Che in Europa si getti acqua sul fuoco del «sofà-gate», com’è stato chiamato lo schiaffo morale che il turco Erdogan ha fatto alla europea Presidente della Commissione Ursula von der Leyen lasciandola in piedi, è cosa buona e giusta. Significa che la storia ci ha insegnato qualcosa; cioè a non far più scoppiare guerre per un’umiliazione ricevuta da un personaggio pubblico. Al massimo a chiedere le dimissioni, come hanno fatto i sindacati delle Istituzioni Europee, dell’altro europeo, il maschio Michel, per essersi comportato malissimo in tale circostanza. Ma i casi di gravi offese pubbliche nella storia sono diversi e sempre hanno provocato disastri, in quanto si riteneva obbligatorio «lavare nel sangue» l’offesa ricevuta. Ne ripercorriamo qui i più famosi ed eclatanti, nel corso dei secoli. 1077 - Andare a Canossa: si dice ancor oggi così, per dire che una persona, riconoscendo il suo errore, ne chiede perdono umiliandosi al massimo davanti all’offeso. Accadde in quel di Canossa, un castello sull’Appennino Reggiano, in Italia centrale, che era la capitale di un immenso feudo che si estendeva dal Lazio fino al Lago di Garda. Lo reggeva la feudataria Matilde di Canossa (1046-1115), formidabile donna, che era contessa, duchessa e marchesa. Più brevemente «la Grancontessa». Cugina dell’imperatore tedesco Enrico IV, era fedelissima di papa Gregorio VII, altro formidabile personaggio, teorico della superiorità del Papato sull’Impero. E come tale voleva dominare tutta l’Europa, scegliendo i Vescovi che dovevano governarla. Infatti nel Medioevo i Vescovi-Conti erano il potere e il controllo capillare su qualunque territorio. Ma l’imperatore rivendicava a sé il diritto di fare quelle nomine e quindi di scegliersi i suoi Vescovi-Conti. Di qui scoppiò la tremenda Lotta per le Investiture. Fu così aspra e lunga che Gregorio VII si decise a scomunicare il ribelle. Apriti cielo! I sudditi erano sciolti dall’obbedienza all’imperatore; questi non poteva più accedere alle sacre funzioni, non aveva più potere. Insomma Enrico IV dovette scendere in Italia per chiedere pace e perdono e farsi revocare la scomunica. Gregorio si asserragliò nel Castello di Canossa e la Grancontessa fece da mediatrice fra i due superbi rivali. Enrico IV fu lasciato fuori del portone, costretto a stare 3 giorni e 3 notti all’addiaccio, vestito di sacco, a piedi nudi nella neve, facendo per penitenza il giro per tre volte del Castello. Col capo coperto di cenere e in ginocchio, fu finalmente ricevuto dal Papa e perdonato. Ma quale umiliazione…Così bruciante che dopo qualche anno l’Imperatore se ne vendicò nominando un antipapa a Ravenna, deponendo Matilde da tutti suoi feudi e scatenando una guerra contro le truppe del papa, guidate dalla stessa Matilde di Canossa. Egli vinse, il papa andò in esilio, ma la ferrea Matilde non si arrese e, a capo di un altro esercito con i nuovi alleati di Bologna, poco dopo dette di nuovo battaglia. E a Sorbara, vicino Modena, sbaragliò gli imperiali. Era il 1084. Sette anni di guerra per «lavare nel sangue» l’umiliazione di Canossa. 1302 - Lo schiaffo di Anagni. Un altro re ribelle fece schiaffeggiare materialmente un Papa. Il re era Filippo il Bello(1268-1314) di Francia, il papa era Bonifacio VIII (1230-1303), altri due giganti della storia e della politica. Il papa aveva già distrutto in guerra i suoi rivali romani, i Colonna e scatenato la lotta fra Bianchi e Neri a Firenze; guerra di cui fu vittima anche Dante Alighieri che perciò lo destinò all’Inferno, quando era ancora in vita. E lo accusò, per bocca di San Pietro, dei peggiori misfatti che avevano trasformato il Vaticano in una «cloaca del sangue e della puzza». Per parte sua Filippo il Bello stava creando l’assolutismo regio in Francia e quindi contrastava la supremazia papale. Cominciò col mettere le tasse al clero e ai beni della Chiesa. Apriti cielo anche qui: immediata scomunica di Bonifacio a Filippo. Il quale, lungi dal sottomettersi, manda una spedizione comandata dal suo fedele Nogaret con l’alleato, il principe romano Sciarra Colonna, nemico giurato di questo Papa che gli aveva distrutto i possedimenti e la famiglia. Essi entrano in Anagni, dove il papa era in vacanza nella sua città natale, la saccheggiano, circondano il palazzo del papa, lo affrontano con la veemenza di soldatacci, fino a quando il Colonna lo schiaffeggia davanti a tutti. Secondo apriti cielo! Il papa venne fatto prigioniero e, tanto forte fu l’umiliazione, che dopo un mese ne morì. Così Filippo il Bello poté far eleggere un papa francese, suo succube, che gli permise di perseguitare e bruciare vivi i Templari, per impadronirsi delle loro immense ricchezze. Si portò in Francia il papa e così cominciò la Cattività Avignonese (1309-1377), il più triste periodo della storia della Chiesa. Conseguenza dello schiaffo di Anagni. 1559 - I pezzenti del mare: quando i Paesi Bassi erano un dominio spagnolo, imperversava il dispotismo civile e religioso di Filippo II di Spagna (1527-1598). Governatrice di quella regione era la sorellastra Margherita d’Asburgo(1522-1586). Quelle zone erano ormai protestanti e una confederazione di nobili calvinisti volle impedire l’Inquisizione presentando alla Governatrice spagnola una «Richiesta», cioè una lista di lamentele sui soprusi religiosi, politici e fiscali che subivano. Furono accompagnati da 400 cittadini. La principessa si spaventò di quella folla e allora il suo consigliere Berlaymont esclamò: «Ma come, Sua Altezza ha paura di questi pezzenti!» E furono cacciati malamente. L’insulto diventò una bandiera. «Diventeremo tutti pezzenti per la patria!» giurarono i ribelli. E cominciò la rivolta armata dei cosiddetti «gueux», che scelsero come loro simbolo la bisaccia e la ciotola del mendicante. Erano gente di mare e sul mare cominciò lo scontro: Watergeuzen in olandese, cioè pezzenti del mare. Azioni piratesche contro i navigli spagnoli, rivolte nelle città, violenta repressione del Duca d’Alba mandato dalla Spagna, iconoclastia dei calvinisti che distruggevano le immagini dei santi e massacravano i cattolici. Dopo due anni di violenze, due fra i più alti esponenti della nobiltà fiamminga, i conti di Egmont (1522-1568) e di Horn (…-1568) cercarono una mediazione con gli spagnoli. Per tutta risposta furono giustiziati nella Grande Place di Bruxelles, città che li ricorda ancor oggi con due statue in un bellissimo parco-giardino a loro nome. E Beethoven per questi eroi dell’indipendenza scrisse la famosa sinfonia Egmont. Così la rivolta infiammò ancor più e dette vita a una guerra lunga 80 anni, alla fine della quale (1648) la Spagna, sconfitta e in declino, dovette abbandonare i Paesi Bassi. Era nata l’Olanda, primo paese europeo a conquistarsi l’indi - pendenza, grazie ai «pezzenti del mare» e a 80 anni di violenze. 1618 - La defenestrazione di Praga. La Boemia era un dominio degli Asburgo. Ed era protestante. L’imperatore Rodolfo II (1552-1612), che aveva trasferito la capitale da Vienna a Praga riempiendola di tesori d’arte, le aveva riconosciuto una certa libertà religiosa. Ma il suo successore, campione della Controriforma Cattolica, le abolì ed entrò in violento conflitto con i Boemi. I quali, in un abboccamento con i due suoi governatori a Praga, nel Castello di Radcany, li afferrarono di peso e li buttarono giù dalla finestra. I due non morirono e non si fecero granché male. Perché? Per miracolo, gridarono i cattolici interpretandolo come la volontà di Dio di schiacciare gli eretici. E dettero il via alla guerra. Quando a Praga ho visitato quel Castello ho voluto vedere coi miei occhi quella finestra e mi ci sono affacciata: uno strapiombo di ben 15 metri. Si sarebbero certo sfracellati, quei due defenestrati. Allora ho indagato, ho approfondito, ho insistito e finalmente ho saputo cosa c’era in quello strapiombo: la fogna di tutto il Castello! Dunque i due caddero in un mare di liquami, perciò ne uscirono sani e salvi ma…smerdati. Aver gettato i rappresentanti dell’Imperatore nella merda, era un’offesa più umiliante di qualunque schiaffo. Scoppiò la guerra tra Boemia e Austria. Un fuoco che divampò in tutta l’Europa per ben 30 anni (1618-1648). Guerra di religione tra cattolici e protestanti; ma anche guerra di potere fra Austria e Francia e Svezia. Se ne contano ben 5 fasi: Boema, Danese, Svedese, Francese, Italiana. Fu la più grande sciagura epocale per tutta l’Europa: distruzione di città, paesi e campagne, uccisioni di massa, ferocia di mercenari, saccheggi, epidemie e carestie. Dodici milioni di morti. Specie la Germania ne fu «sventrata». Ne ha scritto drammaticamente anche Bertold Brecht in una delle sue maggiori opere. Così fu lavata nel sangue, un’offesa fatta…per un tuffo nella cloaca!

Umiliazioni volontarie e non, da Canossa fino alla «defenestrazione di Praga»
Venerdì 16 Aprile 2021, 09:10