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Antenucci sa come si fa: «Bari, ora basta veleni»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Antenucci sa come si fa: «Bari, ora basta veleni»

«Va ricreata sintonia con l’ambiente, altrimenti difficile ripartire»

Lunedì 27 Maggio 2024, 12:06

BARI - Avrà vissuto il playout con il cuore in gola, Mirco Antenucci. Perché da un lato c’era la Ternana in cui ha vissuto una stagione indimenticabile in serie B nel 2013-14 (19 reti in 40 presenze: solo ad Ascoli ha contato uno score maggiore in serie B con 24 centri), ma dall’altra c’era il Bari che, a tutti gli effetti, è diventato la sua seconda casa. Quattro le annate vissute con il Galletto sul petto: 141 presenze e 63 gol, lo pongono addirittura al secondo posto nella classifica marcatori all time del club pugliese. Il «lupo di Roccavivara» è stato il trascinatore indiscusso della promozione dalla C alla B, ma il suo peso si è sentito anche nel torneo concluso a soli 120 secondi dalla serie A. E forse è stata sottovalutata la sua partenza la scorsa estate: perché, nonostante i 39 anni, Mirco era uno dei capisaldi del gruppo giunto fino alla finale dei playoff. Antenucci ha abbracciato il progetto della Spal che lo ha ancora schierato al centro dell’attacco (35 gettoni, cinque gol nel torneo appena concluso in C): anche a Ferrara si è vissuta una parabola inferiore alle aspettative che puntavano all’immediato ritorno in cadetteria per poi concludersi con qualche patema per blindare la salvezza.

«Ovviamente ho visto il playout di serie B con grande trasporto», le parole di Antenucci. «Davvero avrei preferito che fossero altre squadre a disputare un incontro così drammatico. Alla Ternana sono legato, ho vissuto una stagione ricca di soddisfazioni in Umbria: quel torneo portò all’ interesse del Leeds e alla magnifica esperienza in Inghilterra. Bari, però, nel frattempo è diventata una città che sento come casa. Era inevitabile pensare che una retrocessione avrebbe vanificato tutti gli sforzi per vincere quel maledetto campionato di serie C. Sarebbe stato un dolore immenso anche per me, sebbene a distanza».

Come si spiega la stagione dei biancorossi?

«In molti hanno parlato delle scorie della finale persa lo scorso 11 giugno, ma questo può valere solo per chi è rimasto. La realtà, però, è che la squadra è anche cambiata molto. Difficile giudicare da fuori: probabilmente, come spesso accade, non è scoccata la scintilla giusta e i vari tentativi per raddrizzare la stagione, con ben tre cambi di allenatore, probabilmente hanno reso ancora più complessa la stagione. Però, credetemi: aver mantenuto la categoria è un risultato fondamentale. La Lega Pro è un torneo “impossibile”, in cui l’aspetto tecnico è superato puntualmente da quello agonistico, a calcio in pratica non si gioca mai. E poi immagino che delusione sarebbe stata per la piazza. La serie B resta un punto di ripartenza da cui poter ricostruire una stagione d’avanguardia. Non è semplicemente un sospiro di sollievo, ma un risultato importante per come si stavano mettendo le cose».

Anche lei ha vissuto nel Bari una stagione complessa nel 2020-21: quando si crea malcontento è difficile trovare le forze per reagire?

«Non si tratta di Bari. In tutti i club prestigiosi o nelle grandi città ci sono aspettative altissime. Ma se si vuole essere calciatori ad alto livello è inevitabile confrontarsi con queste situazioni. Quell’anno facemmo male in C, passammo pure da due cambi in panchina (da Auteri a Carrera per poi tornare al tecnico siciliano, ndc), noi della vecchia guardia finimmo un po’ nel mirino. Però devo ammettere che fu uno stimolo: eravamo venuti a Bari per un motivo, nessuno voleva mollare senza aver raggiunto l’obiettivo. Eppure, queste sono le emozioni che ti fanno sentire vivo».

Da dove deve ripartire adesso il Bari?

«Bisogna ascoltare la città, costruire una squadra forte, in grado di entusiasmare. Io ho sempre detto una cosa nei miei anni a Bari: che si sarebbe vinto quando tutte le componenti avrebbero remato all’unisono. E così è stato sia in C, sia in B. Bari trasmette un’energia unica: quando la respiri, si crea un’atmosfera magica e rendi molto di più. Non posso entrare nel dettaglio tecnico, ma serve assolutamente ricreare una sinergia vincente con l’ambiente».

Passano gli anni, ma Di Cesare resta il leader indiscusso dei biancorossi: come lo ha sentito durante l’anno?

«Secondo me Valerio negli ultimi due anni ha disputato le migliori stagioni della sua carriera. E non c’è da meravigliarsi: perché quando hai passione e curi il tuo corpo, aggiungi alle qualità tecniche l’esperienza, il colpo d’occhio, la gestione dei momenti. Lui sicuramente ha sofferto moltissimo quest’anno: non si sarebbe mai perdonato la retrocessione del Bari».

A suo avviso deve davvero valutare di smettere oppure deve continuare ad inseguire il suo sogno?

«Beh, se valutiamo l’epilogo di quest’anno verrebbe pensare all’epilogo perfetto: ha segnato un gol incredibile nel giorno del suo compleanno, il Bari si è salvato, lui è giustamente considerato un po’ il simbolo della resistenza in B. Però se, come continua a ripetere, gli arde ancora il fuoco dell’ agonismo, allora è giusto che prosegua».

Conosce bene il presidente Luigi De Laurentiis: come pensa che reagirà a questi mesi complicati?

«Da quanto ho potuto conoscere, per lui il Bari è una sfida, anche sul piano personale. Ci ha sempre spronato a guardare al progetto con ambizione, a sognare in grande. Non conosco le dinamiche imprenditoriali, ma una cosa è certa: il Bari in serie A sarebbe un po’ la sublimazione del percorso partito dal post fallimento, la meta finale deve restare quella. Sarebbe anche un’immensa soddisfazione per tutti noi che abbiamo partecipato al processo di ricostruzione. Abbiamo sfiorato il salto nel massimo campionato, ci auguriamo che chi verrà dopo di noi lo raggiunga prestissimo. L’importante, però, restano le fondamenta: questo club deve radicarsi sul palcoscenico più prestigioso a lungo termine perché ne possiede tutte le prerogative».

E nel futuro di Mirco Antenucci che cosa ci sarà?

«Giocherò il mio ultimo anno con la maglia della Spal. Questo campionato non è andato secondo le mie speranze e non trovo gratificante finire così. Voglio chiudere in bellezza, con un grande risultato per il club. E darò tutto per riuscirci».

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