Domenica 07 Settembre 2025 | 05:54

Bari a un passo dalla serie C: venerdì con il Brescia costretti a vincere e sperare nei play-out

 
Antonello Raimondo

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Antonello Raimondo

Il Bari nel baratro: non c’è la riscossa

Servirà una vittoria per sperare di agguantare l'ultima chance e continuare il percorso, forse da quartultima

Lunedì 06 Maggio 2024, 10:10

10:34

BARI - Chi ha ridotto il Bari in queste condizioni? Chi è il mandante di questo sfascio? Chi ha potuto metter su un incubo del genere con un finale che meriterà ben altri approfondimenti (via Iachini, squadra in mascherata autogestione)? Anche a Cittadella è andato in scena uno spettacolo (si fa per dire...) mortificante. Uno stato confusionale di gruppo che non lascia presagire nulla di buono all’alba dell’ultimo atto di un campionato di terrificante mediocrità. Il Bari non è una squadra in difficoltà. Il Bari non è una squadra con limiti tecnici e strutturali prim’ancora che tattici, atletici e di personalità. Più semplicemente, il Bari non c’è.

Da qualche settimana si continua a commettere un errore gravissimo. Avventurarsi in calcoli, studiare il calendario e guardare in casa d’altri. Ma di cosa parliamo? La realtà è semplicissima. C’è una squadra che non vince ormai da una vita (Bari-Feralpisalò, il 17 febbraio, nel giorno in cui Di Cesare e compagni gridavano al mondo che era nato un amore con Iachini) e che, soprattutto, continua a dare una mortificante sensazione di pochezza. Oggi il Bari non è superiore nemmeno all’ultima della classe, il dignitosissimo Lecco. Semplicemente perché non ha un’identità. E nemmeno un’anima. Guardandola dall’esterno si nota tantissima improvvisazione, in certi momenti l’impressione è che nessuno sappia cosa fare (in Veneto altro cambio di modulo, 4-3-1-2 e una incredibile girandola di modifiche in corso d’opera). E si fa fatica a distinguere i compiti tattici, finanche i ruoli. Ecco perché torna d’attualità la domanda iniziale: ma chi l’ha partorito un obbrobrio del genere? Come ci si è permessi di fare scelte folli e sconsiderate quando si ha tra le mani un giocattolo prezioso com’è la squadra di calcio di Bari? Parliamo di responsabilità gravissime che profumano di incoscienza e arroganza. Il vero leit motiv stagionale. Una percentuale così alta di errori in una sola stagione non s’è mai vista. Complimenti, davvero.

La partita? Illeggibile, come quasi tutte le altre. La solita partenza alla moviola. Il gol subito in avvio per la sesta volta nelle ultime dodici partite, roba da manicomio altro che «siamo forti» come ci ha raccontato di recente un incazzatissimo Maita (e i tifosi cosa dovrebbero dire, Mattia?). Qualche fase di gioco decente ma mai realmente la sensazione di una squadra in grado di dettare legge e incidere. Un paio di lampi in mezzo al solito deserto di gioco e intensità. Ragazzi, qui la questione è grave ma non è seria (Ennio Flaiano dixit): il Bari non corre, punto e basta. E non correre vuol dire essere a un passo dalla serie C. Battere il Brescia per sperare di agganciare i playoff, probabilmente da quart’ultima. Ma come si fa a pensare di vincere una partita guardando giocare Di Cesare e compagni? Squadra impaurita prim’ancora che mediocre. Un cocktail da brividi alla vigilia di partite dall’altissimo tasso di emotività. E per fortuna che il Cittadella non ha avuto il cinismo delle grandi squadre. Oltre al gol del pari regalato (bravi Acampora e Nasti) anche una monumentale occasione gettata alle ortiche da Rizza, incapace di segnare a due metri da Pissardo. Sarebbe stato il game over anticipato. Tocca finanche dir grazie al «Citta». Tristezza, rabbia, un filo di vergogna. Qualcuno ci spieghi, chi ha ridotto il Bari così.

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