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Politica e foreste, due grandi roghi bruciano il Paese

 
Gino Dato

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Gino Dato

Politica e foreste, due grandi roghi bruciano il Paese

Le fiamme come un simbolo morale di una Nazione che «brucia»

La crisi ambientale, la quarta emergenza, si va ad aggiungere alle tre (sanitaria, economica, sociale) indicate dal presidente Mattarella

Domenica 24 Luglio 2022, 15:15

Potremmo, a governo caduto, immaginare la siccità e i roghi che arroventano e bruciano la penisola come metafora dell’incendio che sta avvampando negli stessi giorni l’intero corpo politico-sociale. Potremmo vedere nelle fiamme lambenti case e luoghi lo svolgersi di un rito sacrificale che prova a rigenerare dalle ceneri a e rilanciare le istanze del paese reale…
Se non fosse che le metafore abitano la poesia, mentre le fiamme e la siccita del paese che ha il primato europeo degli incendi, il secondo al mondo, stanno 1. allargando e complicando il quadro delle emergenze italiane; 2. sconvolgendo per sempre le nostre abitudini quotidiane.

Questa volta non è per lo più il Mezzogiorno, come nelle scorse estati, a bruciare ma il Centro-Nord; né sono i soliti quattro balordi che appiccano il fuoco, semmai va in scena un altro capitolo di quella metamorfosi epocale del clima e del riscaldamento globale. La crisi ambientale, la quarta emergenza, in tutta la sua devastante interconnessione si va ad aggiungere alle tre (sanitaria, economica, sociale) indicate dal presidente Mattarella quando, nel lontano febbraio 2022, accettò il secondo mandato. Può apparire una notazione banale, ma non c’è parte del nostro paese che non sia sotto schiaffo, così come non c’è momento di vita, dal lavoro al tempo libero, che non sia investito da questa distruzione-metamorfosi. L’era del fuoco sconvolge le nostre abitudini, dal vestiario all’alimentazione, e già si dice che innalzerà la mortalità come fu nel 2003. Sconvolge le regole di sicurezza pubblica se alcuni sindaci hanno chiesti agli abitanti di indossare le mascherine e alcune aziende hanno dovuto chiudere. Sconvolge la prassi del condizionamento delle abitazioni e degli uffici se la refrigerazione non fa che aumentare il riscaldamento attraverso le emissioni.

Sconvolge la vacanza se le chiare dolci e fresche acque diventano brodo maleodorante e i ghiacciai scintillanti orride valanghe. Sconvolge il principio del movimento se muoversi vuol dire bruciare risorse. Ma pure in questa apocalisse della silente natura e dell’ambiente, la percezione immediata è che i riflettori restino tutti puntati sull’altra catastrofe in atto, quella politica, e che sia questa a dominare la scena. Non illudiamoci, però: non è il segno di un primato dei partiti nel nostro paese, della nobiltà del dibattito civile, semmai delle preoccupazioni che, anche nell’atmosfera balneare e vacanziera, assalgono gli individui e le famiglie comuni. Che cosa, al di là della prassi politico-parlamentare, accadrà del nostro stile di vita, delle nostre abitudini, delle nostre conquiste e di quel che ne resta, già così attaccati su vari fronti? E quanto nel paese del malinteso machiavellismo i giochi e i balletti delle alleanze e strategie di voto danneggeranno gli interessi del paese reale?

A rimarcare le preoccupazioni del cittadino comune, che annaspa e non capisce il retropensiero e le tortuose ricostruzioni dei partiti, arriva il monito del presidente Mattarella perché, una volta digerita la rottura dei patti e delle condizioni che lo avevano indotto a restare, bisogna comunque riprendere il cammino. «La crisi economica e sociale non consente pause».

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