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Teatri lirici, il rebus riforma. E il sindaco Leccese va dal ministro Giuli

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Teatri lirici, il rebus riforma. E il sindaco Leccese va dal ministro Giuli

Blitz del governo sulle Fondazioni: Bari nel fronte del «no»

Mercoledì 02 Ottobre 2024, 09:00

BARI - Sul tavolo ci sono la suddivisione dei fondi e gli effetti del rinnovo dei contratti collettivi fermi dal 2003. Ma anche l’ipotesi di riforma delle fondazioni liriche che l’ex ministro Gennaro Sangiuliano aveva mantenuto in stand-by, e che potrebbe mettere Comuni e Regioni in minoranza. Fatto sta che lunedì dieci sindaci delle 12 città sede di teatri lirici saranno dal nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, per provare a capire cosa avverrà ma anche per battere i pugni sul tavolo: il sindaco di Bari, Vito Leccese, in asse con il governatore Michele Emiliano, è infatti pronto a dare battaglia.

L’ipotesi di riforma di cui si discute prevede la cancellazione degli attuali consigli di indirizzo (in cui Comune e Regione sono maggioranza), per ritornare a consigli di amministrazione in cui il ministero esprimerebbe tre membri, mettendo così in minoranza sia il sindaco (presidente di diritto della Fondazione) che gli altri soci pubblici locali. Oggi i consigli di indirizzo hanno un ruolo consultivo, essendo i poteri gestionali in mano al soprintendente. Il consiglio di amministrazione invertirebbe la logica. Si tornerebbe, in pratica, al centralismo romano nella gestione strategica dei più importanti teatri italiani. Una prospettiva che sta gettando scompiglio, oltre ad essere in palese contrasto con l’autonomia differenziata. Tra gli arrabbiati c’è ad esempio il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda: ha fatto sapere che se andrà così il Comune è pronto a riprendersi il «Lirico», chiedendo alla omonima Fondazione di pagargli il fitto.

A Bari le cose non sono così lineari, perché il Petruzzelli è tutt’ora privato. Ma anche se non versano un centesimo per l’utilizzo, Comune e Regione sono chiamate ogni anno a contribuire in modo sostanziale ai bilanci essendo la Fondazione - l’ultima nata, nel 2003 - quella meno finanziata dai fondi ministeriali. Il teatro si regge su un equilibrio economico precario, per quanto fecondo, che nell’ultimo decennio ha trovato stabilità gestionale. L’attuale consiglio scadrà a giugno 2025, anche se il soprintendente Massimo Biscardi (nominato nel 2014) potrebbe andare via qualche mese prima per assumere un incarico di enorme prestigio (è tra i papabili per guidare un’altra istituzione concertistica, l’Accademia di Santa Cecilia).

Comune e Regione temono insomma che il prossimo anno, al momento delle nuove scelte, la Fondazione finisca in mano al ministero che a quel punto avrebbe la forza di imporre anche un proprio soprintendente. «È inopportuno - aveva detto Leccese - che per mero esercizio di potere si metta mano alla governance delle Fondazioni liriche. Non solo non siamo disposti a tornare indietro, ma riteniamo anche che Fondazioni eterodirette e scollegate dal territorio non abbiano ragione di esistere».

Non è ovviamente detto che Giuli abbia intenzione di sostenere la riforma nei termini ipotizzati dal suo sottosegretario. Ma è un fatto, ad esempio, che l’effetto dei rinnovi contrattuali rischi di far saltare tutti i bilanci. Il Petruzzelli rimane a galla (per quest’anno) solo grazie all’emendamento con cui il senatore Filippo Melchiorre (Fdi) ha tirato fuori dal cilindro i 750mila euro necessari per il 2024. Gli stessi soldi che il sindaco Leccese chiede di ottenere a titolo di incremento del finanziamento ordinario per il prossimo anno.

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