pur di portarseli soprattutto in Lombardia. Un tempo lo si faceva con gli schiavi. Ora lo fanno con chi ha paura di morire.

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