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Salto di civiltà, dissolte le certezze è più precario il controllo del futuro

 
Isidoro Davide Mortellaro

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Isidoro Davide Mortellaro

Salto di civiltà, dissolte  le  certezze è più precario il controllo del futuro

Un impossibile scatto di istantanea coglierebbe nell’epocale passaggio di civiltà in corso, i tratti di una ben strana figura: il mondo e l’umanità venuti alle mani

Domenica 21 Agosto 2022, 13:23

«Nel 1914, la storia prese la mia generazione per la gola»: così, con lo stridio di quest’unghiata sulla lavagna della memoria, Arnold J. Toynbee - uno dei grandi storici della modernità - nel 1948, all’indomani della Seconda guerra mondiale, scolpiva l’affaccio del mondo nel secolo breve. Allora la storia per strappi e salti, sempre più bruschi ed ampi, accelerò, oltre ogni fantastica previsione, la fusione delle civiltà in umanità. E di lì l’umanità prese a correre per il Novecento e oltre, con passo sempre più veloce e partecipe. A ergersi a soggetto di un’altra età.

Poi, non v’è più stata requie. Né modo di tirare il respiro. E ora, in pieno XXI secolo, è il mondo che afferra alla gola. Non quella sfera più o meno naturale, casa madre di una nuova «comunità immaginata», di un globalismo romantico. Ma il globo stressato dall’assalto umano ben oltre la soglia dell’«ecospasmo», minacciato di dissoluzione dalla follia dell’atomica, riprodotto dall’infaticabile radiografia del satellite, irretito e dissolto in flussi di bit e molecole, virtualizzato, clonato e moltiplicato in fantasmagorici ologrammi e composti, quando non pervertito in moderna pandemia.

È questo compresso eppur infinito artifizio, in cui gli abituali confini si dissolvono assieme ad ogni distinzione tra natura e cultura, natura e scienza, che ora scaraventa l’umano in un’altra epoca. Cancellando spazio e tempo, sconvolge le abituali forme di interazione. Fino a negare quel controllo del futuro che, per lo meno in Occidente, si credeva d’aver riconquistato saldo nei Trente Glorieuses, nel trentennio della crescita, quando il sistema di certezze contrapposte della Guerra Fredda offriva ripari nel mondo precario.

Un impossibile scatto di istantanea coglierebbe nell’epocale passaggio di civiltà in corso, nella inusitata intensificazione delle relazioni umane sulla terra e con la terra, i tratti di una ben strana figura: il mondo e l’umanità venuti alle mani, l’uno stretto al collo dell’altro. Cos'altro ci consegnano inchieste e news sui disastri climatici, sociali e politici che ci inseguono nella cronaca quotidiana? «Tutto ciò che è solido svapora: ogni cosa sacra viene sconsacrata»: aveva profetizzato Carlo Marx. E ogni cosa che ci circonda suona conferma.

La modernità liquida in cui il globo naviga dissolve tutti i contrafforti sociali e politici, in primis partiti e sindacati, libera l’impresa dai vincoli imposti da Stato e lavoro, produce individui, ma a spese della cittadinanza, d’ogni legame sociale, d’ogni nuova conquista di senso non risolta in produzione e consumo di merci. La comunicazione, la rideterminazione di nuovi spazi avviene in estraneità, a spese, quando non contro l’individuo, all’insegna comunque del temporaneo, dell’occasionale, del precario.

L’inquinamento ambientale, le mutazioni impresse a secolari processi di domesticazione animale, assieme al passo travolgente assunto dalle nuove epidemie, ne sono prova eclatante. Testimoniano di un processo che, in mancanza di cesure, si autoalimenta e finisce col mettere in discussione addirittura finalità e statuto della scienza.
Allora quel salto di civiltà, quel «groppo alla gola» produsse mutamenti epocali. La politica fu rifondata su basi completamente nuove. Scoppiarono rivoluzioni, nacquero partiti e regimi: il mondo che ci ha accompagnato fino all'alba del XXI secolo. Ora affondiamo assieme ai naufraghi di una repubblica sepolta anni fa, con le maschere che allora nacquero e che da allora promettono mari e monti, rivoluzioni fiscali, pensioni senza contribuzioni, una penisola sospesa nel vuoto, senza costrizioni Ue ma con blocchi navali impossibili nel Mare Nostrum.

Prima ancora di presentar liste e candidati, stiamo già affondando in guerre intestine che sfrangiano coalizioni quando non formazioni politiche. La cronaca quotidiana, con le prime pagine, le aperture dei TG e le news da social network ci insegue ormai da tempo con un bollino rosso: «L'anno peggiore di sempre». Con un occhio alla cosiddetta politica e al futuro, tocchiamo ferro: «non sarà per caso l'anno migliore»?

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